Fare architettura sulle Alpi italiane: un premio, una mostra e una rassegna

Quattro opere si aggiudicano la prima edizione del Premio AAA – Architetti Arco Alpini, cui si lega anche una rassegna diffusa che raccoglie il meglio dell’architettura contemporanea alpina italiana.

Sono unificati dall’essere stati costruiti ad alta quota i quattro interventi vincitori del Premio AAA – Architetti Arco Alpini, un nuovo riconoscimento promosso dall’associazione omonima alla cui fondazione, nel maggio scorso, hanno scelto di aderire 9 Ordini degli Architetti PPC. Ultimate tra il 2010 e il 2015, le opere premiate ricadono nelle province di Cuneo e Bolzano e, seppure di cubature diverse tra loro, offrono una chiara testimonianza di cosa implichi per i progettisti misurarsi con le urgenze del territorio montano. Il recupero della Borgata Paraloup, a 1360 metri di quota in Valle Stura (Cuneo), curato dagli Architetti Dario Castellino, Valeria Cottino, Giovanni Barberis e dal Prof. Daniele Regis; il poetico capanno Wood and the dog, di appena nove metri quadri, collocato a Paesana (Cuneo) su progetto di StudioErrante Architetture; il rinnovamento della piazza dell’Abbazia di Novacella (Bolzano), firmato da Markus Scherer Architekt e gli oltre 8.000 metri cubi del complesso residenziale di Feld72 Architekten ad Appiano (Bolzano), sono stati selezionati dalla giuria incaricata tra 246 candidature; 22 quelle confluite nella rosa finale. Concepite con “coraggio, riflessione, semplicità e qualità”, questa selezione di oltre venti opere confluisce in una mostra diffusa, aperta in contemporanea in 9 città dell’Italia settentrionale.

UNA MOSTRA SENZA PRECEDENTI

Oltre al Museion di Bolzano, la rassegna è ospitata, secondo vari periodi di apertura, nello Chalet Trento di Madonna di Campiglio (Trento), nella Sala espositiva Hôtel des États di Aosta, nella Sede Ordine Architetti di Belluno, al Rifugio Paraloup di Rittana (Cuneo), a Castel Masegra di Sondrio, a Casa Olimpia, Sestriere (Torino), a Palazzo Morpurgo di Udine e a Palazzo S. Francesco, Domodossola (Verbania). Morfologia, clima, quota, habitat impongono agli architetti di agire nei confronti dei temi infrastrutturali, residenziali, museali, ricettivi, scolastici, ricreativi o produttivi con un atteggiamento ambivalente, mettendo in campo un atteggiamento di sfida e una volontà di superamento dei limiti cui mai può venir meno il rispetto per il contesto di inserimento. Come hanno voluto sottolineare i giurati, Bernardo Bader, Sebastiano Brandolini, Quintus Miller: “Le Alpi italiane presentano forti disomogeneità, il che corrisponde alla loro ricchezza. (…) In Italia, non esiste un’identità alpina abbastanza tipica da essere riassumibile in un’unica immagine, forma o materiale. La giuria del Premio “AAA – Architetti Arco Alpino” non poteva prescindere da questo dato di fatto oggettivo, risultante dalle peculiarità della geografia, dell’economia, della società e della storia recente del nord Italia. Le Alpi, per noi giurati, non possono essere considerate soltanto come un luogo idilliaco, naturalistico, privo di problemi e slegato dalla “civiltà di pianura” a pochi chilometri di distanza. Ogni architettura delle Alpi italiane si trova, nel bene e nel male, a dover riflettere sulla complessità di questa situazione dinamica, stratificata e contraddittoria”.

Valentina Silvestrini

http://www.architettiarcoalpino.it/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

Scopri di più