Mariam Issoufou Kamara vince il concorso per il museo Bët-bi in Senegal

Museo e centro artistico-sociale, il Bët-bi nascerà nel 2025 nella cittadina di Kaolack, nell’omonima regione famosa per i suoi megaliti di pietra, con l'obiettivo di essere in prima linea nella dinamica scena artistica dell'Africa occidentale

I megaliti di Kaolack, a meno di duecento chilometri di distanza dalla capitale senegalese Dakar, sono stati recentemente proclamati Patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Il nascente Bët-bi sorgerà con l’obiettivo di valorizzare sia l’antica cultura del Senegambia, sia l’arte contemporanea locale. Bët-bi – il cui significato in lingua uolof è “occhio” – sarà un nuovo punto di vista da cui raccontare l’arte africana del passato e del presente, ma anche quella di altre culture (mesoamericana, nativa americana, fra le altre). Per questo, nei suoi 1.000 metri quadrati di superficie, il museo ospiterà una collezione di arte antica e contemporanea, una biblioteca, e spazi in cui sviluppare un apposito programma educativo con una varietà di iniziative per far dialogare artisti da tutto il mondo.

IL NUOVO MUSEO DEL SENEGAL E LA RESTITUZIONE DELLE OPERE ALL’AFRICA

Nicholas Fox Weber, Direttore Esecutivo della Josef and Anni Albers Foundation, nonché Fondatore e Presidente di Le Korsa, ovvero le istituzioni che hanno promosso la costruzione, ha affermato: “Bët-bi sarà un’istituzione dove ognuno, a prescindere dalla propria esperienza, possa celebrare e sperimentare le impareggiabili meraviglie dell’arte visiva. Persone che potrebbero non aver mai varcato la soglia di un museo, unitamente a visitatori internazionali, avranno la possibilità di godere dell’arte delle culture del Sahel e di esperirla come una pausa essenziale dalle inevitabili fatiche della vita”. Il nuovo museo intende anche giocare un ruolo all’interno della complessa questione della restituzione delle opere d’arte africane trafugate nel tempo, e che adesso, dopo lunghi e faticosi accordi fra governi, vengono mano a mano riportate nei Paesi d’origine. I quali, però, non sempre sono dotati delle strutture per accoglierle: proprio per questo, Bët-bi si proporrà come deposito temporaneo per quelle opere d’arte in attesa di un museo. In tal modo, agirà come contatto fra le collezioni occidentali, le nazioni africane e le loro comunità, in modo da stimolare e accelerare quelle iniziative che possano garantire il rimpatrio del patrimonio artistico africano trafugato nei secoli del colonialismo.

Portrait of Mariam Issoufou Kamara©Rolex / Stéphane Rodrigez Delavega

Portrait of Mariam Issoufou Kamara©Rolex / Stéphane Rodrigez Delavega

IL PROGETTO ARCHITETTONICO DI MARIAM ISSOUFOU KAMARA

Il design del museo si ispira ai popoli che hanno vissuto nella regione di Kaolack a partire dall’XI secolo e che sono noti per la loro profonda connessione spirituale, non solo con la terra, ma anche con elementi naturali quali il sole, il vento e l’acqua. L’edificio sarà costruito su progetto dall’architetta Mariam Issoufou Kamara, fondatrice dello Atelier Masōmī (Niger): allieva di David Adjaye, ha già ottenuto più di un riconoscimento internazionale, fra cui ilGold Lafarge Holcim Award 2017 per l’Africa e il Medio Oriente vinto da Kamara e Yasaman Esmaili per l’Hikma Community Complex. Nel Bët-bi saranno impiegate tecniche edilizie a basso impatto ambientale, mutuate dalla tradizione locale, facendo largo uso di materiali reperibili in loco e di sistemi per limitare il consumo energetico. Saranno inoltre coinvolte nel cantiere le maestranze artigiane locali. “È un grande onore e un privilegio essere stata selezionata per condurre la progettazione di Bëtbi. Troppo a lungo il patrimonio culturale della nostra regione è stato saccheggiato a beneficio delle collezioni museali”. ha dichiarato Kamara, aggiungendo che “questo progetto rappresenta un’opportunità per realizzare un nuovo tipo di spazio, che sia ispirato alle radici e all’eredità culturale della regione”.

Niccolò Lucarelli

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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