La tecnologia per salvare la nostra identità. Ecco il progetto Open Heritage di CyArk e Google

In un periodo controverso come il nostro dove a causa di tragedie naturali, guerre religiose e territoriali il patrimonio artistico viene distrutto, danneggiato o saccheggiato, arriva in nostro aiuto la tecnologia. Ad esempio il progetto Open Heritage reso possibile dalla partnership tra CyArk e Google

Sembra un’assurda litania che quotidianamente viene ripetuta da telegiornali, radio, giornali e social: “viviamo in tempi difficili”. I terremoti, le guerre, i saccheggi distruggono il nostro patrimonio artistico e culturale. Se preservare le grandi opere o siti archeologici in luoghi sensibili del mondo è diventato sempre più difficile, la tecnologia può venirci però in aiuto. Come? Grazie al progetto Open Heritage reso possibile dalla partnership tra CyArk e Google Arts & Culture.

UN PROGETTO LUNGO UNA VITA DI BRN KACYRA

Tutto parte nel 2001. Un tragico evento. Una distruzione, definita da alcuni un omicidio culturale. La cancellazione delle due statue Buddha di Bamiyan a 230 km da Kabul da parte dei talebani. Da qui l’archeologo americano ma di origine irachena, Ben Kacyra, inizia a fare delle scansioni a laser in 3D – realizzate anche da archeologi volontari – costruendo il primo archivio digitale al mondo. Successivamente nel 2003 fonda CyArk, organizzazione no profit per mappare i siti del nostro patrimonio artistico perché siano disponibili per le generazioni future. Proprio da qui nasce Open Heritage grazie anche ad una partnership con Google Arts & Culture che rende fruibili anni di ricerca di Kacyra, diventando non solo un valido strumento per gli appassionati ma anche per tutti gli studiosi del mondo. Quindi basta cliccare qui mettere i propri dati ed ecco aperte le porte del mondo.

OPEN HERITAGE: UN VIAGGIO DAL SALOTTO DI CASA

Quindi sì, si potrà viaggiare dal proprio salotto di casa. Alla domanda “ma non c’è il rischio che questi siti non verranno più visitati realmente dalle persone?” il team risponde con fermezza “da archeologi possiamo affermare che questa tipologia di ricostruzione non sostituirà mai l’esperienza in prima persona ma anzi possono stimolare le persone a viaggiare e vedere nuove realtà”. E allora prendiamo il nostro computer o dispositivo Android e iOS e iniziamo a viaggiare. Dove? Tra le 25 mete proposte da Open Heritage. Dal Palazzo di Al Azem a Damasco in Siria, all’antica Metropoli Maya di Chichen Itza in Messico, o presso l’antica città di Bagan in Myanmar e ancora a Pompei o a Pisa. Ma sarà anche possibile visitare luoghi come l’antica città di Corinto o i dipinti rupestri di Laas Geel in Somalia.

– Valentina Poli

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Valentina Poli

Valentina Poli

Nata a Venezia, laureata in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali presso l'Università Ca' Foscari di Venezia, ha frequentato il Master of Art presso la LUISS a Roma. Da sempre amante dell'arte ha maturato più esperienze nel…

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