Dal Fuori Salone di Milano al Fuori Salotto di Lugano. Kiko e Carlotta Rossi raccontano Artificio

L’accoppiata designer – storica dell’arte ha generato idee. Nell’ambito del FuoriSalone milanese, ma in Svizzera, i due creativi che lavorano al LAC di Lugano hanno dato vita dal 7 aprile a “Fuori Salotto”. Qui un colloquio con gli autori.

Può un FuoriSalone milanese ispirare contaminazioni a distanza, spargere in giro semi autoriproduttivi e ricrearsi altrove, magari oltrefrontiera? Certo di settimane del design è pieno il mondo. Ma avere la capacità di abbinarle in tandem, le design week, alla matrice d’origine, è cosa leggermente più ardita. Per dirla col suo nome, un ARTIFICIO. L’idea è venuta a Graziano Gianocca, per gli amici Kiko, insieme a Carlotta Rossi, designer lui, storica dell’arte lei, entrambi lavorano al LAC di Lugano. Andar fuori per ARTIFICIO può essere alternativa intelligente per posizionarsi fuori dal la confusione, magari in hotel vista lago, e farsi un giro tra vetrine d’arte e design, manuale non industriale, in window sharing. L’edizione di Artificio 2017 apre il 7 aprile.

Prima designer, poi tecnico museale, poi anche curatore di mostre d’arte sui generis, senza mai abbandonare la tua identità di artista. Raccontaci la tua storia
Il mio lavoro parte dalle mani. Ho acquisito manualità con l’eredità del lavoro di mio padre, macellaio, quando mi ha spedito a far formazione alla scuola Bell di Basilea. Ho capito che la mia passione era lavorare la materia, usarle le mani, per creare.

A Firenze a studiare due anni come orafo e argentiere all’Istituto d’Arte, poi alla Escuela Massana di Barcellona e poi Melbourne per 5 anni a studiare ancora, e sempre lì ad insegnare all’università. Dalla Svizzera in giro per il mondo?
M’interessava formarmi all’estero, conoscere a fondo la progettazione del gioiello contemporaneo. Ciò che qui era ancora e solo artigianato orafo, altrove era progetto. Ramon Puig Cujas e Javier Domenech a Barcellona mi hanno insegnato ad allenare il pensiero insieme alle mani.

IL RITORNO IN SVIZZERA E LA NASCITA DI ARTIFICIO

A Melbourne vinci il premio Emerging Artist Grant of Australia. Poi sei tornato a casa
Sì, volevo provare a costruire qualcosa qui. Occorre uscire, ispirarsi per tornare e rendersi utili. Il Ticino è un luogo ancora ostile alle innovazioni, ma c’è un tessuto creativo enorme, va riconosciuto e stimolato. Come me, tanti ticinesi sono andati via per studiare, fare formazione d’avanguardia, poi tornano e non trovano un ambiente che li accoglie. Spesso non tornano proprio più perché non trovano possibilità di crescere. Nel 2008 ho vinto il concorso come tecnico del LAC qui a Lugano e così ho visto una opportunità per un progetto di vita a cui poter abbinare un progetto d’arte, e continuare il mio percorso di ricerca come designer. Nello stesso anno è arrivato anche il premio Swiss Design Awards nella categoria oreficeria e oggettistica, segno che abbinare le due attività poteva essere una buona strada.

