Dal banco alla città. A Como, in mostra gli arredi dell’Asilo Sant’Elia di Giuseppe Terragni

Una nuova occasione di incontro con l’architetto considerato il massimo esponente del razionalismo italiano: la Pinacoteca di Como espone gli arredi originali dell’Asilo Sant’Elia, un progetto del 1935 che rese i bambini protagonisti dello spazio.

Quando si legge la relazione che Giuseppe Terragni (Meda, 1904 – Como, 1943) scrisse nel 1935 per spiegare le ragioni del suo progetto per l’Asilo Sant’Elia di Como, si visualizzano immediatamente tre elementi: l’unità tra distribuzione spaziale ed arredo, tra relazione con il contesto e risposta sociale e l’armonico rapporto tra interno ed esterno. Il fabbricato risponde innanzitutto a chi lo dovrà utilizzare – i bambini, le maestre, il personale della scuola – e solo poi alle canonizzate regole architettoniche. Dare spazio a questo progetto nella sezione del Novecento della Pinacoteca di Como, con la mostra permanente a cura di Roberta Lietti Giuseppe Terragni per i bambini: l’asilo Sant’Elia fa parte di un processo lodevole con cui la città celebra il “suo” architetto e rende la sua opera accessibile alla cittadinanza. L’occasione che ha dato il via all’iniziativa è stato il ritrovamento di alcuni arredi originali della scuola nei depositi della Pinacoteca e dell’Asilo.

Giuseppe Terragni per i bambini l’asilo Sant’Elia. Pinacoteca di Como

Giuseppe Terragni per i bambini l’asilo Sant’Elia. Pinacoteca di Como

GLI ARREDI DELL’ASILO SANT’ELIA DI GIUSEPPE TERRAGNI A COMO

Le due nuove sale della Sezione del Novecento”, ci spiega Veronica Vittani, Responsabile Pinacoteca civica del Comune di Como, “fanno parte di un progetto che esula dalla semplice musealizzazione e si riallaccia, seguendo anche le linee ministeriali, ad un più ampio quadro di restituzione del patrimonio comasco ai cittadini comaschi e non solo. Questo progetto è iniziato con una mostra temporanea nel 2018, mentre nel 2019 abbiamo dedicato spazio al pittore Mario Radice ed anche lui entrerà in collezione permanente con un nuovo allestimento”. La rivoluzione dell’insegnamento, nell’interpretazione dell’architetto, viaggia trasversalmente dallo spazio all’arredo. La spina dorsale dell’edificio è l’area dedicata alla ricreazione, con un ampio interno che si apre (anche letteralmente!) verso la corte interna e da cui si sviluppano le zone dedicate all’insegnamento ed ai servizi per i bambini, il refettorio e le sale docenti. La regola non viene portata dalla forma, né meramente dalla funzione, bensì viene generata attraverso l’interconnessione delle funzioni, nel tentativo di sviluppare un luogo che stimoli il bambino all’apprendimento senza constringerlo. “L’Asilo è come una sinfonia di Mozart” ci spiega la curatrice Roberta Lietti, “quando si è al suo interno si apprezza la grande sensibilità dell’uomo oltre che dell’architetto. Il suo grande senso di libertà e di gioia, con tanta luce e spazi che si aprono verso l’esterno. Tutto questo si riflette in ambito educativo: non avendo limiti imposti, i bambini li percepivano attraverso lo spazio e naturalmente erano portati a rispettarli. Nell’Asilo Sant’Elia leggo una pagina etica dell’architettura di Terragni”.

