La fiera milanese, in una annata non troppo interessante, ha però avuto alcune punte d’eccellenza. Fra queste ultime, i MiArTalks organizzati da Peep-Hole. I temi? Le relazioni fra arte e moda, il rapporto fra artista e mecenate, i viaggi d’Italia e le non profit.
Per la sezione Miart e/è Milano hanno dialogato Cesare Cunaccia, curatore, e Antonio Marras, stilista che trae gran parte della sua ispirazione dalla cultura e dalla tradizione sarde ma anche, e soprattutto, dal mondo dell’arte, in particolare quella “materica”.
È stata poi la volta del confronto tra il collezionista Andrea Zegna e Alberto Garutti, all’interno degli appuntamenti One-o-One. Insieme hanno ripercorso il progetto che Garutti ha realizzato per la Fondazione Zegna a Trivero, in provincia di Biella, parlando della committenza e della relazione che quest’ultima intrattiene con opere d’arte pubbliche e site specific. Il quesito è: dev’essere il committente a selezionare le opere in base al territorio e alla popolazione o è piuttosto la comunità a influenzare il lavoro prescelto?

Per la sezione Viaggio d’Italia c’è stata l’ironica descrizione del Progetto Eroina di Christian Frosi e Diego Perrone, che li ha visti girare tutta Italia alla ricerca di piccole e grandi realtà legate all’arte contemporanea. Attraverso piccoli oggetti, disegni, rappresentazioni fotografiche, Frosi e Perrone hanno ricordato i momenti più salienti, particolari, decisivi del loro viaggio, raccontando come alcuni spazi e persone abbiano arricchito il percorso. Svelando un’Italia tutt’altro che culturalmente povera, divisa come sempre dalle differenze che la caratterizzano, ma che sono anche la sua ricchezza. E con tanta voglia di fare.
Infine, per il ciclo P’n’P, la tavola rotonda su Profit e Non Profit Andata e Ritorno ha visto a confronto Vincenzo de Bellis e Bruna Roccasalva di Peep-Hole, Valentina Suma della Galleria Fluxia (Milano), Gigiotto del Vecchio di Supportico Lopez (Berlino) e Caterina Riva di FormContent (Londra).

I quattro spazi hanno messo a nudo forza e criticità di cosa vuol dire essere uno spazio non profit oggi, in un momento in cui non si fa altro che parlare di tagli alla cultura. Quali sono le linee-guida che uno spazio a progetto dovrebbe seguire? Qual è la linea di demarcazione tra uno spazio commerciale e uno non profit? Perché quest’ultimo non riesce a prendere piede all’interno del modello imperante delle gallerie? Le questioni, ovviamente, rimangono aperte.
Ginevra Are