
Platone usa spesso la parola pharmakon, ma non la collega al suo significato di capro espiatorio, anche se è sottointeso, come sostiene Jaques Derrida. Questa parola in Platone, dice, si trova come “traccia” permanente in tutto il suo corpus filosofico. Farmaco e veleno sono anche l’oggetto di una complessa riflessione di Marcos Lutyens (Londra, 1964). Per lui l’uso delle attuali tecnologie, specificamente i network di comunicazione, provocano, nelle nostre menti, nuovi stati di vita che liberano e imprigionano. Quest’indagine non rimane solo nell’ambito scientifico, ma la sua traduzione artistica diventa prodotto estetico. Non si tratta di studiare le nuove relazioni che entrano nelle nostre abitudini comunicative, che pure esistono, ma di renderle visibili con installazioni, psicografie e filmati. Lutyens registra visivamente i rimbalzi neuronali che provocano nella nostra mente le azioni mentre ci si muove sui social media. Un esempio su tutte è l’opera i(c)onic lattice (2013), che traccia, con un’installazione eloquente, i flussi nella mente durante il vissuto virtuale delle nuove forme comunicative.
Claudio Cucco
Trento // fino al 25 gennaio 2014
Marcos Lutyens – Social Pharmakon
a cura di Kristupas Sabolius e Chiara Ianeselli
ABC – ARTE BOCCANERA CONTEMPORANEA
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