Al Fuorisalone si punta sul legno. Gallerie, designer e falegnamerie in mostra da Rossana Orlandi

Durante la settimana del design appena iniziata, nella Galleria Rossana Orlandi prende vita una mostra che porta in primo piano il legno massello recuperato. Tra sperimentazioni artistiche e omaggi tradizionali

Che cos’è, davvero, la necessità? Bisogno, esigenza, opportunità. Se è vero che esiste una definizione ufficiale del termine, è altrettanto vero che ognuno è libero di dare la sua personale interpretazione al concetto. Non esiste un necessario assoluto, specialmente nel design, eppure è ancora possibile scoprire oggetti che si rivelano inaspettatamente indispensabili su un piano più profondo di quello materiale. Oggetti necessari all’anima, mai come oggi.

La Stanza delle necessità. Courtesy Secondome, Studio F (1)

La Stanza delle necessità. Courtesy Secondome/Studio F

Da questa premessa, per la Milano Design Week 2023 è nata la coproduzione tra Secondome, design gallery attiva dal 2006 che promuove design e artigianato d’eccellenza rigorosamente Made in Italy, e Studio F, straordinaria falegnameria di Torino fondata nel 2017 da quattro giovani imprenditori (Federico Boschiazzi, Francesco Lucchetti, Francesco Valfrè e Francesco Miyakawa): una collezione di complementi d’arredo in legno massello recuperato. Il progetto, curato da Claudia Pignatale – fondatrice e direttrice artistica di Secondome – e ospitato presso la Galleria Rossana Orlandi, vede protagonisti 5 designer italiani, cinque talenti dalle sensibilità stilistiche differenti: Simone Fanciullacci, Duccio Maria Gambi, Giulio Iacchetti, Naessi Studio (Eleonora Carbone e Alessandro D’Angeli) e Gio Tirotto. Ognuno di loro ha risposto alla call con un oggetto a suo modo necessario. Una credenza, degli sgabelli/side table, una panca, un martello, un tavolo e una sedia/lampada. Per realizzare questa collezione, Studio F ha utilizzato un’unica essenza di legno proveniente da un unico albero, un acero tarlato antico alto cinque metri e caduto a Torino per calamità naturali. L’atelier torinese, infatti, è noto per esprimere la propria etica nel recupero di piante centenarie, abbracciando sostenibilità e innovazione. E per lavorare sempre sull’accostamento di elementi opposti: il materiale grezzo con la finitura esclusiva, l’estetica della natura con l’intervento dell’uomo.

Simone Fanciullacci, Altamira. Courtesy Secondome Studio F

Simone Fanciullacci, Altamira. Courtesy Secondome/Studio F

I PEZZI IN MOSTRA ALLA GALLERIA ROSSANA ORLANDI

Altamira, la credenza disegnata da Simone Fanciullacci, è uno scrigno formato da grossi elementi, tutti diversi, che si incastrano tra loro generando una composizione simile ad una piccola architettura dall’aspetto insieme primitivo e sacro. Ogni linea di giunzione è unica, ogni lato è diverso, così come ogni singolo pezzo di legno è diverso dagli altri. Duccio Maria Gambi presenta tre sgabelli che possono essere utilizzati anche come tavolo d’appoggio ed esplorano la relazione tra due elementi: il legno massello di recupero, con la sua massa e la sua materia imperfetta e discontinua, e il legno compatto, lavorato con spessori fini che agiscono come geometrie. Sottolineati dal colore, questi inserti – smeraldo, arancio o cioccolato – si innestano nella composizione interrompendo il volume originario ma diventando parte di un unico sistema, seppur declinato in tre varianti.
Giulio Iacchetti fa il bis, proponendo per questo progetto sia Croce Martello, un martello da carpentiere dalla duplice funzione – rilavorato per assumere le sembianze di una croce con un manico in legno e testa in bronzo –, che una panca oversize per ospitalità generosa. Alalunga è infatti progettata con una nervatura a doppia ala che assicura la giusta statica a una seduta che può ospitare un numero imprecisato (ma sicuramente alto) di persone. “Dall’unione dei frammenti nasce l’intero, dall’incontro nasce la comunità” spiegano Eleonora Carbone e Alessandro D’Angeli di Naessi Studio. Il loro progetto Nexum (nesso, in latino) nasce proprio con l’intento di celebrare la funzione ancestrale legata alla necessità di un tavolo: il bisogno di condivisione e di socialità. Il tavolo circolare è infatti la sommatoria di unità più piccole, un volume che acquista la sua identità in quanto unione di elementi cilindrici assemblati, che da soli non avrebbero mai la stessa forza espressiva. Book Room di Gio Tirotto, infine, è una stanza, non una sedia, non una lampada. un oggetto composto da più oggetti che si interfaccia con lo spazio, con le sue funzioni complesse e con le esigenze del fruitore. Èun oggetto necessario poiché leggere è un’azione necessaria. “Quando si progetta una necessità, utilizzando due tipologie di prodotto (in questo caso la seduta e la lampada), si finisce inesorabilmente nella progettazione di uno spazio, annullando la singola funzione tecnica dell’oggetto per un inscindibile rapporto tra le funzioni che giocano con l’utente e le sue necessità abitative”, chiarisce il designer.

Giulia Mura

La Stanza delle Necessità | Secondome + Studio F | 16-23 April 2023
c/o Galleria Rossana Orlandi | via Matteo Bandello 14 Milano
https://www.rossanaorlandi.com/

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Giulia Mura

Giulia Mura

Architetto specializzato in museografia ed allestimenti, classe 1983, da anni collabora con il critico Luigi Prestinenza Puglisi presso il laboratorio creativo PresS/Tfactory_AIAC (Associazione Italiana di Architettura e Critica) e la galleria romana Interno14. Assistente universitaria, curatrice e consulente museografica, con…

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