Dinner Party con Judy Chicago. A Brooklyn

Brooklyn Museum, New York - fino al 28 settembre 2014. Come trovarsi a tavola con Georgia O’Keeffe, Virginia Wolf e Saffo? Basta fare un salto nella Grande Mela e accomodarsi alla mostra di Judy Chicago.

Per chiudere in bellezza la stagione estiva, il Brooklyn Museum dedica la sua Herstory Gallery alla più calda artista della scena femminista americana degli Anni Settanta e Ottanta, Judy Chicago (Chicago, 1939). Aprendo con le sue idee e le sue opere la strada a future icone come Lynda Benglis e Hannah Wilke, Chicago può essere considerata una suffragetta dell’arte contemporanea.
Ripercorrendone gli anni giovanili e in particolare l’esperienza californiana, la retrospettiva Chicago in L.A. – Judy Chicago’s Early Works 1963-74 nasconde infatti una sottile critica all’approccio maschilista spesso preponderante nel mondo dell’arte. Temi come l’esplorazione del corpo femminile e la sua esaltazione, l’utilizzo nei lavori di riferimenti estetici tutt’altro che velati, e di materiali e pratiche non convenzionali, venivano considerati in quegli anni inadeguati e quasi disdicevoli. In risposta a una struttura istituzionale definita da lei stessa “patriarcale”, Chicago reagisce rimanendo formalmente attinente ai canoni dell’arte minimalista, centro della ricerca artistica e corrente d’avanguardia del tempo, aggiungendovi una vena provocatoria e trasgressiva, dall’estetica quasi psichedelica.

Judy Chicago - Acrylic Shapes, 1967 © Judy Chicago. Photo © Donald Woodman

Judy Chicago – Acrylic Shapes, 1967 © Judy Chicago. Photo © Donald Woodman

Così, nella serie Birth Hood, il cofano di una macchina, riferimento al ready made duchampiano e simbolico feticcio maschile, si decora di motivi geometrici e simmetrici il cui risultato finale ricorda un utero. O nelle performance Dry Ice Environment, Disappearing Environments Part 1 and Part 2, sculture à la Sol LeWitt composte da blocchi di ghiaccio secco si sciolgono lentamente inondando strade e passanti di nebbia, ad espressione della natura caduca e transitoria delle correnti artistiche.
Ma non è finita qui. Infatti, oltre alla retrospettiva, il piano ospita anche la mastodontica installazione The Dinner Party, forse l’opera più famosa e riconosciuta dell’artista. Discostandosi completamente dall’estetica dei primi anni, in questo lavoro, di ritorno al museo per la seconda volta e ora nella collezione permanente, l’artista, fra bicchieri dorati, piatti riccamente decorati e tovaglie ricamate, ricrea una inusuale tavola imbandita. Trentanove le commensali sedute al tavolo triangolare, e i nomi di altrettante novecentonovantanove sono dipinti sulle piastrelle bianche del pavimento. Saffo, Kali, Margaret Sanger ed Emily Dickinson, oltre alle già citate Virginia Woolf e Georgia O’Keeffe, sono disposte in ordine cronologico e con postazioni a tema, la cui sequenza rappresenta lo sbocciare di un fiore.

Ludovica Capobianco

New York // fino al 28 settembre 2014
Judy Chicago – Chicago in L.A. – Judy Chicago’s Early Works 1963-74
BROOKLYN MUSEUM
200 Eastern Parkway
+1 (0)718 6385000
[email protected]
www.brooklynmuseum.org

 

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