A Milano la Galleria Raffaella Cortese compie 30 anni. Intervista alla gallerista

Una storia che affonda le sue radici nel 1995. È quella della galleria d'arte milanese di Raffaella Cortese, tra le più autorevoli e riconosciute in Italia. Volevamo conoscere le tappe fondamentali che hanno segnato questi primi trent'anni di attività, e abbiamo fatto qualche domanda alla gallerista

Da sempre fedele al quartiere di Città Studi a Milano, la gallerista Raffaella Cortese si è contraddistinta nel variegato mondo delle gallerie d’arte milanesi per la sua proposta e la sua ricerca, tanto da essere diventata una delle più affermate nel panorama italiano.
A oggi si contano trent’anni di mostre di artisti internazionali, collaborazioni con istituzioni e l’apertura di una nuova sede ad Albisola Superiore, in provincia di Savona.
Tra obiettivi raggiunti e piani futuri, abbiamo deciso di rivolgere qualche domanda alla gallerista Raffaella Cortese.

Zoe Leonard, installation view from Excerpts from Al Río / To the River, Galleria Raffaella Cortese, Milano, 2023. Ph: Andrea Rossetti / Héctor Chico. Courtesy the Artist and Galleria Raffaella Cortese, Milano - Albisola
Zoe Leonard, installation view from Excerpts from Al Río / To the River, Galleria Raffaella Cortese, Milano, 2023. Ph: Andrea Rossetti / Héctor Chico. Courtesy the Artist and Galleria Raffaella Cortese, Milano – Albisola

La storia della Galleria Raffaella Cortese di Milano

Era l’11 maggio del 1995 quando Raffaella Cortese ha aperto la galleria in Città Studi a Milano. “La prima mostra nasce proprio nel mio appartamento da studentessa e viene dedicata all’artista Franco Vimercati, tra i primi italiani a utilizzare concettualmente il medium della fotografia già dagli Anni Settanta”, racconta la gallerista, sottolineando quanto il vivace dibattito sul valore della fotografia concettuale dell’epoca segnò la programmazione espositiva.
A contraddistinguere la galleria è sempre stata l’indagine sulla varietà e la complessità dei linguaggi dell’arte contemporanea, presentando per la prima volta in Italia artiste americane come Roni Horn, Barbara Bloom e Jessica Stockholder per citarne solo alcune.
Con gli Anni Duemila, invece, si aprono nuove collaborazioni che confermano l’attenzione della galleria per l’arte femminile (e femminista) con le prime mostre personali di Jitka Hanzlovà, Kiki Smith, Zoe Leonard e Kimsooja, per poi aprirsi a mostre collettive nel 2002 riunendo le opere di Sophie Calle, Destiny Deacon, Annette Messager, Gina Pane, Carol Rama e Jana Sterbak, fra le altre, nella prima mostra collettiva intitolata Perturbamento, dall’omonimo romanzo di Thomas Bernhard. Nel 2022 Raffaella Cortese decide di aprire una nuova sede ad Albisola Superiore oltre alle sedi sparse lungo Via Stradella a Città Studi a Milano. Intanto Raffaella partecipa attivamente all’attività dell’ANGAMC, l’Associazione Nazionale delle Gallerie, con il ruolo di vice-presidente, e rappresenta l’Italia nella F.E.A.G.A. (Federation of European Art Galleries Associations).

Intervista alla gallerista Raffaella Cortese

La galleria compie trent’anni di attività. Quali sono state le tappe più significative della sua crescita?
La narrazione lineare e trasparente che si è sviluppata in questi trent’anni si è costruita attraverso incontri fondamentali e magici con artisti, collezionisti e curatori.
Ogni mostra è stata una costruzione del pensiero e dell’identità della galleria e l’apertura progressiva di nuovi spazi nella stessa via, ultimo dei quali lo scorso settembre, e poi la nicchia ad Albisola in Liguria, è stata una metafora di questa evoluzione, graduale e intenzionale. 
Negli ultimi anni, l’incontro con la poesia ha aperto nuove prospettive e continuo a ricercarne connessioni sottili con il mondo dell’arte visiva.

Ci spieghi meglio…
Mi affido alla poesia non solo come linguaggio, ma come modo di guardare al mondo: un approccio più sensibile, profondo, sintetico e immaginifico, che ha nutrito lo scambio con le pratiche degli artisti e sul ruolo della galleria come spazio di pensiero.

Per sottolineare questi tre decenni, abbiamo scelto il disegno di Roni Horn, artista con cui il dialogo è stato tra i più profondi e longevi: un segno di continuità ma anche di visione poetica al futuro.

Negli Anni Duemila nascono nuove collaborazioni con artiste femminili (e femministe). Quanto è importante supportare questa tipologia di ricerca, soprattutto in correlazione con la nostra società?
Sin dall’inizio ho intrapreso un percorso sempre più consapevole legato alla ricerca artistica femminile e femminista. È stata una scelta naturale, dettata dalla necessità di ascoltare voci che spesso, nella storia dell’arte ma non solo, sono state marginalizzate o escluse. 
Il mio approccio è sempre stato fondato su un femminismo inteso come confronto, mai come esclusione.
 Collaborare con artiste come Zoe Leonard, Kiki Smith, Yael Bartana, Anna Maria Maiolino, Martha Rosler, Monica Bonvicini e Gabrielle Goliath ha rappresentato un modo per costruire una visione alternativa, capace di mettere in discussione le narrazioni dominanti.
Oggi più che mai, sostenere queste ricerche è fondamentale: in un mondo ancora segnato da disuguaglianze, l’arte può offrire una lente per interrogare la realtà e trasformarla. 
Cito in particolare tre letterate, Carla Lonzi, Susan Sontag e Chimamanda Ngozi Adichie che da sempre e ancora oggi articolano la mia autocoscienza femminile.

