Proteiforme come la sua arte, Gillo Dorfles (Trieste, 1910) non finisce mai di stupire. Non si indaga qui né la stagione dorata del MAC – Movimento Arte Concreta né la sua scrittura, che ambiva alla comprensione dei fenomeni di massa – fondamentali le analisi sul kitsch e sul design – in un periodo in cui l’Estetica di Benedetto Croce, vecchia di più di cinquant’anni, la faceva ancora da padrona. Negli ultimi 33 anni, cioè da quando aveva settant’anni, Dorfles sembra essere riuscito a mantenere una coerenza estrema: dopo gli studi in medicina e neuropsichiatria, dopo il MAC e un lungo silenzio artistico, ma non intellettuale, si assiste al dispiegarsi di una personalità tanto complessa da tenere assieme la tendenza all’organicismo e le linee del design. Alla Fondazione Marconi, in una mostra – come sempre – pulita, sculture, carte e tele colorano meccanicamente l’inconscio di un artista per cui riesce difficile parlare di tramonto.
Giulio Dalvit
Milano // fino al 22 febbraio 2014
Gillo Dorfles – Ieri e oggi
a cura di Luigi Sansone
FONDAZIONE MARCONI
Via Tadino 15
02 29419232
[email protected]
www.fondazionemarconi.org