La storia di Paolo Caccia Dominioni, l’architetto combattente

A trent’anni dalla scomparsa, ripercorriamo l’intensa e avventurosa vita di Paolo Caccia Dominioni, militare, progettista appassionato, artista, scrittore vincitore del Premio Bancarella nel 1963 e cugino dell’architetto Luigi Caccia Dominioni

Paolo Caccia Dominioni (Nerviano, 1896 ‒ Roma, 1992), architetto, artista, scrittore e soldato, respirò atmosfere cosmopolite sin dall’infanzia, in virtù del padre, diplomatico in Francia, Austria-Ungheria, Tunisia ed Egitto, e persino console a Fiume. A trent’anni dalla scomparsa, avvenuta il 12 agosto, proponiamo un ritratto di questa eccezionale figura, instancabile propagatore della memoria dei combattenti, la cui carriera militare si è mirabilmente sovrapposta a quella civile.

Paolo Caccia Dominioni, Ambasciata italiana ad Ankara. Courtesy Ambasciata d'Italia ad Ankara

Paolo Caccia Dominioni, Ambasciata italiana ad Ankara. Courtesy Ambasciata d’Italia ad Ankara

LA VITA DI PAOLO CACCIA DOMINIONI

Rampollo della nobile famiglia Caccia, di cui il ramo dei Dominioni è l’unico superstite, la prima delle sue molte vite si è svolta portando le stellette. Studente del secondo anno d’ingegneria a Palermo, in quel fatidico maggio del 1915 interruppe gli studi per arruolarsi volontario nel Regio Esercito. Sul fronte dell’Isonzo, con il grado di Tenente di una sezione lanciafiamme, fu decorato con la Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Dopo alcuni anni di attività civile, in cui svolse la professione di architetto al Cairo, nel 1931 fu richiamato per il servizio in Libia e in Eritrea. Qui, a metà decennio, divenne effettivo presso l’Ufficio Informazioni del Comando Superiore dell’Asmara, svolgendo diverse missioni fra Egitto, Sudan ed Etiopia, invasa nel 1935 dall’Italia fascista. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, dopo aver brevemente prestato servizio presso lo Stato Maggiore, nel 1942 chiese di entrare nei Guastatori, la specialità appena creata all’interno dell’arma del Genio. Il 4 luglio venne assegnato al XXXI Battaglione, schierato in Nord Africa, con il quale vivrà i giorni di El Alamein. Promotore della ricostituzione del Battaglione Genio guastatori alpini ad Asiago, nel maggio del ’43, dopo l’8 settembre entrò tra le file della Resistenza nella 106ª Brigata Partigiana Garibaldi. Fu arrestato due volte dalle Camicie Nere, fra il ‘44 e il ‘45, e concluse la sua storia di combattente in qualità di Capo di Stato Maggiore del Corpo lombardo Volontari della Libertà

Paolo Caccia Dominioni, Ambasciata italiana ad Ankara. Courtesy Ambasciata d'Italia ad Ankara

Paolo Caccia Dominioni, Ambasciata italiana ad Ankara. Courtesy Ambasciata d’Italia ad Ankara

