Ricordando il visionario Gustave Eiffel a 100 anni dalla morte

Senza la sua celebre torre, Parigi non sarebbe Parigi. Ma Eiffel ha collaborato anche alla Statua della Libertà, ha progettato ponti, stazioni ed edifici in tutto il mondo. Ingegnere visionario e innovatore, è ancora oggi uno dei nomi di riferimento della Belle Époque

Nella seconda metà dell’Ottocento la rivoluzione industriale in Europa era ormai una realtà consolidata, grazie a un rapido progresso tecnico-scientifico che aveva interessato anche lo sviluppo delle ferrovie, le quali necessitavano di adeguate infrastrutture ingegneristiche per valicare fiumi e valli. Per l’ingegneria si aprirono decenni formidabili, ai quali dette un importante contributo Alexandre Gustave Bönickhausen, detto Eiffel, (Digione, 1832 – Parigi, 1923). 

La storia di Gustave Eiffel

Nato in un’agiata famiglia, padre militare e madre imprenditrice, studiò al Lycée Royal di Digione, al Collège Sainte-Barbe di Parigi, e infine all’École Centrale des Arts et Manufactures, dove si diplomò ingegnere chimico nel 1855. Cominciò la sua carriera come allievo di Charles Nepveu, ingegnere meccanico pioniere dell’uso dell’aria compressa nelle perforazioni e poi passò alla Compagnie des chemins de fer de l’Ouest, dove sviluppò la sua prima opera: un piccolo ponte “in lamiera” per la ferrovia di Saint-Germain. Il suo primo incarico di un certo prestigio lo ottenne nel 1858, quando fu nominato direttore di cantiere del grande ponte ferroviario Saint-Jean, che attraversa il fiume Garonne nei pressi di Bordeaux. Lungo ben mezzo chilometro, il ponte è noto anche come Passerelle Eiffel, perché l’appena ventiseienne ingegnere vi sperimentò una serie di innovazioni fra cui l’utilizzo della tecnica della fondazione ad aria compressa per la messa in opera dei pali tubolari. Non più in uso dal 2008, per la sua bellezza il ponte è stato classificato monumento storico nel 2010, e pedonalizzato nel 2020. Dopo l’esperienza di Bordeaux, la carriera di Eiffel decollò rapidamente, e nel 1867, con il sostegno economico della famiglia, riuscì a fondare una propria impresa: la Maison G. Eiffel – Ateliers de constructions métalliques, con sede a Levallois-Perret, cittadina alle porte di Parigi

Portrait de Gustave Eiffel extrait de Gustave Eiffel, Société des imp. Lemercier, 1900 © CAPA MMF Bérangère Lomont
Portrait de Gustave Eiffel extrait de Gustave Eiffel, Société des imp. Lemercier, 1900 © CAPA MMF Bérangère Lomont

L’ingegneria come forma d’arte in Francia e in Europa

In carriera, Eiffel si dedicò esclusivamente alle grandi strutture, dai ponti alle stazioni ferroviarie e i padiglioni espositivi, passando anche per alcuni monumenti. È uno dei non molti ingegneri grazie ai quali anche la rivoluzione industriale ha avuta una sua estetica, e per mezzo dei quali il progresso tecnico che tanto entusiasmò l’opinione pubblica dell’epoca è stato eternato in vere e proprie opere d’arte ingegneristica. Dopo le prime esperienze in Francia, fra cui i due viadotti Neuvial e Rouzat lungo la linea ferroviaria Commentry – Gannat nel 1869 (per i quali utilizzò i puntoni curvi che riprenderà venti anni più tardi per la celebre torre parigina) e la stazione di Verdun, la sua fama lo portò anche all’estero. Fra le sue prime opere oltre i confini francesi c’è il ponte Maria Pia sul Douro a Oporto (1877), a campata unica, in ferro; dedicato a Maria Pia di Savoia, all’epoca regina del Portogallo, fu il primo ponte ferroviario a unire le due sponde del fiume. In questi anni realizzò inoltre un altro ponte ferroviario, nei pressi di Girona. In patria si ricordano ancora il viadotto di Garabit presso Nîmes (1880-84), su un’unica arcata di 165 metri, sospesa a un’altezza di 122 metri. Innovativa anche la cupola mobile dell’osservatorio astronomico di Nizza, dotata di una struttura interna ad anello che galleggiava sull’acqua, cosa che permetteva la facile rotazione della cupola di 110 tonnellate che conteneva il telescopio.

