Ripensare il carcere: al via il concorso di Triennale Milano e San Vittore

La casa circondariale? “Può e vuole diventare un riferimento di eccellenza in grado di trasformare la reclusione in un’opportunità di crescita grazie all’apertura verso l’esterno”. Parola di Giacinto Siciliano, Direttore della Casa Circondariale Francesco di Cataldo – San Vittore, che con Triennale Milano ha indetto il concorso di idee “San Vittore, spazio alla bellezza”.

Rompere il silenzio che avvolge l’edilizia carceraria italiana, agendo in una delle strutture simbolo della regione con il più alto numero di detenuti – ovvero la Lombardia – può essere immediatamente riconosciuto fra i meriti del concorso di idee San Vittore, spazio alla bellezza, lanciato questa settimana da Triennale Milano e dalla Casa Circondariale Francesco di Cataldo – San Vittore. Parte integrante della collaborazione avviata nel 2018 tra le due istituzioni milanesi (che hanno fin qui condiviso il progetto culturale ti Porto in prigione e la successiva esperienza di PosSession, con il suo focus sulla detenzione femminile e sulla pratica quotidiana dell’arte come strumento di recupero), il bando prova a misurarsi col nervo costantemente scoperto della situazione carceraria italiana, facendo appello all’intera comunità dei progettisti in attività, con un’attenzione per gli under 40 e per gli iscritti agli albi degli architetti e degli ingegneri di Milano e provincia.

UN PATRIMONIO EDILIZIO DA RIPENSARE

Da anni afflitte dal sovraffollamento, che secondo le ricerche condotte dall’Associazione Antigone nel 2019 sfiorava il 120%, spesso ricavate in edifici datati, al centro di ricorrenti interventi manutentivi, le case circondariali (e le loro criticità) continuano a essere una presenza ciclica nell’agenda dei governi italiani, senza tuttavia aver fin qui incoraggiato quel radicale ripensamento della condizione detentiva da più parti auspicato. Tuttavia, in fase pre-Covid, proprio Antigone rilevava, fra le novità emerse a livello ministeriale, “il forte accento posto sulla possibilità di ristrutturazione di fabbricati o di riconversione a carceri di edifici nella disponibilità dello Stato”. Potrebbe trattarsi di uno scenario potenzialmente estendibile anche alla Casa Circondariale San Vittore? Il carcere milanese è già più volte finito al centro dibattito politico cittadino per la possibilità di uno spostamento della sua sede (i cui lavori di costruzione si conclusero nel 1889) in un’area extraurbana. Dibattito accompagnato dall’inevitabile carico di opinioni divergenti sul destino della struttura in uso e della zona in cui essa ricade. 

TRIENNALE-SAN VITTORE. IL CONCORSO

Nell’incertezza del quadro complessivo, il concorso di idee sviluppato in collaborazione con Fondazione Maimeri, con il supporto di Shifton e dell’Associazione Amici della Nave , prende intanto in esame le condizioni attuali di San Vittore, con un focus sulle effettività possibilità di intervento nello stabile e sull’area di sua pertinenza. Architetti, designer, urbanisti e ingegneri, in forma individuale o previa costituzioni di gruppi, sono invitati a sviluppare idee in grado di “promuovere una nuova concezione di casa circondariale attraverso la riprogettazione di alcuni spazi del carcere per cambiarne la percezione e migliorarne la funzionalità”. Per la casa circondariale si tratta di “ritrovare la sua centralità nel contesto penitenziario e in quello cittadino, attraverso la progettazione di funzionalità nuove e un pensiero complessivo sulla struttura di forte impatto su detenuti, personale, cittadini e città”. Un obiettivo che potrà essere perseguito operando in sei distinti ambiti di studio, definiti a priori dal bando: il “macro tema” Integrazione con la città è stato declinato in “Area verde/Giardino” e “Area incontri e colloqui”; quello denominato Comunità e spazi abitativi si concentra sulle “Celle e sezioni maschili” e sulle “Celle e sezioni femminili”; in Ricreatività e Benessere, infine, a essere presi in esame sono “Cortili di passeggio” e “Area verde personale, bar/mensa”. L’identificazione di tali settori risulta fondamentale nella prima fase del concorso, in cui ai candidati è richiesto “di sviluppare un concept che delinei la strategia e gli obiettivi progettuali riferiti alle aree di studio individuate”, definendo per almeno due tipologie di spazi “necessità, criticità, potenzialità”, in modo tale da “proporre approcci progettuali, metodologie”. Tali contenuti andranno restituiti attraverso una relazione/manifesto e l’elaborazione di complessive quattro immagini. 

CAMBIARE LA PERCEZIONE DEL CARCERE

Sugli esiti del concorso sarà chiamata a esprimersi una commissione, composta da cinque membri, ovvero esperti nel campo dell’architettura, design, urbanistica e sociologia: entro il mese di febbraio 2021, verranno selezionati sei candidati (senza graduatoria). A ciascuno sarà quindi assegnato un caso studio; con l’affiancamento del team di ricerca, l’organizzazione di sopralluoghi e rilievi presso la Casa Circondariale prenderà il processo di sviluppo dei progetti, da ultimare entro giugno 2021. L’iniziativa, che è coordinata da Lorenza Baroncelli, Direttore artistico e curatore per architettura, rigenerazione urbana e città di Triennale Milano, prevede per il mese di luglio 2021 una serie di eventi pubblici finalizzati alla presentazione dei risultati. Per Giacinto Siciliano, Direttore della Casa Circondariale Francesco di Cataldo – San Vittore, “questa nuova concezione di casa circondariale ha l’obiettivo di cambiare la percezione di questo luogo e innescare un nuovo circolo virtuoso in grado di far ripartire un pensiero positivo iniziando dalla bellezza degli spazi che lo ospitano. La casa circondariale può e vuole diventare un riferimento di eccellenza in grado di trasformare la reclusione in un’opportunità di crescita grazie all’apertura verso l’esterno e a un cambiamento guidato da un pensiero complessivo sulla consapevolezza che la bellezza possa suscitare spontanee sensazioni piacevoli, provocare suggestioni ed emozioni positive e generare un senso di riflessione costruttiva”. Infine, Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano, sottolinea che “Triennale sta portando avanti in modo sistematico collaborazioni con diverse realtà del territorio cittadino, accogliendo iniziative culturali con cui condivide obiettivi e progettualità per essere sempre di più un luogo inclusivo, sensibile alle urgenze del contemporaneo. Il dialogo tra Triennale e la Casa Circondariale Francesco di Cataldo – San Vittore è sempre più intenso e proficuo. Le nostre due realtà si trovano a poche centinaia di metri l’una dall’altra, ma la distanza tra loro è enorme”. Resta sullo sfondo la domanda però: ha senso intervenire su un edificio vecchio e su una galera di concezione ottocentesca cercando di migliorarla o avrebbe più senso valorizzare l’immobile con altre destinazioni e costruire ai margini della città un carcere realmente moderno?

-Valentina Silvestrini

www.triennale.org/trasparenza/call-san-vittore

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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