Architettura, in Giappone, significa innanzitutto casa. Se possibile, unifamiliare. Era il 1945, la guerra era finita, il Paese distrutto, la priorità era ricostruire uno spazio accogliente e intimo, da cui poter ripartire. Una dimora, quindi, che i sopravvissuti iniziarono a costruirsi da soli, inaugurando una tradizione architettonica sopravvissuta al tempo, in cui si sono cimentati tutti i più grandi architetti, da Kenzo Tange a Toyo Ito, da Kazuyo Sejima a Shigeru Ban.
LA MOSTRA
Prende le mosse da queste tematiche The Japanese House – architettura e vita dal 1945 a oggi, la mostra allestita al Maxxi di Roma in collaborazione con Japan Foundation, Barbican Centre e Museum of Modern Art Tokyo. Curata da Pippo Ciorra, e protagonista dell’omonimo documentario in onda lunedì 5 dicembre su Sky Arte HD, l’esposizione riunisce disegni, modelli, fotografie e video, efficacemente presentati nel display firmato da Atelier Bow-Wow in collaborazione con il Maxxi. L’obiettivo è ripercorrere la storia e le evoluzioni architettoniche del modello abitativo per antonomasia, tra esperimenti, rivisitazioni e richiami al passato. In un dialogo continuo fra innovazione e tradizione.
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