Giuseppe Terragni per i bambini l’asilo Sant’Elia. Pinacoteca di Como

Giuseppe Terragni per i bambini l’asilo Sant’Elia. Pinacoteca di Como

IL DESIGN DELL’ASILO SANT’ELIA DI GIUSEPPE TERRAGNI A COMO

Nonostante la zona di ubicazione sia il rione popolare omonimo, nato in epoca fascista quale nucleo abitativo per le famiglie impiegate nelle vicine industrie tessili, la relazione con il verde e con il paesaggio circostante viene sottolineata da Terragni attraverso l’uso di grandi finestre, importanti per la luce e l’aerazione naturale. Come si legge nella relazione di progetto compilata dall’architetto: “Le norme costruttive adeguandosi a tali esigenze si risolvono in una architettura che spalanca le pareti verso il sole, il verde, la luce, la natura. Architettura Naturalista che dal razionalismo prende le forme, dalla nobile missione sociale, il contenuto spirituale”. L’arredo riflette la stessa libertà spaziale, con uno sguardo attento verso il modernismo d’Oltralpe, divenendo “mobile”. Come spiega molto bene Matteo Pirola nel suo saggio in catalogo “Arredare la modernità”, Terragni abbandona il tradizionale banco lineare ligneo per progettare banchi e sedie individuali, realizzati con materiali che rispondono alle potenzialità di riproducibilità tecnica che l’industria mette a disposizione, traghettando l’arredo verso il disegno industriale. La flessibilità aggregativa dei banchi è tanto sorprendente da spazzare via tutto ciò che l’aveva preceduta. La leggerezza della struttura in tubolare metallico si ritrova parimenti negli arredi per i docenti, con i brillanti esempi della sedia Lariana e della poltrona Benita, le cosiddette sedute “elastiche”. “Nella tipologia della “seduta a sbalzo” spiega Pirola “Terragni innova ulteriormente questo tipo grazie al “doppio sbalzo”, ovvero una continuità̀ che dalla base va al sedile e dall’altra parte dalla base va allo schienale, lasciando le due parti separate e quindi garantendo due momenti di elasticità̀ indipendenti, uno dato dalla seduta e l’altro dato dallo schienale.” Un “razionalismo organico” che spazia fino ai termosifoni, che si staccano dalle pareti conquistando il centro della stanza, o le sfere in vetro opalino (le lampade) sospese per diffondere la luce punteggiando gli alti soffitti dell’Asilo.

Giuseppe Terragni per i bambini l’asilo Sant’Elia. Pinacoteca di Como

Giuseppe Terragni per i bambini l’asilo Sant’Elia. Pinacoteca di Como

L’ALLESTIMENTO DELL’ASILO SANT’ELIA DI GIUSEPPE TERRAGNI IN MOSTRA A COMO

In merito all’allestimento, progettato dall’architetto Paolo Brambilla, l’attenzione viene subito attirata dal materiale fotografico che, con dei dresswall, costruisce grandi fondali retro-illuminati. Qui, è stato scelto di dare ampio spazio alla documentazione d’epoca, in particolare a quella che mette al centro i piccoli fruitori, per mostrare in che modo tutte le scelte progettuali fossero finalizzate a renderli protagonisti dello spazio. Un altro elemento che emerge con forza è il contesto sociale: “L’importante per me è stato spiegare il perché dell’asilo, la storia sociale ed industriale del quartiere e della città di Como” prosegue Roberta Lietti. “Per esempio, l’importanza della manodopera femminile nell’industria serica. Le donne all’epoca venivano scelte perché potevano essere sottopagate, oltre che per la loro abilità. Terragni, poi, fece più volte il progetto per ridurre i costi e anche questa documentazione è in mostra”. Come ricorda la curatrice, l’Asilo non è compreso come patrimonio e versa in stato di abbandono. Oggi andrebbe rinnovato completamente se si volesse renderlo accessibile nella sua funzione originaria, e questo stravolgerebbe il progetto. Una speranza, che la curatrice condivide con Paolo Brambilla e con Attilio Terragni, pronipote di Giuseppe, è che questo bellissimo edificio possa un giorno riconvertirsi in centro educativo.

-Flavia Chiavaroli

Giuseppe Terragni per i bambini: l’asilo Sant’Elia
Pinacoteca di Como
Mostra permanente
www.visitcomo.eu

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Flavia ChiavarolI

Flavia ChiavarolI

Architetto, exhibition designer e critico freelance. Osservatrice attenta e grande appassionata di architettura ed arte moderna e contemporanea riporta la sua esperienza nell’organizzazione di workshop, collabora con artisti e fotografi e aggiornando i principali social network. Dal 2012 si occupa…

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