A Verona un enorme bunker antiatomico diventa Museo della Guerra Fredda

Scavato nel Monte Moscal, non distante dalla sponda veronese del lago di Garda, il rifugio antiatomico West Star fu inaugurato nel 1966, sotto la gestione della Nato. Ora il bunker ottiene il riconoscimento di bene monumentale, e sarà presto visitabile

West Star era il nome in codice militare utilizzato durante la Guerra Fredda per indicare il bunker antiatomico Nato di Affi. Una cittadella segreta scavata nella roccia del Monte Moscal che si scopre in territorio veronese, a poca distanza dal lago di Garda: il progetto risale alla fine degli anni Cinquanta, ma il bunker fu completato solo nel 1966 e adibito a centro di trasmissioni strategico e punto di controllo per l’organizzazione e la direzione delle esercitazioni NATO nello scacchiere nord-orientale italiano.

West Star. La storia del bunker di Affi

Il nome che subito gli fu attribuito – Stella dell’Ovest – doveva evidenziarne la funzione anti-sovietica, facendo leva sulla contrapposizione con la Stella Rossa. Ma l’attività militare, nel bunker di Affi, è proseguita fino al 2007, quando la Nato ha definitivamente dismesso il sito; e dal 2010 la Regione Veneto lavora a un progetto di valorizzazione turistica e culturale del rifugio antiatomico. Un processo accelerato dal passaggio di proprietà del bunker dal demanio al Comune di Affi, nel 2018, che ora potrebbe condurre, in tempi relativamente brevi, alla trasformazione del sito in spazio museale con annesso Centro Studi sulla Guerra Fredda (grazie all’enorme quantità di documenti conservati in loco). Finora, il bunker è stato sporadicamente aperto al pubblico, grazie all’impegno del Fai: nel 2023, in occasione delle giornate di Primavera organizzate dal Fondo Ambiente Italiano, il tunnel di Affi è stato il sito più visitato d’Italia tra quelli aperti in via straordinaria. C’è curiosità, dunque, eppure ancora in pochi conoscono la storia di West Star, che con i suoi 13mila metri quadrati di estensione è stato il bunker più grande sul territorio nazionale, in grado di ospitare in caso di guerra circa 500 persone, tra civili e militari. Alla struttura si accedeva mediante tre ingressi, per arrivare al cuore del tunnel, una “cittadella” di 280 stanze (alcune ancora inaccessibili, protette da combinazioni numeriche), sviluppata su tre livelli e pensata per resistere a un attacco atomico, dotata di riserva d’acqua, cucina, mensa, infermeria, dormitori.

Il tunnel del bunker di Affi
Il tunnel del bunker di Affi

L’ex bunker di Affi diventa bene monumentale. Obiettivo museo

Ora, l’amministrazione di Affi ha ottenuto il riconoscimento del vincolo monumentale dal Ministero della Cultura, e potrà muoversi per ottenere fondi italiani ed europei – si stima saranno necessari 8 milioni di euro – per fare dell’ex base Nato un Museo della Guerra Fredda (e delle guerre, più in generale), in collaborazione con l’Università di Firenze, già da tempo impegnata in un ambizioso progetto di ricerca sul sito. Prima si procederà alle operazioni di restauro e conservazione del bunker, proprio a partire dal lavoro svolto dall’ateneo fiorentino: “si tratta di un’operazione molto complessa, perché il sito è unico nel suo genere e irripetibile anche dal punto di vista tecnico costruttivo, dei materiali, degli impianti, di tutte le strutture che ne fanno parte”, spiega il Soprintendente Marco Cofani. “La ricerca svolta dall’Università di Firenze è stata fondamentale perché si è trattato di un lavoro minuzioso, molto approfondito, che ha riguardato l’architettura ma anche tutti gli oggetti che fanno parte del bunker e che vengono riconosciuti nel vincolo come testimonianza di civiltà e di memoria”. Decine di sopralluoghi sul campo hanno permesso ai ricercatori, guidati dall’architetto veronese Michelangelo Pivetta, di mappare per la prima volta un manufatto di cui ancora si sapeva pochissimo, recuperando e digitalizzando documenti e raccogliendo testimonianze che saranno preziose per la realizzazione del museo, che avrà vocazione turistica, ma anche una spiccata finalità didattica, per il suo valore sociale, oltreché storico e architettonico. E potrà intercettare l’interesse di esperti e studiosi della Guerra Fredda in arrivo da tutto il mondo. Chi sta lavorando al progetto auspica che, a regime, il museo potrà attrarre più di 100mila persone all’anno; prezzo del biglietto previsto per rientrare nei costi? 15 euro. Intanto si è costituito il Comitato scientifico che lavorerà a un’apertura parziale del bunker, già nei prossimi mesi: per l’occasione, si potrà accedere al tunnel, dotato di uno speciale allestimento per accompagnare la visita della durata di un’ora. Entro il 2024 sarà inoltre pubblicata una monografia sul bunker di Affi, primo frutto dell’imponente lavoro di ricerca in corso.

Livia Montagnoli

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