Scrupoloso e attento. Renato Barilli ricorda Luciano Caramel

È una storia di amicizia quella che legava il critico bolognese Renato Barilli al collega Luciano Caramel, recentemente scomparso. In questo ricordo c’è spazio per aneddoti e vita vissuta

E così se ne è andato un altro mio coetaneo, Luciano Caramel (Como, 1935 – Erba, 2022). Mi sento sempre più come la vittima esposta ai colpi di un lanciatore di coltelli che prima o poi prenderà la mira giusta. Caramel, a cui mi ha legato una lunga e produttiva amicizia, potrebbe essere definito un Gran Lombardo, un’espressione se non sbaglio coniata per uno scrittore come Elio Vittorini, ma che, trasferita in campo artistico, potrebbe valere per il nostro Luciano, che per tutta la vita si è destreggiato tra Como e Milano, e con tanti meriti. Scrupoloso studioso di Medardo Rosso, ma anche lucido ricostruttore del percorso di Sant’Elia. Sapeva passare infatti da un’attenzione a protagonisti di forte caratura esistenziale, quasi alle soglie dell’Informale, ad altri che invece erano più attenti ai richiami del rigore, come per esempio tutti gli astrattisti lombardi degli Anni Trenta, Rho, Radice, Reggiani, una strada su cui io ero riluttante a seguirlo.

LUCIANO CARAMEL E LA CRITICA

E ci fu pure un momento di quasi baruffa tra noi, quando nell’84, a dodici anni di distanza da un ruolo analogo da me tenuto, fu chiamato a dirigere la selezione italiana alla Biennale di Venezia di quell’anno. Bei tempi, in cui ai nostri artisti veniva ancora assegnata l’ala destra del Padiglione centrale, prima che venissero relegati in una sede, certo spaziosa, ma funestata dalla estrema lontananza e da un buio sempre incombente. In quell’occasione io mi attendevo da lui una maggiore attenzione rivolta ai miei Nuovi-nuovi, il che non fu, come del resto discendeva dall’obiettività con cui esercitava la sua professione, attento a non concedere più del dovuto alle mode del momento. Del resto, una simile capacità di giudizio aperto ed equanime in qualche misura l’ha affidata al migliore dei suoi allievi, a Francesco Tedeschi, che aveva anche chiamato a dirigere il corso DAMS nella sezione dell’Università Cattolica aperta a Brescia. E dobbiamo proprio a Tedeschi, chiamato in seguito a curare per le Gallerie d’Italia, in piazza del Duomo, un’antologia dei valori in campo, una scrupolosa rassegna che resta ancor oggi a dare scrupolosa testimonianza di tutti i movimenti recenti, non lasciandosi imprigionare dalla solita e abusata supremazia concessa alla Transavanguardia.

L’AMICIZIA TRA CARAMEL E BARILLI

Mi è caro chiudere questa breve commemorazione ricordando un viaggio compiuto insieme, io con mia moglie Alessandra Borgogelli, lui col suo fido e premuroso parente Nando, al Cairo, su invito in un lussuoso hotel proprio a discutere sull’arte d’oggi, con finale visita alle Piramidi, da scolaretti in vacanza, ma anche pieni di rabbia perché costretti da una banale compagnia di viaggi a fare mille soste in mercatini e suk, allontanando il momento del magico incontro con quei plurisecolari monumenti. Ma facemmo in tempo a scambiarci tanti commenti, pettegolezzi, note di un diario orale.

Renato Barilli

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Renato Barilli

Renato Barilli

Renato Barilli, nato nel 1935, professore emerito presso l’Università di Bologna, ha svolto una lunga carriera insegnando Fenomenologia degli stili al corso DAMS. I suoi interessi, muovendo dall’estetica, sono andati sia alla critica letteraria che alla critica d’arte. È autore…

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