Morto a Milano l’architetto, critico e designer Marco Romanelli. Un ricordo

L’architetto e designer si è spento a 63 anni. Ritorno su una carriera sviluppata sul doppio binario della riflessione teorica e della pratica progettuale

Architetto, designer, critico raffinato e colto, Marco Romanelli (Trieste, 1958 – Milano, 2021) definiva se stesso, in un’intervista rilasciata a Chiara Alessi qualche anno fa, come “uno che ha passato la vita raccontando delle storie, a volte con le parole, a volte con il disegno”. Sul fronte delle parole, ricordiamo quelle spese sulle pagine delle riviste di settore, da Domus ad Abitare passando per Inventario, per spingere giovani talenti meritevoli – gli stessi che oggi, nel pieno della carriera, salutano con commozione la “vecchia quercia” che li ha aiutati, a suo tempo, a prendere il volo – e quelle, ricche di consapevolezza e conoscenza della materia, con cui ha presentato il lavoro e commentato l’eredità di grandi maestri come Gio Ponti, Bruno Munari, Joe Colombo o Gino Sarfatti nelle monografie a loro dedicate. Ricordiamo, inoltre, la verve polemica (ma mai sopra le righe) con cui ha difeso un’architettura “del silenzio”, non urlata: “non dimentichiamoci che il silenzio, tanto in architettura quanto nel design, rappresenta un valido antidoto all’usura” scriveva meno di un anno fa sul magazine del Salone del Mobile. “Come ben sappiamo, infatti, le parole e i segni si consumano nel tempo, provocando un meccanismo di obsolescenza e quindi di rifiuto. Gli oggetti «rumorosi» del nostro passato andranno, prima o poi, a costruire la «discarica» dei nostri figli, al contrario gli oggetti silenziosi continueranno a vivere con noi e con i nostri eredi”.

MARCO ROMANELLI TRA ARCHITETTURA E DESIGN

Sul fronte del disegno, si muove con agilità e delicatezza tra progetti di architettura (nel capoluogo lombardo, ha firmato in una manciata di anni a cavallo tra Ottanta e Novanta i progetti di Casa Savinelli (nel 1989), Casa Gilli (1990), Casa Marchetti (1990-92) e Casa Cocco-Borges (1993-95)), interior design, allestimenti di mostre (per esempio quella su Ico Parisi al Triennale Design Museum di Milano e su Gio Ponti al Design Museum di Londra) e ricerca sul prodotto. Nato a Trieste nel 1958, Romanelli studia architettura in un’altra città di mare, Genova, per poi scegliere Milano, dove apre il suo studio nel 1986 dopo un periodo di lavoro e formazione al fianco di Marco Bellini. Per quasi tre decenni, dal 1988 al 2017, collabora con Marta Laudani, che come lui persegue un design “del significato” e affianca al lavoro negli studi associati di Roma e Milano un’intensa riflessione critica sui temi dell’abitare.

MARCO ROMANELLI ALLA BIENNALE ARCHITETTURA DI VENEZIA

Nel 2004, Laudani e Romanelli partecipano insieme alla Biennale di Architettura di Venezia, dedicata al tema delle metamorfosi, nella sezione “Notizie dall’interno”. Nel 2010, il loro lavoro su una tipologia progettuale fortemente standardizzata ed esente, nella storia recente, da grandi sconvolgimenti – il piatto, su cui i due designer hanno riflettuto con attenzione, progettando nell’arco di tredici anni, dal 1997 al 2010, sette servizi che rappresentano altrettante “variazioni sul tema” – è oggetto di una mostra alla Triennale dal titolo Modificazioni impercettibili in una tipologia immodificabile. Nel 2011, sono tra i vincitori di un Compasso d’Oro collettivo attribuito alla mostra Domo, che nell’ambito della Biennale dell’Artigianato sardo celebrava la tradizione dell’isola reinterpretandola attraverso la creazione di 250 oggetti d’autore.

– Giulia Marani

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Giulia Marani

Giulia Marani

Giornalista pubblicista, vive a Milano. Scrive per riviste italiane e straniere e si occupa della promozione di progetti editoriali e culturali. Dopo la laurea in Comunicazione alla Statale di Milano si specializza in editoria a Paris X-Nanterre. La passione per…

Scopri di più