In questi trent’anni di attività, quanto e come è cambiato il collezionismo?
Ho iniziato la mia esperienza con collezionisti come Panza di Biumo e sono accompagnata fedelmente da anni da alcuni veri appassionati d’arte. Preferisco utilizzare questa espressione, in quanto la modalità di collezionare è mossa oggi da motivazioni molto diversificate. 
Credo ancora nel valore emotivo e culturale dell’acquisizione, in quel gesto che nasce da un’intuizione, da un’emozione, da un’urgenza interiore e da una presa di coscienza.
 Questo tipo di collezionismo esiste ancora, ed è quello che cerco di coltivare e incoraggiare. 
Lavorando con artisti che condividono questa visione, ho potuto mantenere uno spazio in cui il mercato non è solo transazione ma anche relazione, fiducia, approfondimento. Il collezionista, in questo senso, è parte attiva del processo culturale. Più che parlare di un collezionismo in crisi, parlerei di una sua metamorfosi: oggi è importante accompagnare queste trasformazioni con senso critico e responsabilità, oltre la mera perversione speculativa.

Quali sono le sue considerazioni in merito all’attuale status del mercato dell’arte?
Il mercato dell’arte sta vivendo una fase complessa. La crisi che ha avuto inizio nell’autunno scorso è ancora in atto, e le sue radici affondano in dinamiche economiche e politiche globali che sono sotto ai nostri occhi. Ci troviamo di fronte a un sistema che ha perso alcuni dei suoi punti di riferimento e che fatica a trovare nuove modalità di sostenibilità, in un panorama di un sostentamento pubblico impoverito, fatto di tagli e tassazioni disuguali, e di una pericolosa indifferenza per la cultura.
È evidente che alcune regole su cui il sistema dell’arte si è basato finora non sono più compatibili con il presente. Tuttavia, nei momenti di crisi si aprono anche possibilità di riflessione e creatività. È una fase che richiede attenzione, capacità di ascolto, flessibilità e innovazione.

Nazgol Ansarinia, installation view from Lakes Drying, Tides Rising, Galleria Raffaella Cortese, Albisola, 2025. Ph. Simone Panzeri Courtesy the Artist and Galleria Raffaella Cortese, Milano - Albisola
Nazgol Ansarinia, installation view from Lakes Drying, Tides Rising, Galleria Raffaella Cortese, Albisola, 2025. Ph. Simone Panzeri Courtesy the Artist and Galleria Raffaella Cortese, Milano – Albisola

Il futuro della Galleria Raffaella Cortese

Come immagina il futuro della galleria (e delle gallerie d’arte in generale)?
Resto profondamente appassionata al mio lavoro e sento la necessità di reinventarmi.
La crisi del sistema attuale è profondamente culturale: ci siamo da una parte adagiati su rituali troppo rigidi, e dall’altra su consuetudini che vengono prese dal mondo della moda e dello spettacolo, che non rispecchiano più il senso profondo dell’arte e non rispettano il tempo del pensiero.

Quindi come immagina il futuro?
Immagino un futuro in cui la tecnologia e l’intelligenza artificiale (strumenti che ad oggi sono alla base di pratiche artistiche che interrogano il nostro intero modo di concepire il mondo), ci daranno sempre più la possibilità e il tempo di dedicarci al lavoro creativo e alle relazioni, tenendo sostanzialmente al centro l’essere umano. Di relazioni umane è fatto il nostro lavoro.
 Oggi penso alla continuità e la profondità del dialogo che porto avanti da anni con gli stessi artisti, che ho accompagnato e mi hanno accompagnato in un’evoluzione naturale dei rapporti, tenendo fermo l’impegno e la dedizione nei confronti delle loro pratiche.
La mostra appena aperta di Roni Horn è un’occasione preziosa per guardare al passato con gratitudine e al futuro con consapevolezza. Stiamo lavorando su nuove collaborazioni, nuove geografie, nuove forme di ascolto perché credo in una galleria in continua evoluzione.
Nel mese di giugno inaugureremo ad Albisola un progetto di Liliana Moro, il cui lavoro appartiene ad alcune delle pagine più interessanti dell’arte italiana degli Anni ’90 e che ritrova oggi nuova vitalità. Il progetto anticipa la sua personale in galleria a Milano nel settembre del 2026.


Consigli per un giovane che vorrebbe intraprendere la tua stessa strada?
Sono persuasa che la scena italiana di giovani galleristi sia molto interessante, che è un motivo di grande ottimismo. È per questo che il progetto di Albisola trova il suo senso nell’invitare insieme all’artista, anche la galleria di riferimento.
 Dai giovani preferisco apprendere, piuttosto che consigliare.

Valentina Muzi

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Valentina Muzi

Valentina Muzi

Valentina Muzi (Roma, 1991) è diplomata in lingue presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento DELF e DELE. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla…

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