
Realizzato nel 1958 dal gruppo BBPR – Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers, dopo 60 anni di onorato servizio, mostre e presentazioni dei lavori di alcuni dei più famosi artisti e architetti canadesi, il padiglione del paese nordamericano si accinge alla fase conclusiva di un importante restauro, in previsione della prossima edizione della Biennale Architettura. A curarne il progetto di riqualificazione, iniziato nel 2014 e finanziato con 3 milioni di dollari canadesi dalla National Gallery of Canada, un terzetto di architetti: il milanese Alberico Barbiano di Belgiojoso, erede diretto di uno dei progettisti, il veneziano Troels Bruun di M+B Studio e il canadese Gordon Filewych di onebadant.
PERCHÉ IL CANADA SCELSE BBRP?
In occasione della tanto attesa riapertura, sarà presentata la mostra Canada Builds a Pavilion in Venice: oltre a esporre ricordi e momenti chiave della sua storia, analizzerà perché uno dei più importanti studi di architettura italiani del dopoguerra sia stato incaricato dalla National Gallery of Canada di progettare e costruire il padiglione. Réjean Legault, professore associato all’École de Design dell’Université du Québec à Montréal ed ex capo del Centro studi del CCA / Canadian Centre for Architecture, ha organizzato questa esposizione con il contributo dello storico dell’architettura e del design Cammie McAtee. Canada Builds a Pavilion in Venice fa parte di una più ampia ricerca e documentazione sul padiglione, che include una pubblicazione e un video, prodotto in collaborazione con il National Film Board of Canada. Il progetto ha beneficiato dell’eccezionale collaborazione della Biennale di Venezia, della Soprintendenza per i Beni Architettonici di Venezia e del Royal Architectural Institute del Canada, nonché del supporto di Global Affairs Canada.

UN PADIGLIONE CHE CELEBRA L’ARCHITETTURA DELLE CULTURE INDIGENE
Per quanto riguarda il programma curatoriale messo a punto in occasione di Freespace, il Canada Council of the Arts ha selezionato il progetto UNCEDED, coordinato dall’architetto di fama internazionale, filosofo, attivista per i diritti umani, Douglas Cardinal, classe 1934, insieme ad Anishnawbe Elders. Cardinal ha affermato: “Sono onorato di accettare questa opportunità per mostrare la vera bellezza e il valore delle popolazioni indigene, rappresentando il Canada nell’evento architettonico internazionale più importante e prestigioso”. UNCEDED – scelto attraverso un concorso nazionale – porterà all’attenzione internazionale, analizzandola, l’architettura delle culture indigene di tutta Turtle Island (nome arcaico del Paese). Cardinal si unirà ai co-curatori indigeni Gerald McMaster, autore e docente di cultura visiva indigena e studi curatoriali critici presso l’OCAD University e David Fortin, architetto e direttore della scuola di architettura McEwen dell’Università Laurenziana. È stato inoltre raddoppiato l’investimento precedente: il Canada Council fornirà un contributo di ben $ 500.000
L’OPINIONE DI SIMON BRAULT
Il team curatoriale guiderà una squadra di circa 18 designer indigeni provenienti da tutto il Canada e gli Stati Uniti, tra cui Patrick Stewart, presidente della Task Force indigena, professore associato presso la McEwen School of Architecture e prima persona di origini First Nations (popoli autoctoni) a essere eletto come presidente dell’istituto architettonico della British Columbia. “Siamo come la fenice che emerge dalle ceneri, un popolo di resilienza e bellezza, spirituale, che vive in equilibrio e armonia con la natura. È opportuno che gli architetti indigeni di Turtle Island abbiano l’opportunità di esprimere il loro contributo unico a una visione del mondo in espansione. UNCEDED riflette sul bisogno di riconciliazione del nostro Paese, costringendoci a mettere in discussione la neutralità dei nostri ambienti costruiti e della terra in cui posano” – ha aggiunto Simon Brault, Direttore e CEO del Canada Council for the Arts, intervistato da Artribune in occasione del G7 della Cultura di Firenze – “Ci invita a comprendere la storia profonda della terra, il suo legame inestricabile con l’identità e la cultura, e come può sostenerci nel futuro”.
– Giulia Mura
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