È partita la corsa al dominio .art. E il settore scopre la speculazione online

Fino a maggio, la registrazione di un sito con il nuovo dominio costerà quasi 300 euro. E già si levano alcune critiche sul prezzo non proprio abbordabile.

Dallo scorso 8 febbraio, gli iscritti alla mailing list di e-flux hanno iniziato a ricevere un token – o codice di attivazione – per accedere in esclusiva al nuovo dominio di primo livello .art. La  commercializzazione dell’estensione è stata affidata il 23 giugno alla società londinese UK Creative Ideas Ltd dall’ICANN, l’ente internazionale che gestisce il DNS o sistema dei nomi di dominio.
Fino al 9 maggio, dichiara e-flux, la registrazione di un sito che termina in .art sarà prerogativa di istituzioni, gallerie e addetti ai lavori. O presunti tali, dal momento che l’unico prerequisito dell’operazione resta la presenza nella mailing list del progetto fondato da Anton Vidokle nel 1998: a differenza di altri domini generici – come .travel o .museum –, all’acquirente in possesso del token è richiesto solo di procedere con il pagamento, senza nessuna verifica di identità o legittimazione di sorta.

QUANTO COSTA REGISTRARE UN DOMINIO .ART

Una gestione commerciale, questa, in linea con una concezione libera di internet, per cui e-flux parla del nuovo dominio come  di un “indirizzo universale per tutti gli artisti, professionisti dell’arte e istituzioni artistiche presenti su internet”. Visti i toni letteralmente universalistici dell’invito alla registrazione, non stupisce che Art F City rilevi un contrasto con il prezzo stesso dell’operazione: poco più di 280 euro, con un rinnovo annuale che si aggira intorno ai 17 euro.
Sorprende, invece, la conclusione a cui arriva Art F City: si tratterebbe di una speculazione economica da parte dell’impresa londinese, la quale – a dispetto dei desiderata di e-flux – può fissare il costo di registrazione a proprio piacimento. Che è alto, certo: in media, il 757% in più rispetto alla stessa operazione per un dominio .photo, come rileva sempre Art F City.

Un nuovo dominio per l'arte, ph. by widewalls.ch

IL PREZZO DA PAGARE PER DIFENDERSI DA SPECULAZIONI PEGGIORI

Ci stupiamo perché, al di fuori dell’hortus conclusus dell’arte, un web libero coincide sempre più spesso con una politica liberale, dove l’assenza di freni è prima di tutto nello sfruttamento commerciale delle risorse. A quel punto, fissare un prezzo più alto delle aspettative – ma non esorbitante, vedremo ora perché – è una delle possibili soluzioni per scoraggiare l’acquisto massivo di domini da parte di veri e propri speculatori. Perché se adesso basta iscriversi a una newsletter per autocertificarsi come “addetto ai lavori”, da maggio chiunque potrebbe registrare il dominio louvre.art e installarci sopra qualsiasi cosa: un sito ben posizionato sui motori di ricerca, un portale che vivrebbe magari di pubblicità online attirando il traffico di chi cerca informazioni sul ben noto museo francese. A quel punto, riscattare quel dominio costerebbe al Louvre ben più di qualche centinaio di euro: niente vieta al legittimo possessore di rivenderlo a migliaia di euro.
Se è vero che la cifra fissata scoraggia anche molti artisti e istituzioni di piccola entità, resta un investimento “necessario” alla gran parte degli operatori che hanno già una reputazione online. Non per “fare business”, come suggerisce Art F City, ma per contrastare chiunque abbia intenzione di approfittarsene a discapito di enti ed entità già riconoscibili anche su web.

– Caterina Porcellini

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Caterina Porcellini

Caterina Porcellini

Caterina Porcellini è nata a Taranto, si è formata al DAMS di Bologna e professionalmente a Milano. Già durante l'università sviluppa un interesse per l'influenza esercitata dalla tecnologia su pensiero e società, attraverso le tesi di Marshall McLuhan, Walter J.…

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