Sostenibilità come progetto sociale: la casa incrementale di Alejandro Aravena in mostra a Venezia
Per la sesta edizione della mostra veneziana “Time Space Existence”, lo studio di architettura cileno Elemental e l’azienda Holcim rilanciano il concetto di “half a good house” con un prototipo innovativo che unisce ricerca, architettura e sostenibilità. Ai Giardini della Marinaressa

L’edilizia globale affronta oggi una delle sfide più urgenti della sua storia. Ogni anno si costruisce una superficie equivalente a una città come Madrid; dal canto suo, il settore edilizio assorbe il 34% della domanda energetica mondiale, genera il 37% delle emissioni globali legate all’energia operativa e ai processi ed è responsabile di più un terzo del consumo globale di risorse naturali. Dati che impongono un cambio radicale di approccio. Nasce da questa urgenza il progetto Basic Services Unit (USB), presentato dall’architetto cileno Alejandro Aravena e dal suo studio Elemental, in collaborazione con Holcim, leader mondiale nello sviluppo e produzione di materiali per l’edilizia. Visitabile gratuitamente nelle sedi della mostra Time Space Existence, promossa da European Cultural Centre Italy, si sostanza in un prototipo a scala 1:1 che, fino al 23 novembre, domina i Giardini di Marinaressa, a Venezia. Un contesto simbolico che sottolinea l’attenzione al rapporto tra architettura e ambiente.

A Venezia il prototipo abitativo sviluppato dall’architetto cileno Alejandro Aravena
USB si propone come evoluzione del concetto di casa incrementale, che ha reso noto l’architetto vincitore del Premio Pritzker nel 2016 e, nello stesso anno, direttore della 15° Mostra Internazionale di Architettura. Il principio è semplice e potente: fornire la metà di una casa già completa di predisposizioni elettriche, idriche e sanitarie con standard di sicurezza certificati, lasciando alla famiglia che la abiterà la possibilità di espanderla secondo le proprie necessità e disponibilità economiche. Il percorso che ha portato a questa sintesi nasce dalla lunga esperienza di Aravena nell’edilizia sociale. Dal progetto pilota nell’area di Quinta Monroy ad Iquique, Cile (2003), passando per Monterrey, la terza area metropolitana più grande del Messico (2008-2010), a Villa Verde di Constitución, Cile (2010-2013), realizzato per dare una abitazione ai cittadini colpiti dal terremoto e tsunami del 2010, Aravena ha dimostrato come progettazione e impatto sociale possano, anzi, debbano necessariamente integrarsi per avere significato.
Le caratteristiche della “casa a metà” che assorbe CO₂ esposta a Venezia
Risale al 2013, in Cile, la nascita della collaborazione con Holcim, fondata sulla convinzione che progettazione e industria debbano dialogare fin dalle prime fasi di un progetto per poter proporre innovazioni all’altezza delle sfide odierne. Tra gli aspetti più innovativi di Basic Services Unit spicca un approccio alla progettazione in cui la sostenibilità diventa, per citare Aravena, “l’unica conseguenza possibile di una buona architettura”. Questo intento si traduce concretamente nello sviluppo di Biochar, un nuovo materiale a basso impatto ecologico e ad alte prestazioni tecniche, capace di trasformare gli edifici in veri e propri serbatoi di carbonio.









La sostenibilità come “unica conseguenza possibile di una buona architettura”
Il Biochar si ottiene attraverso la pirolisi, processo di trattamento termico in assenza di ossigeno, che trasforma la materia organica in una sostanza simile al carbone, sequestrando CO₂: 1 kg di Biochar può prevenire il rilascio di 3 kg di anidride carbonica, secondo quanto dichiarato da Holcim. Il materiale può inoltre essere miscelato con cemento e calcestruzzi, senza compromettere le prestazioni tecniche. USB rappresenta quindi un modello in cui innovazione architettonica e ricerca sui materiali convergono per un obiettivo sociale: garantire il diritto alla casa, alla sicurezza, e contribuire alla mitigazione dei danni climatici di cui il settore edile continua purtroppo ad essere uno dei protagonisti.
Chiara Clerici
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