Il rumore di Jimmie Durham

Una grande retrospettiva per l’artista di origini cherokee. La prima in un museo italiano, per lui che in Italia vive da anni gran parte della sua vita. Ora però il doppio omaggio, al Palazzo Reale di Napoli e al Macro di Roma. Nella capitale, fino al primo aprile.

È rumorosa la mostra di Jimmie Durham (Washington, Arkansas, 1940; vive a Berlino e Napoli) al Macro di Roma. La sala bianca, al secondo piano del museo di via Nizza, ospita la prima personale in una istituzione pubblica del poliedrico artista americano, tra i più affermati del panorama internazionale. Il risultato, Streets of Rome and Other Stories, è dedicato alla capitale, dove l’artista ha vissuto negli ultimi cinque anni e prende il nome da un’opera pensata per la città eterna, La strada di Roma, esposta nel 2011 al Macro Testaccio.
Le opere – video, disegni e installazioni – sono realizzate negli ultimi dieci anni e costruite con materiali naturali quali legno, marmo, pelli di animali, e con detriti e scarti postindustriali; raccontano di una città ma anche di un continuo contrasto tra natura e dinamiche di produzione e consumo, tra verginità di pensiero e realizzazione con valori occidentali, tra necessità di vuoto e tecnologia e civiltà. Tra soprannaturale e uomo, verrebbe da dire.

DURHAM ritratto Il rumore di Jimmie Durham

Jimmie Durham

La critica di Durham e il suo interesse per l’iconografia e la storia dell’arte si fanno evidenti nel video Pursuit of happiness, una delle sue opere più importanti, realizzato nel 2003. Qui Durham partecipa come autore, come comparsa e come percussionista. Nel video si sviluppa per immagini, in un cortometraggio muto, la sua critica contro lo spreco e contro la società postmoderna, e l’artista trova il modo di costruire una serie di quadri scenici, i cosidetti Joe Hill Paintings, che come collage di oggetti raccolti dalla strada sono ricchi di segni della sua semiotica.
Nonostante il bianco che fa da sfondo alla mostra, il rumore delle opere (a parte il rumore di bicchieri rotti che c’è davvero in sottofondo) si riesce a percepire guardando le installazioni. C’è il tonfo della Red Cloud, la pietra gigante che sfonda il tavolo di vetro, e il fragore dei rottami, dei chiodi, dei pezzi di computer, dei cocci, dello sportello e del radiatore che compongono La strada di Roma. C’è la pietra in marmo Written in stone che sussurra le parole che le sono scritte sopra e l’opera silenziosa Undergound and cloud connections già esposta a Roma, dove pelli di serpente e tubi metallici intrecciano riferimenti mitologici con sistemi di controllo dell’uomo sulla natura.

Geraldine Schwarz

Roma // fino al 1° aprile 2013
Jimmie Durham – Steets of Rome and Other Stories
a cura di Bartolomeo Pietromarchi
MACRO
Via Nizza 138
06 671070400
[email protected]
www.museomacro.org

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