Esterni rispetto alle sedi canoniche dei Giardini e dell’Arsenale, i padiglioni di Pakistan, Lituania, Estonia, Montenegro, Romania e Guatemala occupano luoghi peculiari della città lagunare e offrono nuove letture del tema Freespace
Biennale di Architettura di Venezia 2018. Padiglione Pakistan.Photo: Courtesy National Pavilion of Pakistan
Alla suaprima partecipazione, il Pakistan sceglie come sede il Giardino delle Marinaressa, uno spazio evocativo e suggestivo per la vista dell’Isola di San Giorgio e a pochi passi dai Giardini. Il curatore, Sami Chohan, invita tutti i visitatori ad una profonda riflessione sugli spazi pubblici partendo dall’angusta città di Karachi. In pochissimi anni, è passata da uno a venti milioni di abitanti, portando ad una crescita incontrollata e alla totale assenza di spazi ricreativi, tranne per dei piccoli spiazzi che si aprono tra un complesso abitativo e l’altro. Questi diventano luoghi di ritrovo per gli abitanti della città e permettono di creare quel sentimento di comunità e appartenenza fondamentale per un popolo che condivide la stessa cultura. Proprio ricreare questo clima è l’intento del Padiglione che non a caso ha scelto un giardino, incastonato tra gli edifici, come sua sede.
Curatore: Sami Chohan Sede: Giardini della Marinaressa – Giardino di Levante
La parola chiave per la prima partecipazione indipendente della Lituania è “discussione”, intesa come momento di riflessione soprattutto per la natura della Biennale che con la sua struttura dei Padiglioni nazionali porta ad una frammentazione. La Lituania si pone, con The Swamp, al centro (fisico) tra le due grandi sedi espositive – ai Giardini e all’Arsenale -, proponendosi come luogo neutro, intermedio, aperto al dibattito, alla discussione di tematiche calde della nostra società. Durante tutto il periodo della 16. Mostra d’Architettura verranno organizzati workshop e attività all’interno degli spazi del padiglione.
Curatori: Nomeda & Gediminas Urbonas Sede: Il Giardino Bianco Art Space, Castello, Viale Giuseppe Garibaldi 1815 http://swamp.lt/
Che cos’è un monumento? Da cosa e dove deriva la sua funzione? Che ruolo ha? Sono solo alcune delle domande da cui parte la riflessione dei curatori Laura Linci, Roland Reemaa e Tadeas Riha del Padiglione Estonia. In questo Paese, a differenza dell’Europa occidentale, il concetto stesso di monumento non esiste e ad assumere valore sono altre manifestazioni che ai nostri occhi possono apparire senza significato: una scala o un’incisione, ad esempio, a cui viene ricollegata un’implicita carica politica. Per il progetto Weak Monument è stata scelta la Chiesa di Santa Maria Ausiliatrice e proprio per la natura stessa dello spazio i “monumenti” vengono messi a confronto con elementi comuni che (forse) nascondono un profondo valore intrinseco.
Commissario: Raul Järg (Estonian Centre of Architecture) Sede: Santa Maria Ausiliatrice, Castello 450 http://www.weakmonument.com/
Cambiamenti climatici, sviluppo industriale incontrollato, instabilità politica ed economica formano una “tiritera” che quotidianamente viene ripetuta. La curatrice del Padiglione del Montenegro, Sonja Radovic Jelovac, propone di applicare il concetto di resilienza a livello locale come strumento valido per far fronte alle problematiche legate alla nostra epoca; infatti degli interventi mirati possono avere dei risultati inimmaginabili. Il progetto si articola in tre parti: il libro, la mostra e il networking, ciascuno dei quali affronta il tema universale Emerging Resilience.
Curatore: Sonja Radovic Jelovac Sede: Palazzo Malipiero (piano terra), San Marco 3078-3079/A, Ramo Malipiero
5. GUATEMALA – STIGMA
Biennale di Architettura di Venezia 2018. Padiglione Guatemala. UR Project (Ana Aleman, Axel Paredes, Guikkermo Pemueller, Victor Cohen), Tower of Babel-part.tecnica mista, 50x50x50 cm. 2018. Photo: Courtesy Guatemala Pavilion
Anche il Guatemala si conferma come una delle grandi novità della 16. Mostra Internazionale di Architettura; il curatore, il romano Daniele Radini Tedeschi (ha già curato altre edizioni), vuole contrapporsi al tema generale del Freespace che nasce con il preciso obiettivo di attuare un’architettura dal volto umano. Nel Padiglione del Guatemala, invece, vengono presentati progetti utopici, quasi futuristici e monumentali, che fanno riferimento anche a modelli, ad archetipi, del passato. Quindi non più un’idea di architettura a “servizio dell’uomo” ma legata all’imponenza e alla grandiosità delle forme.
Una crescita continua, incontrollata che non lascia respiro tra un’abitazione e l’altra. Quei pochi spazi, quelle piccole intercapedini non occupate da costruzioni diventano un campo da gioco per bambini che con la loro fantasia creano mondi fantastici e immaginari. Proprio dal ricordo comune, dalla memoria collettiva dell’infanzia si sviluppa il progetto del Padiglione della Romania: Mnemonics, che riflette sulla riappropriazione dello spazio delle proprie città.
Curatore: Romeo Cuc Sede: Giardini e New Gallery of the Romanian Institute for Culture and Humanistic Research (Campo Santa Fosca, Palazzo Correr, Cannaregio 2214) http://www.mnemonics.ro/