Se la rappresentazione tace, il concetto fa nascere la terza dimensione… e la quarta. Robert Barry torna da Artiaco, a Napoli.
Robert Barry - Troublesome - veduta della mostra presso la Galleria Alfonso Artiaco, Napoli 2011
“L’arte concettuale vuol coinvolgere lo spettatore nella creazione del significato, fargli guardare ‘dentro’ l’opera anziché ‘verso’ essa”. Concettuale caldo, partecipativo, quello di Robert Barry (New York, 1936). Nella sua seconda personale partenopea è ancor più riscaldato il suo quasi post-romantico agganciare, diversamente dall’analitico-tautologico Kosuth, il mondo interiore e fuori dallo spazio dell’arte delle dinamiche psico-emotive e dell’immaginazione di fenomeni solo evocabili e non realizzabili mediante le parole che animano il contesto artistico della galleria. E che ricreano, insieme alla quarta dimensione dell’inafferrabile mentale, anche la terza di volumi illusori, evocati o rivelati dall’interazione fra testo e architettura. Coscientizzare lo spazio reale, per sfondarlo verso quello infinito di psiche e noumeno.
Diana Gianquitto
Robert Barry – Troublesome – veduta della mostra presso la Galleria Alfonso Artiaco, Napoli 2011 – photo Robert Barry
Robert Barry – Troublesome – veduta della mostra presso la Galleria Alfonso Artiaco, Napoli 2011
Robert Barry – Troublesome – veduta della mostra presso la Galleria Alfonso Artiaco, Napoli 2011
Robert Barry – Troublesome – veduta della mostra presso la Galleria Alfonso Artiaco, Napoli 2011 – photo Diana Gianquitto
Robert Barry – Troublesome – veduta della mostra presso la Galleria Alfonso Artiaco, Napoli 2011 – photo Diana Gianquitto
Robert Barry – Troublesome – veduta della mostra presso la Galleria Alfonso Artiaco, Napoli 2011 – photo Diana Gianquitto
Robert Barry – Troublesome – veduta della mostra presso la Galleria Alfonso Artiaco, Napoli 2011 – photo Diana Gianquitto