Sterling Ruby (Bitburg, 1972; vive a Los Angeles) è tedesco di nascita ma americano d’adozione. Già protagonista, contemporaneamente, negli spazi del Macro a Testaccio, fa il bis nella Capitale con la mostra Chron II ospitata a Palazzo Ruspoli, presso la Fondazione Memmo, e che dal 24 ottobre sarà possibile visitare alla Kunsthalle Mainz.
I lavori esposti sono circa una settantina e costituiscono una minima parte della variegata produzione dell’artista, che ha saputo osare e sperimentare diverse tecniche, dalla pittura alle installazioni e al video. Si tratta di collage concepiti come fusioni illecite della realtà moderna, vista in un’ottica fortemente americanizzata; sono composizioni che contengono frammenti di vite realizzate con confezioni di medicinali, scotch, cartone e fotografie, tutto finalizzato a creare realtà parallele rispetto alle anonime superfici fluo e decisamente pop su cui si collocano questi materiali.
Nel corso della visione delle opere si potrà notare l’alternanza di un gesto artistico, a volte ragionato e contenuto, altre vicino concettualmente al dripping pollockiano, atto a esprimere un sintomo della realtà frenetica, inquinata e densa di ambiguità che l’uomo si trova a dover vivere.

Una sorta di bipolarismo, da cui l’artista sembra essere affetto, caratterizza l’operato di Sterling e diventa un “urlo” alla schizofrenia della civiltà (o inciviltà?) consumista e omologata. Con i suoi lavori compone, è il caso di dire, con frammenti di materie e colori disseminati sulle superfici delle opere, un racconto che anima una visione apocalittica della distruzione del mondo moderno, nei confronti del quale non risparmia una critica aspra e decisiva.
Il genere di immagini che l’artista generalmente utilizza in questa serie di lavori (scatole di farmaci, fotografie di mani e unghie decorate, lacrime, lingue e denti, robot…) costituisce una tassonomia di soggetti che conduce l’osservatore a trarre le più funeste conclusioni circa l’esito della narrazione in atto, lasciando una sensazione di profonda angoscia. Qualche “bagliore” di ordine e razionalità si può scorgere nelle opere in cui compaiono frammenti di galassie, di astri e pianeti che vengono allineati dalla mano dell’artista secondo un principio atto a rispettare una regola e a dare un’organizzazione proprio dove, per natura, dovrebbe dominare il caos. È comunque l’imminente distruzione a dover trionfare; questa la sensazione al termine del percorso della mostra.
Dopo “squarci” di possibili vittorie dell’apollineo che domina nel mondo e allinea pianeti e schegge d’universo, segue il caos che domina lo spazio e sopraffà anche il colore più avvincente. Risultato, questo, evidente nell’opera 2 Traps study (collage su carta, 2010) a cui non servono altre parole per spiegare la rappresentazione dell’universo pensata ed immaginata dall’artista.
Claudia Fiasca
Roma // fino al 15 settembre 2013
Sterling Ruby – Chron II
a cura di Cloè Perrone
FONDAZIONE MEMMO
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