Dio salvi la (Donna)regina

Toh, al Madre di Napoli si fanno ancora mostre. Nel turbine delle polemiche, con un bando aperto che apre su nuovi e insondabili futuri e la Chiesa di Donnaregina che torna alla Curia. E intanto nelle sale si aggira, fino al 28 maggio, una tigre fra la gommapiuma. Opera di Gerardo Di Fiore.

Il Madre perde pezzi e credibilità, nel tentativo disperato di salvare il possibile. Dopo un anno di lotte e schermaglie tra il direttore Eduardo Cicelyn e la Regione, dopo le continue intimidazioni di invalidamento di accordi formali e le reiterate minacce di richieste di resa dei comodati (l’ultima notizia è il ritorno della Chiesa di Donnaregina alla Curia), decine e decine di opere sono in fuga dal museo. Quaranta solo della collezione Ileana Sonnabend, in parte destinata al Reina Sofia di Madrid.
Che significato può avere tutto questo? Quali effetti una così riprovevole situazione può generare tra gli addetti ai lavori e non? Un museo d’arte contemporanea non è, forse, un traguardo civile? Un impegno che abbiamo preso tutti e che va mantenuto? Un paradigma sociale, progettato, realizzato e protetto, che si fa modello di operosità e di cultura nella città e nel mondo, per l’oggi e soprattutto per il domani?

Al di là delle polemiche trite e ritrite, ostaggio dei padroni e della politica, questa triste situazione pare il frutto di un malinteso. Un museo d’arte contemporanea va appoggiato dalle istituzioni e dalle realtà culturali locali, per poter divenire una fucina di idee e sperimentazioni, un motore di stimolo e di ricerca per sé e per il territorio, un bacino di crescita per un pubblico ampio, di gente comune e collezionisti, divenendo così anche un volano per l’economia.
Tutti, a loro modo e vantaggio, sembrano essere d’accordo. Allora cosa succederà? Nel frattempo va in scena l’arte di Napoli. Sì proprio quella, quella tanto snobbata da tutti. Armato di affilata ironia, ancora una volta, il lavoro di Gerardo Di Fiore (Giugliano, 1934) non ha peli sulla lingua. Sin dal titolo, infatti, God save the Queen, con un gioco di parole, il riferimento punta dritto alla sorte del Donnaregina. Dio salvi il nostro museo, al di là di tutto, dei partiti, delle persone, dei curatori e degli artisti. Entriamo.

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Gerardo di Fiore - God Save The Queen - courtesy Madre, Napoli 2012

Una tigre, tirata a lucido ma tremendamente kitsch, sembra in preda al panico, braccata in una fittissima foresta di canne. Il pensiero respira e prende corpo. Chi è la tigre? Il Museo Madre stanato e preso di mira da tutti? L’artista solo e abbandonato? Il direttore vanesio che hanno tanto ammirato e che ora vogliono vedere morto, come il povero animale in via d’estinzione? Di Fiore gioca con le cose importanti, con Gli angeli ribelli e i vizi degli uomini, con la Risacca del nostro tempo. Ma lo fa senza polemiche, in punta di piedi, con la leggerezza della gommapiuma. Il suo tanto amato materiale, che gli ha consentito fin dall’inizio della sua lunga e sottovalutata carriera di mettere in discussione, nella consapevolezza di un rinnovato desiderio di bellezza, tutti gli stereotipi. Anche quelli della scultura, da sempre legata alla maestosità preziosa di marmo e bronzo.

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Gerardo di Fiore - God Save The Queen - courtesy Madre, Napoli 2012

Le sue opere ci attendono per una riflessione libera con le regole di un gioco serio e labile come la vita, che per forza deve finire, nella morbidezza di un mondo appena più lieve del nostro.

Ivana Porcini

Napoli // fino al 28 maggio 2012
Gerardo di Fiore – God Save The Queen
a cura di Mario Franco
MADRE – MUSEO D’ARTE DONNA REGINA
Via Luigi Settembrini 79
081 19313016
www.museomadre.it

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Ivana Porcini

Ivana Porcini

Ivana Porcini (Napoli 02/08/71), laureata in lettere moderne e conservazione dei beni culturali. Specializzata in storia dell’arte, docente di Pedagogia dell’arte presso l’università Suor Orsola Benincasa di Napoli, scrittrice, docente di italiano e latino, gallerista. Ha curato numerose mostre di…

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