Da masseria a hotel di lusso: il progetto di Studio Valari in Puglia

Londra - Lecce, andata e ritorno. A proposito di hôtellerie, hospitality e storiche masserie salentine, abbiamo incontrato i soci fondatori di Valari. Che, da bravi cervelli in rientro, hanno messo a frutto le esperienze maturate altrove. Ecco il progetto Masseria Belvedere

Federica Russo e Nicolò Lewanski, coppia nella vita e nel lavoro, dopo esperienze professionali e formative importanti a Roma, Rotterdam, New York e Londra, sono tornati a Lecce. Nella città pugliese i due progettisti, insieme all’architetto Domenico Sasso, hanno dato vita a Valari, studio di progettazione architettonica pensato, oltre che per seguire i processi progettuali, anche per guidare gli interessi di investimento immobiliare in Italia da parte di soggetti stranieri. Un ponte tra le esigenze di una clientela internazionale e il potenziale che il nostro territorio e il patrimonio offrono. Recentemente impegnati con gli allestimenti per la prima edizione di Yeast Photo Festival a Matino (LE), e con numerosi altri progetti – residenziali e non – in progress, li abbiamo invitati a esprimere il loro punto di vista su cosa voglia dire progettare spazi per l’accoglienza a partire da manufatti esistenti. Un esempio? La Masseria Belvedere.

Studio Valari. Photo Antonio Visceglia

Studio Valari. Photo Antonio Visceglia

INTERVISTA AGLI ARCHITETTI FEDERICA RUSSO E NICOLÒ LEWANSKI

Chi siete? E da dove arriva il nome Valari?
Siamo una società di architettura basata in Puglia, nata come network tra professionisti sparsi nel mondo. Alcuni di questi nuclei nel tempo si sono attivati, altri sono rimasti solo belle amicizie. Quello di Londra – composto da noi e da Antonio Visceglia – ha dato vita a Valari, triangolando tra Amsterdam (dove risiede la nostra paesaggista, Simona Serafini), Roma, Lecce e Ostuni (dove risiede l’architetto Domenico Sasso). Serviva un nome che avesse una fonetica facile da pronunciare, una parola senza significato apparente. Il nome Valari è un nome di fantasia, sì, anche un po’ catchy: ricorda Volare, la canzone italiana di Modugno che tutti conoscono all’estero, e contiene le iniziali dei cognomi dei fondatori.

Raccontateci il vostro percorso professionale, che da Londra vi ha riportato stabilmente in Puglia.
L’obiettivo, dopo anni in grandi studi internazionali, era tornare in Salento e lavorare in proprio. Ma dovevamo cercare una nicchia specifica, come quella relativa all’hospitality: il mercato italiano in questo aveva più spazio rispetto a quello inglese. I nostri clienti cercano strutture esistenti per avere traccia del passato: è il tema del patrimonio italiano. Cosa che per noi progettisti comporta maggiore complessità, perché le strutture storiche impongono scelte precise e normative stringenti, ma beneficiano anche di fondi europei per la sostenibilità e il recupero. Inoltre, le preferiamo perché consentono di esprimere meglio la nostra poetica: c’è meno libertà, è vero, ma questo confronto con le tracce del tempo rende l’esercizio architettonico più interessante. Ci piace pensare ai limiti come a punti di partenza per opportunità possibili.

Committenza italiana e straniera, quali le affinità e quali le differenze nell’approccio?
Le differenze ci sono, eccome: la nostra fortuna è che spesso, anzi quasi sempre, lavoriamo con coppie miste, vale a dire composte da un membro italiano e uno straniero, oppure entrambi italiani ma residenti da tanto all’estero che hanno la voglia di investire qui in Puglia. Esiste quindi nei nostri committenti una componente emotiva molto forte, spesso più forte di quella economica, legata al puro investimento immobiliare. Cercano un ritorno alle origini, un legame con il proprio territorio di appartenenza, o quanto meno un collegamento mentale, simbolico, con uno stile di vita più tranquillo, bucolico, lento. In questo la pandemia è stata fondamentale: ha fatto capire alle persone che era possibile continuare a lavorare, ma facendolo con un laptop vista mare, più che guardando il muro grigio del palazzo di fronte.

Valari, Masseria Belvedere. Photo Letizia Cigliutti

Valari, Masseria Belvedere. Photo Letizia Cigliutti

L’ARCHITTETTURA DELL’OSPITALITÀ SECONDO STUDIO VALARI

Qual è quindi la vostra idea di hospitality?
Sentirsi a casa. Ma in una casa trasfigurata, idealizzata, dove dare vita a nuove memorie e frammenti di domesticità differente. Cerchiamo una traduzione dell’idea di accoglienza: creare situazioni che non c’erano, immaginare scenari, creare relazioni nuove tra ambienti e persone, aprire viste che erano occluse, svelare luoghi non accessibili. Disegnare il progetto della masseria è stato questo: costruire una serie di semplici geometrie che permettessero relazioni conviviali fino ad allora inesistenti.