PAOLO CACCIA DOMINIONI ARTISTA E SCRITTORE

La vita militare fu al centro dell’attività artistica di Caccia Dominioni, senza tuttavia esserne il soggetto unico. Nei suoi disegni è infatti racchiusa un’intera vita, con i suoi valori, le sue convinzioni, le sue sensibilità, espresse per tramite di un linguaggio figurativo assai espressivo, dal carattere modernista, al servizio del mondo militare. I suoi bozzetti raccontano di progetti architettonici, scorci e vedute del Salento dove si ritirò in tarda età; i ritratti fermati sul taccuino di tante delle persone incontrate nella sua lunga e avventurosa vita. Immagini elaborate con perizia, eppure mai accademiche, statiche o retoriche.
Caccia Dominioni fu anche scrittore, e principalmente un narratore di guerra, ma prima ancora che di fatti d’armi, dal Carso al deserto nordafricano, le sue pagine sono piene di storie di uomini, di sacrifici e di sofferenze, narrate attraverso uno stile meditato, che approfondisce i particolari e indulge sulle sensazioni umane, pur mantenendo l’immediatezza degli eventi. Predominano infatti il rispetto e l’interesse per le persone che hanno combattuto al suo fianco, per la loro statura di uomini capaci di affrontare le situazioni più drammatiche. Dalla Grande Guerra alla Resistenza, passando per i fronti coloniali degli Anni Trenta e Quaranta, anche quello del soldato è un mestiere, spesso, almeno in passato, dei più ingrati, ma sempre svolto con coerenza, coraggio e rispetto dell’avversario. La sua opera più famosa è probabilmente il volume di memorie su El Alamein: gli varrà il Premio Bancarella 1963 e copre tre decenni, dalla prima visita in veste di semplice turista alle battaglie contro i britannici, fino alla conclusione dei lavori del Sacrario. Un’avventura che ha segnato la sua vita.

I PROGETTI DI ARCHITETTURA DI CACCIA DOMINIONI

Il mondo militare ha permeato anche la professione che Caccia Dominioni aveva scelto per la sua vita civile. Fra i suoi i suoi primi progetti, quando aveva da poco avviato lo studio al Cairo, ci fu la sede dell’Ambasciata d’Italia ad Ankara, di cui diresse i lavori fra il 1927 e il 1940, lottando contro l’imperante burocrazia. Alla fine, nacque un complesso di edifici in stile “funzionalista”, non privo di eleganza, che ancora oggi ospita la nostra missione diplomatica. Merita una menzione, tra gli altri esempi di architettura civile, il villaggio residenziale realizzato sulla costa tarantina alla metà degli Anni Settanta, da cui emerge una concezione dell’architettura in armonia con il paesaggio e rispettosa della natura circostante: una filosofia che, se avesse fatto scuola, avrebbe evitato tanti scempi che hanno devastato le coste meridionali italiane.

L’ingresso del Sacrario Militare Italiano di El Alamein, photo by Ricval1982 at Italian Wikipedia (CC BY SA 3.0)

L’ingresso del Sacrario Militare Italiano di El Alamein, photo by Ricval1982 at Italian Wikipedia (CC BY SA 3.0)

IL PROGETTO DEL SACRARIO DI EL ALAMEIN IN EGITTO

Ci sono però cose che vanno al di là della disciplina tecnica, per abbracciare un complesso di valori e di storie umane che la materia saprà rendere immortali. È il caso dei tanti sacrari militari progettati e realizzati da Caccia Dominioni, da Tripoli (poi abbattuto da Gheddafi) a Murchison a Bari. Il più noto è probabilmente il Sacrario di El Alamein, in Egitto, per realizzare il quale il progettista svolse dal 1948 lunghe ricerche sul teatro dei terribili scontri del ‘42, in gran parte ancora minato, recuperando 4.814 salme delle quali 2.465 identificate. Grazie a quest’immane opera di ricerca, la memoria dei caduti di El Alamein, indipendentemente dalla loro nazionalità, non è andata perduta, e con essa sopravvive il rispetto umano di tutti i caduti. Su incarico del governo italiano, in quello stesso ‘48 progettò il Sacrario per i nostri soldati, che comprende anche un piccolo museo di cimeli bellici. La sua concezione dell’architettura militare si traduce in un omaggio in pietra, marmo e cemento all’uomo e al combattente, senza retorica né commiserazione.
Infine nel 1985, quando ancora delle deportazioni e dell’eccidio dei cittadini italiani fra il 1945 e il 1947 si parlava pochissimo, Paolo Caccia Dominioni realizzò a Gorizia un monumento a quei cittadini che morirono assassinati dai partigiani di Tito, chi in carcere a Lubiana, chi nelle famigerate foibe: un Lapidario che riporta incisi ben 665 nomi. Non un monumento, ma un atto di giustizia.

Niccolò Lucarelli

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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