C’è un gran lavoro di sintesi, necessariamente giocato sulle cromie e non sui soggetti, dietro alla doppia personale che segna l’estate alla Galleria Colombo. L’allievo incontra il maestro, o meglio: si scontra, verrebbe da dire. Solo pezzi nuovi quelli, creati ad hoc, che Gabriele Arruzzo (Roma, 1976; vive a Pesaro) propone in dialogo con i lavori di Luigi Carboni (Pesaro, 1957), vent’anni più grande, suo docente all’Accademia di Belle Arti in Urbino.
La traduzione in ambiente pop del mistero ritmico del Rinascimento urbinate si declina – come sempre in Arruzzo – nella costruzione di scenari complessi eppure puliti, brillanti nella proposta originale di un repertorio iconografico che s’inserisce in quel filone di nostalgia per le atmosfere tardo ottocentesche, un po’ gotiche, che da Vanni Cuoghi a Umberto Chiodi sembrano non vivere cali d’interesse. Altro universo quello in cui si muove Carboni, giocando sull’equilibrio di forme dal sensuale richiamo tattile, autentici mantra cromatici che parlano al ventre e al cuore, prima che alla testa. Affascinante l’orientamento di entrambe le tavolozze verso sentieri affini, a costruzione di un progetto apparentemente disorganico, in realtà profondamente intimo e condiviso.
Francesco Sala
Milano // fino al 14 luglio 2012
Gabriele Arruzzo / Luigi Carboni – In opposte coincidenze
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