Bepi Romagnoni. Una vita in 34 anni

Galleria Gruppo Credito Valtellinese, Milano – fino al 7 febbraio 2015. Una breve retrospettiva per un vita altrettanto breve. Dedicata all’opera di Bepi Romagnoni, morto a 34 anni mentre si apprestava a partecipare alla terza edizione della Documenta di Kassel.

Quando Bepi Romagnoni muore, nel 1964, durante un’immersione subacquea a Capo Carbonara in Sardegna, ha trentaquattro anni e una storia importante. Lo hanno appena invitato, su segnalazione di Enrico Crispolti e del gallerista Ivanhoe Trivulzio, alla Documenta III di Kassel. È un artista intelligente, con un lavoro stimolante in linea con quanto stava accadendo sulla scena internazionale.
Nel corso degli ultimi cinquant’anni il suo lavoro non ha ricevuto il giusto riconoscimento e una mostra come quella proposta alla Galleria del Credito Valtellinese di Milano, a cura di Raffaele Bedarida e del gallerista Ruggero Montrasio, ci auguriamo possa costituire l’inizio di una corretta rilettura della sua figura, che è auspicabile venga finalmente collocata in ambito internazionale. In tal senso, significativa la sua collocazione da parte di Daniela Palazzoli nella mostra Combattimento per un’immagine, svoltasi a Torino nel 1973, in cui si riflette sul rapporto tra arte e fotografia e non solo.
Romagnoni, nato nel 1930 a Milano da una famiglia borghese, fa parte di quella generazione di artisti che ha frequentato l’Accademia di Brera negli anni dell’immediato dopoguerra, dove segue il corso di pittura di Aldo Carpi, appena tornato dalla terribile esperienza del campo di concentramento. Insieme a lui sono Giuseppe Banchieri, Mino Ceretti, Giuseppe Guerreschi, Tino Vaglieri, Rodolfo Aricò. Tutti ventenni, i ragazzi danno vita al Realismo Esistenziale del quale sono in mostra alcune opere dai toni freddi dai soggetti duri: Cancello e fusto di calce del 1954, Il ponte del 1955, Macchina da scrivere del 1956. È la banale essenzialità del quotidiano. In questi anni Romagnoni, lettore incallito, studia con interesse la filosofia esistenzialista, legge Sartre, Camus, e nelle sue opere ne è evidente la traccia.

Bepi Romagnoni, Racconto, 1961, olio e collage su tela, cm 100x120, courtesy Montrasio Arte, Monza e Milano

Bepi Romagnoni, Racconto, 1961, olio e collage su tela, cm 100×120, courtesy Montrasio Arte, Monza e Milano

A partire dall’inizio dei Sessanta, Romagnoni utilizza l’immagine fotografica, il collage, insieme alla pittura. Sono racconti, dettagli, frammenti di esistenza in cui l’immagine ready made è posta in stretta relazione con le forme pittoriche.
Il richiamo è a certa Mec Art, ma anche a Rauschenberg, a certe atmosfere americane. Apparentemente ci si trova di fronte a un insieme indistinto dal quale emergono dettagli come in un collage surrealista.
La rassegna presenta, inoltre, le ultime opere realizzate, in cui l’artista utilizza il colore. La figura, l’uomo è protagonista, nella sua umanità priva di una precisa identità, in cui molto di quanto sarebbe successo è già in nuce.

Angela Madesani

Milano // fino al 7 febbraio 2015
Bepi Romagnoni – Il racconto interrotto 1930-1964
a cura di Ruggero Montrasio e Raffaele Bedarida
CREVAL
Corso Magenta 59
02 48008015
[email protected]
www.creval.it

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/40502/bepi-romagnoni-il-racconto-interrotto-1930-1964/

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Angela Madesani

Angela Madesani

Storica dell’arte e curatrice indipendente, è autrice, fra le altre cose, del volume “Le icone fluttuanti. Storia del cinema d’artista e della videoarte in Italia”, di “Storia della fotografia” per i tipi di Bruno Mondadori e di “Le intelligenze dell’arte”…

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