Maestro, compositore, saggista, traduttore: i 90 anni di Giacomo Manzoni celebrati in tutta Italia

Un docu-film e una serie di incontri musicali nei cinema di Milano, Genova e Fiesole festeggiano una grande personalità della musica del nostro tempo. Scopriamo una figura emblematica di intellettuale umanista

Il 26 settembre compie 90 anni uno dei più grandi compositori viventi, il milanese Giacomo Manzoni, la cui traiettoria di vita e di lavoro, davvero fuori dal comune, era già stata riconosciuta nella Biennale Musica del 2007, quando fu insignito del Leone d’oro alla carriera. Per celebrare degnamente questa ricorrenza, il musicologo e regista Francesco Leprino ha preparato un docu-film intitolato Manzoni90 (produzione Al Gran Sole), che verrà proiettato a Milano al Cinema Arlecchino proprio il giorno del compleanno con un incontro musicale alla presenza del Maestro. Altre proiezioni seguiranno a Genova (29 settembre), Fiesole (3 ottobre), ancora Milano (15 ottobre, questa volta presso gli Amici del Loggione del Teatro alla Scala) e in altre città con date da destinarsi, tra le quali Venezia, Roma, Bologna. Tutte le proiezioni saranno precedute da esecuzioni dal vivo di lavori dello stesso Manzoni.

Giacomo Manzoni. Documentario Manzoni 90

Giacomo Manzoni. Documentario Manzoni 90

MAESTRO E COMPOSITORE, SAGGISTA E TRADUTTORE, UMANISTA E INTELLETTUALE

È difficile sintetizzare in poche righe oltre sessant’anni di attività di un musicista che, a sua volta, è stato maestro di diverse generazioni di altri compositori. Non a caso, nel film di Leprino si ascoltano le voci di suoi tre illustri allievi: Adriano GuarnieriFabio Vacchi e Giovanni Verrando. Manzoni è stato critico musicale per l’Unità, saggista (il suo libro Guida all’ascolto della musica sinfonica è diventato ormai un classico), traduttore e infine interprete. Sebbene parli poco e quasi malvolentieri di questa sua ultima attività, vale la pena ricordare la sua presenza come pianista nell’orchestra che montò il Piccolo Teatro nel 1956, sotto la direzione di Bruno Maderna, per eseguire in prima italiana L’opera da tre soldi di Brecht/Weill, con la regia di Giorgio Strehler. C’è poi il Manzoni umanista, laureatosi all’Università Bocconi di Milano in lingua tedesca con una tesi su Thomas Mann, personaggio che ebbe anche modo di conoscere personalmente in Svizzera. Non si deve tuttavia pensare a una personalità frammentata, a un procedere erratico attraverso discipline diverse. Al contrario: Manzoni è e sarà sempre un intellettuale organico nel senso gramsciano della parola, per il quale – per esempio – i fortissimi interessi extra-musicali, soprattutto letterari, hanno sempre fornito un sostrato formidabile alle sue composizioni. Allo stesso modo, la sua attività di critico “militante”, attento cioè ai nuovi fermenti artistici del nostro Paese, lo portò a riflettere sull’organizzazione musicale, contribuendo con le sue idee al tentativo di svecchiare l’anchilosata cultura italiana del secondo dopoguerra.

