Se visiti il padiglione Vaticano alla Biennale Architettura scopri un giardino nascosto

Organico, in evoluzione, con strutture temporanee capaci di fornire ombra e riparo: la Santa Sede riattiva il giardino dell'Abbazia di San Giorgio Maggiore e regala un’oasi di pace a Venezia

Solo poche settimane fa Papa Francesco ha accolto nella Cappella Sistina decine di artisti internazionali. Il rapporto tra arte, cultura e amicizia, ribadito nel corso di quell’appuntamento, è anche al centro di Amicizia Sociale: incontrarsi nel giardino, il padiglione con cui la Santa Sede sta partecipando alla 18. Mostra Internazionale di Architettura, a Venezia. “Recuperare il senso della Chiesa come amica degli artisti, interessata a celebrare e a mettere in luce i loro risultati al fine di sviluppare un dialogo più ricco e una crescita della comprensione reciproca”: il commissario del padiglione, Cardinale José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero vaticano per la Cultura e l’Educazione, offre un’idea chiara dell’obiettivo rinnovato della chiesa di Francesco, dopo che per secoli proprio gli edifici religiosi sono stati il laboratorio di ricerca e sviluppo del linguaggio artistico. “Che questa iniziativa possa servire d’incoraggiamento alle Chiese locali nell’impegnarsi in eventi e manifestazioni culturali a livello regionale”, auspica il Cardinale Tolentino. Sembra l’annuncio di una nuova era.

Padiglione della Santa Sede, Biennale Architettura, 2023, Venezia. Photo Marco Cremascoli
Padiglione della Santa Sede, Biennale Architettura, 2023, Venezia. Photo Roberto Cremascoli

Il progetto del padiglione Vaticano a Venezia

L’ingresso del padiglione è la manica lunga del monastero benedettino dell’Abbazia di San Giorgio Maggiore, che dopo secoli di straordinaria crescita, venne colpita dalle soppressioni napoleoniche per tornare quindi in attività soltanto nel 1951, grazie al ruolo del conte Vittorio Cini. Oggi ospita soltanto due monaci, ma l’architettura pensata dal collettivo italiano Studio Albori (Emanuele Almagioni, Giacomo Borella, Francesca Riva), che sviluppa progetti di architettura partecipativa ed ecologica, ne riattiva la storia di luogo di “lavoro e preghiera”: ora et labora di San Benedetto. Come? Piantando erbe, fiori e piante (con l’aiuto di ortisti veneziani) e costruendo strutture lignee ed effimere in grado di dare ombra e riparo a scolaresche e cittadini che vogliano recuperare un pezzo di cultura della cristianità, in un’oasi di pace a pochi metri d’acqua da un’affollata piazza San Marco.
Nella manica lunga il curatore del padiglione, l’architetto Roberto Cremascoli, ha creato una timeline fotografica (con scatti di Marco Cremascoli) in cui si racconta il lento e operoso processo di creazione del padiglione stesso: un giardino le cui delizie sono gli incontri tra esseri umani e gli elementi naturali. Qui l’architettura di Studio Albori, che riusa materiali lignei di una casa di Cortina, si presenta come quel “laboratorio del futuro” evocato da Lesley Lokko nel titolo della sua Mostra internazionale. Panchine, pollai, pergolati, un deposito dei semi e perfino un fiabesco negozio di erbe offrono i luoghi d’ombra e di sosta che per tutta l’estate 2023 saranno abbracciati da un giardino in crescita, vivente ed organico. Gli “abitanti” del giardino li ha creati Álvaro Siza, il grande architetto portoghese. Pensata come un’installazione diffusa nelle sale del monastero, O Encontro espone sculture lignee antropomorfe che evocano un’arte povera ma precisa: sono uomini modulari, un poco robotici e stilizzati, colti in gesti d’incontro.

Un nuovo corso per la Chiesa?

Alcune encicliche di Papa Bergoglio, come Laudato si’ del 2015 e Fratelli tutti del 2020, avevano presentato la “Cultura dell’Incontro” secondo il punto di vista del rappresentante di Cristo in Terra e quindi secondo la Chiesa tutta. L’incontro, il concetto chiave del padiglione che celebra il decimo anniversario del pontificato di Papa Francesco, viene confermato da quello con gli artisti avvenuto in Vaticano, che suona come la conferma di un nuovo corso, annunciato proprio dal Cardinale Tolentino con queste parole: “Il (mio) Dicastero cercherà di assicurare la presenza della Chiesa in quei luoghi, eventi e spazi in cui si riuniscono gli artisti”. Si tratta di un’importante dichiarazione programmatica che prefigura un futuro tutto da scoprire, ma di cui questo padiglione vuole essere un primo significativo passo.

Nicola Davide Angerame

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Nicola Davide Angerame

Nicola Davide Angerame

Nicola Davide Angerame è filosofo, giornalista, curatore d'arte, critico della contemporaneità e organizzatore culturale. Dopo la Laurea in Filosofia Teoretica all'Università di Torino, sotto la guida di Gianni Vattimo con una tesi sul pensiero di Jean-Luc Nancy, inizia la collaborazione…

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