Entriamo nel vivo del vostro (a oggi) più imponente progetto di riqualificazione nell’ambito dell’hospitality di lusso: la Masseria Belvedere.
Si tratta di una masseria del Seicento a Carovigno (Valle d’Itria). Una struttura a L, interamente in pietra, voltata in tutti i suoi ambienti e con un’ampia vista sulla costa adriatica: 500 metri quadrati, in parte su due livelli, con 8 camere doppie e 8 bagni, una sala yoga al piano terra, cucina, sala da pranzo, salotto e una game room con cocktail bar. Il terreno, con uliveto secolare, accoglie invece la piscina a sfioro, il solarium, il focolare, una cucina esterna, una seconda zona pranzo e living. E una terrazza da cui godersi il tramonto, con jacuzzi. Questa masseria aveva un immenso potenziale, ma un dettaglio rendeva la proprietà poco appetibile turisticamente: la zona giorno che, invece di essere rivolta al mare, guardava l’interno. Ecco perché dal punto di vista planimetrico abbiamo deciso di ribaltare questa disposizione, traslando il living in quelle che erano le stalle e valorizzando i dislivelli per creare spazialità inaspettate, ma soprattutto dando grandissima importanza a soglie, passaggi, marcature, volte, pareti di pietra. Le tracce della sua storia.

E il risultato?
Articolato e complesso, questo progetto per noi è il punto di incontro tra contemporaneità, semplicità e autenticità. Rappresenta il nostro biglietto da visita stilistico, il nostro catalogo, lo “showroom” dove mostrare il modo in cui intendiamo l’architettura per l’accoglienza. Non è un caso che, anche se possiede la dimensione di un piccolo hotel, la struttura venga trattata come una casa vacanze (ma con servizi luxury).

Valari, Trulli Lombardi. Prospettiva Esterno. Image by Valari

Valari, Trulli Lombardi. Prospettiva Esterno. Image by Valari

COMUNICARE L’ARCHITETTURA OGGI

Veicolare il progetto, cioè saperlo comunicare in base al proprio target di riferimento, fa la differenza oggi. Quali le regole per emergere?
Di concorrenza brava ce n’è e ce ne sarà sempre. Ma va detto che non sono in molti ad aver intrapreso una direzione precisa o coraggiosa. Esistono tanti modi di comunicare l’architettura e il proprio punto di vista autoriale, narrazioni differenti per esigenze differenti. A noi piace molto collaborare con chi ha sui progetti uno sguardo trasversale, in particolare la nuova generazione di fotografi, come Lorenzo Zandri e Letizia Cigliutti (autori di alcuni scatti della masseria).
Quello che cerchiamo di evitare è il cliché, il paradigma del sud e del turista. Non ci piace il romanticismo del country chic, quanto piuttosto dare interpretazioni a uno spazio contemporaneo, niente affatto vernacolare. Quello che vogliamo mettere in risalto infatti è il design come valore aggiunto, la cura dei dettagli e la gestione attenta del servizio.

E le vostre ispirazioni o riferimenti?
I progettisti a cui guardiamo con maggiore interesse sono quelli messicani e sudamericani, come Luis Barragán. Ma anche i francesi Lacaton e Vassal, i giapponesi di Atelier Bow Wow, e gli olandesi OMA. Pensando a progetti locali che abbiamo apprezzato, diremo il bellissimo lavoro di recupero fatto da Ludovica + Roberto Palomba per Palazzo Daniele, a Gagliano del Capo (LE), un palazzo aristocratico costruito nel 1861. In generale, il nostro background visivo è un mix calibrato tra storia dell’architettura, feed di Instagram e bacheche di Pinterest. Siamo però molto fieri della nostra grande biblioteca cartacea di libri e riviste, che in parte – per motivi logistici – è rimasta nella nostra casa londinese. La teoria ha un ruolo importante nel nostro approccio ai progetti.

Sogno nel cassetto?
Entro dieci anni ci aspettiamo di esserci espansi al settore arredo, nel senso di essere in grado di disegnare e realizzare progetti custom al 100%, grazie a un network di artigiani locali specializzati. In particolare di lavorare su pezzi indoor/outdoor, contribuendo a valorizzare questa idea di vivere una vita equamente distribuita tra dentro e fuori, cosa in cui la Puglia può fare scuola. Ci tocca ammettere che siamo più contestuali di quanto volessimo inizialmente [sorridono, N.d.R.].

Giulia Mura

https://www.valari.eu/

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Giulia Mura

Giulia Mura

Architetto specializzato in museografia ed allestimenti, classe 1983, da anni collabora con il critico Luigi Prestinenza Puglisi presso il laboratorio creativo PresS/Tfactory_AIAC (Associazione Italiana di Architettura e Critica) e la galleria romana Interno14. Assistente universitaria, curatrice e consulente museografica, con…

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