Cos’è ARTIFICIO, come nasce
Artificio è una galleria itinerante temporanea, un’opportunità per i makers ticinesi e non, di ritrovarsi su una piattaforma comune. Il nostro obiettivo è dare voce a chi da solo non ha la forza di farsi conoscere. Coinvolgiamo artisti svizzeri delle più diverse discipline dal design alle arti applicate, persone che da sempre lavorano sul territorio e altri che si sono trasferiti altrove, per offrire un momento di condivisione collettiva e favorire scambi tra la Svizzera e l’estero. In Ticino sono rare le occasioni per designers e artisti di esporre il proprio lavoro. Con il lancio del nuovo polo museale del LAC a Lugano sono nate circa 20 nuove gallerie d’arte, volevamo trovare spazio anche noi, ma non sapevamo come. Così con Carlotta abbiamo cercato il modo di farlo con quel che c’è, abbiamo chiesto ai negozi di ospitarci in vetrina, pensando ad una esposizione periodica, itinerante tra le strade di Lugano. A Melbourne c’era una macelleria che adoravo. Una parte del negozio era arredata con sedute e opere d’arte alle pareti, una forma di contaminazione estrema che non t’aspetti, ma efficace, ti chiedi ‘perché no!’. Non sapevo che forse proprio quell’immagine avrebbe ispirato ARTIFICIO dopo anni. Il nome ha per noi un senso ambivalente: ingegno e azione dell’uomo sulle cose ma anche luogo di produzione, una fabbrica d’arte.

IL PROGRAMMA DI ARTIFICIO

Nel programma di quest’anno si contano circa 40 designers e 26 vetrine disponibili ad accogliervi, oltre due locations di carattere pubblico: la Limonaia di Villa Saroli e il Centro Scolastico per le Industrie Artistiche CSIA. Il progetto cresce, quest’anno è abbinato alle date del Salone del Mobile di Milano
L’abbiamo ribattezzato Fuori Salotto! L’edizione 2017 durerà tre settimane a cominciare dalla conclusione dei lavori al Salone di Milano. Il Fuorisalone ci ha ispirato come tipologia di evento, nel coinvolgere la città e cercare ospitalità tra i negozi di Lugano. Ma siamo convinti che la provocazione intellettuale possa essere anche occasione di raccogliere più audience. Lugano è al centro delle ‘vie del design’ dagli altri cantoni svizzeri, in molti soggiornano qui durante la settimana del Salone, a un’ora di treno è comodo e si evita il caos di quei giorni a Milano.

Come si articola Artificio quest’anno
Il percorso espositivo si sviluppa lungo via Nassa, la via dello shopping a Lugano, dallo Spazio 1929 al LAC, in un tracciato immaginario che mette in relazione spazi pubblici e privati. Le vetrine fungono da gallerie espositive h24 e alla Limonaia abbiamo immaginato ‘Attraverso la Finestra’, un allestimento godibile anche di notte grazie ad un progetto di light design che illumina a ritmi diversi le opere esposte dietro le grandi vetrate storiche. Quest’anno alla gamma delle arti abbiamo aggiunto la fotografia con Res Publica, una mostra dedicata a Simone Cavadini. Ma la new entry riguarda un’esperienza di collaborazione con gli allievi dello CSIA che si sono cimentati nella progettazione di un espositore modulare d’allestimento per oggetti di design. Il lavoro verrà esposto allo Spazio 1929 in cui viene simulato un atelier/studio di progettazione di un technical industrial designer.

Il progetto è alla sua terza edizione. Un bilancio?
Forse è presto per fare bilanci. Dal punto di vista della risonanza nel mondo culturale e della critica siamo molto contenti. All’inizio c’era scetticismo, un certo pregiudizio di provincia impediva di credere in una idea basata solo sulla condivisione: i negozi ad offrire lo spazio, i designer le opere, senza scambio di denaro. Nel tempo il progetto è cresciuto su se stesso. Alla seconda edizione abbiamo avuto con noi Andrea Branzi, architetto designer della manualità per eccellenza. La sua figura ci ha accreditato nel mondo della ricerca, ha ribadito l’autorevolezza del fare, al centro della nostra iniziativa.

-Emilia Antonia De Vivo

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Emilia Antonia De Vivo

Emilia Antonia De Vivo

Emilia Antonia De Vivo è architetto urbanista. Vive a Londra da quattro anni. Redattore freelance per domusweb, è autrice dei testi della "Domus London Architecture Guide 2011", Apps per IPhone e smartphones, distribuita da Editoriale Domus SpA. Per la Guida…

Scopri di più