I progetti di Gustave Eiffel in Asia e in Sudamerica

Con il prosieguo degli anni Settanta dell’Ottocento, Eiffel si spostò in America Latina, dove costruì la Chiesa di San Marco ad Arica, in Cile (nello stile tipico delle chiese luterane nordeuropee), e vari ponti ferroviari in Colombia, Cile e Bolivia. Ma fu in Indocina, all’epoca colonia francese, e precisamente nell’odierno Vietnam, che Eiffel approfondì la sua esperienza intercontinentale. Qui realizzò un’ampia varietà di progetti, dai ponti ferroviari (Bình Điền, Tân An e Bến Lức sulla linea ferroviaria Saigon-Mỹ Tho), a quelli stradali (Pont des Messageries Maritimes, Pont de Cholon/Pont des Malabars, Pont de Ông Núi, Pont de Rạch Lăng, Pont de Bình Tây, Pont de Rạch Gia, Pont de Long Xuyên), fino ai mercati (Long Châu, Cao Lãnh, Ô Môn, Tân Quy Đông e Tân An) e al quartier generale della Compagnie des messageries fluviales, nell’odierna Ho Chi Minh (all’epoca Saigon). In particolare, il Pont dels Messageries Maritimes, conosciuto in vietnamita come Cầu Mống (Ponte dell’Arcobaleno), con la sua campata unica in ferro lunga 371 metri, e i lampioni coloniali, costituisce ancora oggi uno degli scorci più belli della città. Eiffel lavorò anche nelle Filippine: a Manila costruì la Chiesa e il Faro di San Nicola, i ponti di Santa Cruz, Laguna e Ayala sul Rio Passig, e quello di Simala a Cebu. Ma l’opera che, insieme all’eponima torre parigina, lo ha reso noto nel mondo, è sicuramente la celebre Statua della Libertà, a New York.

Eiffel e la Statua della Libertà

Dell’epoca che troneggia all’imboccatura del porto newyorkese, sulla Liberty Island, Eiffel progettò l’intelaiatura interna in ferro forgiato, con travature a traliccio che, tramite rivetti, sostengono la struttura esterna in lastre di rame martellato raffigurante appunto l’allegoria della Libertà immaginata da Frédéric-Auguste Bartholdi. Se quest’ultimo è ricordato come l’artista che scolpì il monumento, non meno importante, né meno artistico è il contributo di Eiffel, grazie al quale la colossale statua può tecnicamente ergersi sui suoi 46 metri di altezza. Sfortunatamente, Eiffel rimase coinvolto nello scandalo politico e finanziario che interruppe i lavori per il Canale di Panama, cui partecipava con il progetto di un sistema di chiuse basato su conche per permettere il sollevamento e la discesa delle navi; ma non portò mai a termine i lavori, a causa della bancarotta della compagnia di Ferdinand de Lesseps (ideatore e promotore dell’impresa), accusato di truffa ai danni di migliaia di piccoli risparmiatori che avevano comprate le azioni della società. Direttamente implicato nella vicenda, Eiffel soltanto nel 1893 fu assolto dalla Suprema Corte di Cassazione. Ma la vicenda danneggiò l’ultima stagione della sua carriera: vide chiudersi molte porta davanti a sé e preferì dedicarsi agli studi di aerodinamica. Durante la Prima guerra mondiale, inoltre, lavorò alla progettazione di un monoplano da caccia per l’aviazione francese, ma il progetto si interruppe nel marzo 1918 a causa di un incidente che costò la vita al pilota. Il 27 dicembre 1923, esattamente cento anni fa, Eiffel si spense. Erano trascorsi 12 giorni dal suo 91esimo compleanno.

La tour en construction, 1888-1889. Gustave Eiffel, La tour de Trois cents mètres, Paris, Sté des imprimeries Lemercier, 1900
La tour en construction, 1888-1889. Gustave Eiffel, La tour de Trois cents mètres, Paris, Sté des imprimeries Lemercier, 1900

La Grande Dame

L’opera che lo ha reso celebre nel mondo è certamente la torre eponima, che svetta nel cielo di Parigi ed è uno dei monumenti più fotografati al mondo. Per la sua slanciata eleganza, i parigini, con squisita galanteria, l’hanno ribattezzata Grande Dame (Grande Signora) ma, ironia della sorte, al suo apparire nel 1889, quale simbolo dell’Esposizione Universale ospitata dalla capitale francese, suscitò ben pochi entusiasmi: anzi in molti ne chiedevano la demolizione. La progettazione cominciò nel 1884, per mano di Émile Nouguier e Maurice Koechlin, due ingegneri della società di Eiffel. La loro struttura a traliccio, alta 300 metri, piacque a Eiffel, tanto che ne acquistò i diritti in esclusiva, togliendo ai colleghi la possibilità della fama. Con poche altre migliorie – fra cui gli archi, tesi fra i quattro pilastri curvi, che con un diametro di 74 metri si innalzano a 39 metri dal suolo – partecipò al concorso indetto nel 1886 dal Ministero dell’Industria e del Commercio, per una torre da ergersi sullo Champ-de-Mars concepita come simbolo dell’Esposizione Universale prevista nel 1889. Vinse il concorso, e nel 1887 poté dare avvio al cantiere. Alla sua conclusione, nel 1889, quando ancora non era state posizionate le antenne televisive ma soltanto la bandiera francese, la Torre toccava i 312 metri, in virtù dei quali fino al 1930 è stata la struttura più alta del mondo. A toglierle il primato fu il Chrysler Building di New York, inaugurato nel 1931. Ma pur avendo perso questo record, la Tour Eiffel non ha mai smarrito il suo fascino: cornice per opere d’arte e sfilate di moda, scenografia cinematografica, meta preferite per le passeggiate di turisti e parigini, presenza imprescindibile dell’orizzonte cittadino, resta certamente il simbolo di Parigi. E poco importa, ormai, se a ben guardare, il progetto non è interamente di Eiffel: la tradizione, a questo punto, è diventata storia.

Niccolò Lucarelli


Le immagini pubblicate in questo articolo fanno riferimento alla mostra, visitabile fino al 9 gennaio 2024, con cui Cité de l’architecture et du patrimoine di Parigi sta celebrando il centenario della scomparsa di Gustave Eiffel. 

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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