Giacomo Manzoni. Documentario Manzoni 90

Giacomo Manzoni. Documentario Manzoni 90

GIORGIO MANZONI: UN CATALOGO MUSICALE ESTESO, MELODRAMMA COMPRESO

Dal punto di vista compositivo, il suo catalogo musicale è molto esteso; sin dagli Anni Cinquanta, Manzoni si distingue per un linguaggio estremamente essenziale, memore della grande lezione della Seconda Scuola di Vienna (il suo amato Schönberg, ma anche Berg e Webern), senza però quel dogmatismo esacerbato che, per esempio, contraddistingueva un compositore della taglia di Pierre Boulez; così Manzoni, volente o nolente erede della tradizione del melodramma italiano, si dedica sin dai primi anni della sua attività alla composizione teatrale: La sentenza (1960) su testo di Emilio Jona, di chiara ascendenza brechtiana, è il primo lavoro in quest’ambito (se si esclude il saggio di conservatorio intitolato La legge); poi Atomtod (1965), eseguita a Milano alla Piccola Scala e diretta da un giovanissimo Claudio Abbado; a seguire Per Massimiliano Robespierre (1974), data in prima assoluta al Comunale di Bologna; e infine, come ultimo lavoro teatrale (per il momento) il Doktor Faustus, messo in scena alla Scala di Milano con grandissimo successo nel 1989, con la regia di Robert Wilson. Proprio quest’ultima opera – il cui libretto, redatto dallo stesso compositore, è tratto dall’omonimo romanzo di Mann, del quale Manzoni aveva curato anche la traduzione in italiano – corona molti anni di riflessione attorno al tema del linguaggio (anche musicale), ossia sulla maniera di scrivere musica in modo attuale, che tenga presente, dialetticamente, sia i cascami della storia, sia la ricerca di forme espressive nuove, sintetizzate dal recupero di momenti (musicali) ben selezionati del passato. Nell’opera Doktor Faustus questo “momento musicale” è costituito dalla Nona Sinfonia di Beethoven, ossia l’emblema dell’anelito borghese a un ideale di umanità piena, che però sarebbe poi sfociato, secondo Mann, nel suo esatto contrario, negli orrori del nazismo.

Giacomo Manzoni e Francesco Leprino. Documentario Manzoni 90

Giacomo Manzoni e Francesco Leprino. Documentario Manzoni 90

GIACOMO MANZONI, UN AUTORE CHE TOCCA TUTTI I GENERI MUSICALI

Nella sua carriera, Manzoni è stato in grado di toccare quasi tutti i generi musicali. Diversi e importanti sono i lavori per orchestra, tra i quali ricordiamo Insiemi del 1967; così come quelli per coro e orchestra: formidabile il suo Parole da Beckett, composto nei primi Anni Settanta; poi nel 1992 Il deserto cresce, commissione della Filarmonica della Scala su testi di Nietzsche. Importanti anche le partiture scritte per strumento solista e orchestra: da citare senza dubbio Masse. Omaggio a Edgar Varèse, del 1977, eseguito in prima assoluta da Maurizio Pollini alla Komische Oper e poi inciso dallo stesso pianista milanese in compagnia della Filarmonica di Berlino diretta da Giuseppe Sinopoli. Da non dimenticare anche la musica da camera, nella quale si trovano molti lavori fondamentali come Trame d’ombre (1998, per due voci, coro e gruppo strumentale) o il quartetto Oltre la soglia (2000): qui il soprano ha il compito di intonare, musicati da Manzoni, i testi di sette poetesse suicide, tra le quali Amalia Rosselli, Sylvia Plath o Anne Sexton. Proprio nell’eccezionale varietà dei testi letterari selezionati e musicati da Manzoni appare il riflesso della sua inquietudine come compositore, sempre alla ricerca di un linguaggio nuovo, che renda impossibile l’adattarsi acriticamente a stilemi compositivi ereditati pedissequamente dalla tradizione. Anche in questo senso si esplicita il famoso “impegno civile” di Manzoni, che non rinuncia mai a una personalissima lotta col materiale musicale, da lui continuamente interrogato, rivisitato, rielaborato, con una tensione che non trova requie. In ciò risiede una delle grandi lezioni che ha tramandato alle future generazioni, ossia quella di non adagiarsi mai sugli allori di uno “stile”, ma di ricominciare sempre dalla pagina bianca e dai suoi “orrori”, dalle inquietudini che genera appunto l’atto creativo quando è totalmente libero, inquietudini che devono essere trasformate in opportunità.

– Federica Lonati

Manzoni 90.
Milano, Cinema Arlecchino – Cineteca Milano
26 settembre, ore 18.30
Prima della proiezione Hsiaopei Ku (soprano), Sala Nallbani (flauto) e Maria Ciavatta (violino) eseguono brani di Giacomo Manzoni
Genova, Teatro Carlo Felice
29 settembre, ore 19
Fiesole, Scuola di Musica di Fiesole
3 ottobre, ore 19
Milano, Amici del Loggione del Teatro alla Scala
15 ottobre, ore 16
www.gransole.net

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Federica Lonati

Federica Lonati

Federica Lonati (Milano, 1967), giornalista professionista italiana, dal 2005 vive a Madrid. Diploma al Liceo Classico di Varese e laurea in Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, si è formata professionalmente alla Prealpina, quotidiano di Varese, scrivendo di cronaca,…

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