Fuorisalone 2024. Le installazioni sensoriali e tecnologiche del Porta Venezia Design District

Durante la Milano Design Week aziende e studi di architettura rivaleggiano a colpi di opere site-specific disseminate per la città. A Porta Venezia, due installazioni made in USA giocano sull'inganno dei sensi

Nato con l’obiettivo di raccontare le diverse sfaccettature del design attraverso un vocabolario contemporaneo e tecnologico, in occasione del Fuorisalone 2024, il District Design di Porta Venezia ospita due  installazioni made in USA che giocano con il pubblico e le sue emozioni.

L’installazione “Make Sense of Color” al Porta Venezia District Design

Vi faremo vedere i suoni e ascoltare il colore”: è la promessa fatta dai designer di Google ai visitatori che si apprestano a entrare nel Garage 21 di via Archimede, per poi infilarsi in una delle ventuno cabine disposte ordinatamente in una griglia, delimitate da pannelli traslucidi. 

L’installazione Make Sense of Color approntata dal gigante di Mountain View e firmata da Ivy Ross (vicepresidente per il design dell’hardware), riproduce artificialmente l’esperienza della sinestesia: il fenomeno, cioè, per cui sensazioni legate a uno dei cinque sensi scatenano una risposta di ordine sensoriale diverso. All’interno delle stanze vengono proiettate delle luci che cambiano colore e il loro variare è accompagnato da una musica suonata a frequenze corrispondenti alle lunghezze d’onda dei colori. Il rosso, per esempio, ha la lunghezza d’onda maggiore rispetto a tutti i colori visibili – tra 625 e 740 nanometri –, che si traduce in un suono più grave; mentre il violetto ha onde più brevi che generano note più acute. L’abbinamento tra i due stimoli sensoriali viaggia in entrambe le direzioni ed è gestito da un software messo a punto dal laboratorio artistico di ricerca Chromasonic.

Se il cuore del progetto è tecnologico, non mancano aspetti decisamente analogici, quale il movimento dei visitatori all’interno delle cabine che crea coreografie estemporanee. Invece, il percorso dedicato ai sensi che viene proposto dopo la permanenza nell’ambiente immersivo ricorda che anche i designer di Google traggono la loro ispirazione nel mondo reale, dalla texture particolare di un oggetto di ceramica, oppure dall’osservazione del passaggio delle nuvole in un cielo azzurro.

Rapt Studio Milano 2024 Selects. Photo Eric LaignelRapt Studio Milano 2024 Selects. Photo Eric Laignel
Rapt Studio Milano 2024 Selects. Photo Eric Laignel

L’installazione “Design is Language; Speak for Yourself” al Porta Venezia Design District

Ha una delle sue sedi in California anche Rapt Studio, di cui molti ricordano ancora la prima partecipazione al Fuorisalone, nel 2019, con Tell Me More ai Magazzini Raccordati, nell’ambito di Ventura Centrale. In quell’occasione, i designer americani avevano colpito nel segno con un’infilata di postazioni-bozzolo e l’invito ai passanti a scrivere una domanda per chi sarebbe venuto dopo di loro, partecipando a un dialogo a distanza tra sconosciuti. Come in quell’esordio fortunato, anche al centro della nuova installazione Design is Language; Speak for Yourself, in via Giuseppe Sirtori, convivono la connessione emotiva – con gli oggetti, questa volta – e la scrittura a mano. L’idea di fondo è che il design sia dappertutto, anche dove non si vede, e che i mobili e gli oggetti acquistino valore nel tempo, in misura proporzionale alla quantità di storie che riescono ad assorbire caricandosi del vissuto dei loro proprietari. Ad accogliere i visitatori è, infatti, una galleria di oggetti ordinari, in alcuni casi dal design anonimo, accompagnati da aneddoti che fanno di ognuno di essi una madeleine proustiana. L’orologio da tavolo Secticon di Massimo (in questo caso si tratta di un pezzo “d’autore”, disegnato da Angelo Mangiarotti, che però non viene citato) è importante perché venne acquistato dal padre negli anni Cinquanta con uno dei suoi primi stipendi, come un rito di passaggio all’età adulta. La sedia a dondolo di Bianca deve gran parte del suo fascino al fatto che veniva usata dalla madre per allattarla, mentre la statuetta di ceramica vintage di Susanna Tutta Panna (la protagonista di una serie di cartoonpubblicitari) ricorda ad Alyssa i suoi giorni a Firenze e le serate passate a guardare Carosello. 

Il secondo ambiente, invece, ricostruisce un interno domestico dove i visitatori sono invitati a mettersi comodi e rispondere a domande sul loro rapporto con le cose, riscoprendo pensieri ed emozioni sopite nel tempo. 

Giulia Marani

Make Sense of Color
Via Archimede 26
Fino al 21 aprile

Design is Language; Speak for Yourself
Via Giuseppe Sirtori 30
Fino al 21 aprile

portaveneziadesigndistrict.com

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Giulia Marani

Giulia Marani

Giornalista pubblicista, vive a Milano. Scrive per riviste italiane e straniere e si occupa della promozione di progetti editoriali e culturali. Dopo la laurea in Comunicazione alla Statale di Milano si specializza in editoria a Paris X-Nanterre. La passione per…

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