Manifesta 12: il progetto di AA Museum Lab al Convento di Sant’Antonino di Palermo. Tutte le foto
Gli studenti dell’AA Museum Lab, diretto da Giulia Foscari, partecipano a Manifesta 12 con Preserving Delay, una mostra-installazione nella quale viene riprodotto l’ecosistema rigoglioso e distruttivo della riserva naturale di Capo Gallo.
Lungo l’arco di due semestri, quattro laboratori di quattro importanti scuole di architettura – Architectural Association e Royal College of Arts di Londra, Tu di Delft e Università degli Studi di Palermo (UNIPA) – hanno delineato possibili scenari futuri per il capoluogo siciliano nel contesto dei Manifesta 12 Studios liberamente ispirati al Palermo Atlas realizzato da OMA. Gli esiti di queste recente sono esposti nel seicentesco ex-mulino del Convento di Sant’Antonino, in occasione di Manifesta 12.Gli studenti del laboratorio di Giulia Foscari – docente e fondatrice dello studio UNA Architecture di Amburgo – hanno indagato la “condizione di isolamento” di Palermo – intesa come forma di resistenza a invasori, a calamità naturali e ad avverse condizioni politiche -, una città che per molti secoli è stata una sorta di epicentro della realtà economica e politica del Mediterraneo. Mossi dall’ambizione di lasciare tracce concrete sul territorio, l’AA Museum Lab ha lavorato a stretto contatto con attori locali per realizzare un’installazione che opera nella soglia disciplinare fra architettura e arte.
PUBBLICAZIONI CHE EMERGONO DA UN ECOSISTEMA
Ogni intervento ha una natura diversa: dal progettare un archivio diffuso per le fotografie di Letizia Battaglia, al consegnare edicole votive in stato di abbandono a comunità straniere insediate a Ballarò; dal trasfigurare la Vucciria con l’installazione di tendaggi trasparenti che evocano l’aula bunker in cui sono stati svolti i più importanti processi anti-mafia, al creare un atlante della sicilianità fondato sugli scritti di Leonardo Sciascia e la ricca filmografia palermitana. Tra le strategie proposte dagli studenti per valorizzare il territorio, c’è anche l’idea di avviare la demolizione delle case abbandonate di Pizzo Sella, inducendo un processo di rinaturalizzazione accelerata con la messa a dimora di specie arboree distruttive: una “natura” che è stata riprodotta negli spazi del Convento. Tutti i progetti vengono presentati sotto forma di pubblicazioni che affiorano all’interno di un’unica installazione, che ricrea l’ecosistema reminiscente della riserva naturale di Capo Gallo. Gli studenti hanno ricostruito in scala 1:1 l’intervento che, provocatoriamente, presuppone di accelerare un processo naturale in aree urbanizzate, come critica sottile al Sacco di Palermo. È questa la singolare scenografia scelta dall’AA Museum Lab, che diventa espressione della condizione di sospensione palermitana, in dialogo con il Giardino Planetario di Manifesta.
– Bianca Felicori
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