Museo della moda cercasi

L’autunno parigino è stato carico di sorprese. Proprio in occasione della settimana della moda ha riaperto il Museo Galliéra, conosciuto anche come Musée de la Mode de la Ville de Paris, dopo quattro anni di chiusura per restauri (siamo proprio di fronte al Palais de Tokyo). E in Italia?

Per festeggiare la riapertura del riaperto Galliéra, il museo ha dedicato la prima mostra allo stilista tunisino Azzedine Alaïa, figura di spicco nella couture francese. La mostra, curata da Olivier Saillard (fino al 26 gennaio), si divide tra le sale del rinnovato museo e la sala Matisse del Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (anch’esso dirimpettaio). Un percorso di 70 modelli provano a raccontare una carriera straordinaria, dagli Anni Cinquanta come sarto per Dior alla sua prima collezione nel ’79. Una vera celebrazione della moda francese e della nuova struttura, che ne racconta in modo autorevole le gesta. Vale però la pena di ricordare che il curatore, nonché direttore del Museo Galliéra, nell’attesa di poter riaprire l’edificio ha inventato sorprendenti performance e mostre dai format inediti.
E gli italiani? Il nostro Made in Italy è presente, anche se a volte un po’ dietro le quinte, proprio a Parigi. Grande parte degli abiti di Alaïa sono prodotti da un’azienda italiana. Intanto al Palais de Tokyo è stato ricordato Roger Vivier con la mostra Virgule, etc., un inno a uno dei designer di calzature più famosi al mondo. La sua fibbia d’argento è diventata un simbolo del marchio, quasi quanto i suoi tacchi stravaganti. Una maison francese che oggi è guidata dall’italiano Bruno Frisoni e fa parte del gruppo Tod’s.

Azzedine Alaïa - veduta della mostra presso il Museo Galliéra, Parigi 2013

Azzedine Alaïa – veduta della mostra presso il Museo Galliéra, Parigi 2013

Se da Parigi ci spostiamo a Milano, si palesa sempre di più l’endemica assenza di un museo della moda. Un dilemma che resta senza una soluzione. Dopo lunga attesa, a Palazzo Morando è stata allestita la mostra dedicata ad Anna Piaggi, Hat-Ology, ordinata in maniera impeccabile da Stephen Jones, designer che per lei ha creato numerosi cappelli tra i più originali. Si devo però ricordare che il Victoria and Albert Museum di Londra aveva dedicato una mostra alla mitica giornalista già nel 2006, quando era ancora viva, Anna Piaggi fashion-ology. Insomma, sul tema mostre di moda l’Italia e la città meneghina deve forse meditare, alla ricerca di formule per raccontare il nostro saper fare in un linguaggio appealing e contemporaneo.

Federico Poletti

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #16

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Federico Poletti

Eclettico, nomade e multitasking: questi sono gli aggettivi che meglio definiscono l’orizzonte creativo e professionale di Federico Poletti. Milanese di adozione, parte da una formazione accademica nell’arte (laureato in Conservazione dei Beni Culturali) per arrivare a una visione della moda…

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