È morto l’architetto Salvatore Bisogni. Il ricordo di Raimondo Consolante

Raimondo Consolante è architetto, docente di storia dell’arte e della città ed è stato allievo ed assistente di Salvatore Bisogni. In questo articola ricorda per Artribune il maestro scomparso.

La notizia è stata diffusa dall’Accademia di San Luca, che nel 2008 gli aveva conferito il premio della Presidenza della Repubblica. Salvatore Bisogni si è spento martedì 25 settembre a Napoli, la sua città natale, all’età di 86 anni. Progettista, professore di composizione, studioso delle relazioni tra città, architettura e paesaggio, Bisogni è stato uno degli ultimi interpreti di un modo di essere architetto – tutto interno al dibattito italiano della seconda metà del ‘900 – che ha privilegiato il discorso sulla disciplina alla febbrile volontà del costruire.

L’ESPERIENZA DEL QUARTIERE ZEN

Allievo di Ludovico Quaroni e Luigi Cosenza, Bisogni ha firmato con Vittorio Gregotti e Franco Purini il progetto per il quartiere ZEN a Palermo, tentativo generoso e miseramente fallito, per l’insipienza della gestione politica, di fornire alla periferia italiana un disegno riconoscibile e coerente della struttura urbana. Sono gli ultimi anni in cui in Italia ci si pone il problema dell’intervento pubblico nel campo della città e dell’abitazione. Gli stessi anni segnati sempre al sud, nel post-terremoto dell’Irpinia, dalla costruzione dell’ultima città di fondazione italiana: la nuova Pozzuoli, Monterusciello, progettata da un altro protagonista della cultura architettonica della scuola napoletana, Agostino Renna con il quale Salvatore Bisogni aveva esordito con un magistrale studio sulle relazioni tra la città ed il paesaggio, pubblicato da Gregotti su Edilizia Moderna. Poche le opere costruite da Bisogni, tutte a Napoli: un Mercatino rionale a Montecalvario, una Scuola a rione Traiano, un Asilo a Poggioreale. Frammenti di architettura razionale che guardano a tutto il campionario della tradizione moderna italiana, quella che da Giuseppe Terragni ed Adalberto Libera giunge alla Tendenza rossiana, per la quale Bisogni fu chiamato ad esporre nel 2012 al Centre Georges Pompidou di Parigi.

L’ASILO DI POGGIOREALE

Bisogni ha certamente sofferto per lo scarso numero di realizzazioni a fronte di una enorme mole di progetti rimasti sulla carta. Una delusione in parte mitigata dal noto critico di architettura Kenneth Frampton, che recensendo l’Asilo di Poggioreale sulla rivista Casabella nel 1990, definì la facciata prospiciente sulla corte giardino interna un sistema di equilibrio compositivo che nella “sua apparenza complessiva evoca una grandiosità di intenti che raramente si è vista in Italia o altrove nell’ultimo mezzo secolo”. La sua attività di intellettuale ha peraltro fornito il meglio nella lunga carriera di docente universitario che ha svolto con uno spirito di rara indipendenza presso la cattedra di Composizione architettonica. I progetti per il quartiere Montecalvario, nel centro storico di Napoli, più volte presentati a La Triennale di Milano, segnano un contributo potente – anche perché completamente disinteressato – ad una incessante ricerca sui modi del progetto moderno nei contesti stratificati delle città italiane.

UN INTELLETTUALE A SUO MODO TRAGICO

Bisogni ha amato l’architettura in quanto composizione dei fatti urbani, donandole inevitabilmente il pregio di un discorso politico alto, quindi in grado di assumere posizioni precise. L’amore per la ricerca in architettura ha forgiato in lui uno spirito di infaticabile studioso del progetto, innamorandosene al di là delle possibilità concrete di approdo alla costruzione, quasi mai cercate con pari impegno, ma senza mai perdere di vista le problematiche legate al costruire. I suoi, in definitiva, non sono mai stati progetti utopici ma sempre molto concreti e votati alla comprensione della realtà. Scompare così la figura di un intellettuale a suo modo tragico, legato ad uno spirito illuminista e marxista di una Napoli che oggi non c’è più, lontana anni luce dalla speculazione feroce delle Mani sulla Città denunciate dal cinema di Francesco Rosi.

– Raimondo Consolante   

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Redazione

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