Dopo 30 anni di abbandono, il Castello di Sammezzano in Toscana acquisito da un imprenditore. Parte la riqualificazione
La svolta arriva grazie a Giorgio Moretti che ha confermato l'acquisto dell'unico esempio di architettura orientalista in Italia, con l'obiettivo di restaurarlo e restituirlo alla comunità

Riccamente decorato da stucchi policromi, mosaici, cupole e bassorilievi: così si presenta il Castello di Sammezzano a Reggello, in Toscana, unico esempio di architettura orientalista in Italia. L’edificio – e il suo parco storico di 65 ettari – per decenni ha riversato in una condizione di abbandono fino al 2 maggio 2025, data che sancisce la svolta per il Castello grazie all’acquisto da parte della famiglia fiorentina Moretti.
Un’operazione costata “18 milioni di euro”, si legge su Corriere Fiorentino, a cui si sommeranno “almeno altri 50 per la ristrutturazione”, per avviare i lavori di restauro che coinvolgeranno anche il parco.
“Ci sono ancora passaggi da fare”, ha spiegato al giornale fiorentino l’imprenditore Giorgio Moretti, già noto a Firenze per aver fondato Angeli del Bello (comunità di volontariato volta alla cura degli spazi pubblici) e per aver vestito i panni di presidente del Quadrifoglio (società di raccolta gestione dei rifiuti). “Ad esempio devono trascorrere trenta giorni per i possibili ricorsi e c’è la prelazione dello Stato per 60 giorni a partire da metà maggio”.

Il Castello di Sammezzano in Toscana: dagli Emirati Arabi all’Italia
Dal 1999, il Castello era di proprietà della società Sammezzano Castle, che però è fallita nel 2017. In quello stesso anno sembrava che lo storico palazzo dovesse essere acquistato da una società degli Emirati Arabi per 15 milioni di euro ma, a giugno del 2017, il “tribunale fallimentare annullò l’acquisto in quanto l’offerta sarebbe risultata non valida”. Le ulteriori aste per poter cedere il prestigioso complesso e il suo ampio giardino erano andate deserte, fino alla svolta (quasi certa) con la “proposta di concordato per l’acquisto da parte della famiglia Moretti”.

Il Castello di Sammezzano in Toscana: la storia
Il Castello di Sammezzano ha assunto l’aspetto attuale grazie all’opera di Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragonache trasformò e ampliò l’edificio preesistente tra il 1843 e il 1889, dedicando a questa impresa titanica gran parte della sua vita.
La tenuta di cui fa parte Sammezzano appartenne poi a famiglie molto importanti: in particolare gli Altoviti, poi, per volere del Duca Cosimo, passò a Giovanni Jacopo de’ Medici che a sua volta la vendette a Sebastiano Ximenes, restando in famiglia fino all’ultimo erede, Ferdinando, che morì nel 1867.
Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona nacque a Firenze il 10 marzo 1813 e, influenzato dall’Orientalismo, iniziò a modificare la struttura esistente del castello e realizzare nuove sale: la Sala d’Ingresso nel 1853, il Corridoio delle Stalattiti nel 1862, la Sala da Ballo nel 1867 fino alla Torre centrale che riporta scolpita la data del 1889. Ferdinando morì il 18 ottobre 1897. La proprietà passò alla figlia Marianna, sposata Paolucci, che morirà a Sammezzano il 7 dicembre 1919, dopo che aveva fatto traslare la salma del padre e degli altri antenati nel sepolcreto fatto realizzare nel piccolo cimitero vicino alla chiesa di Sociana.

Il parco del Castello di Sammezzano in Toscana
Contraddistinto da una profonda fascinazione per la botanica, Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona riorganizzò anche l’ampia area verde che circonda il palazzo. Nei 65 ettari che incorniciano il castello, Ferdinando decise di collocare numerose piante rare ed esotiche che dovevano avere la duplice funzione di abbellire gli esterni e accogliere gli ospiti. Tra le piante che (ancora) abitano l’ampio parco spiccano grandi sequoie, lecci, roverelle, la sughera, come anche laceri e ginepri, per citarne solo alcune.
Valentina Muzi
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