Franco Battiato dalla musica all’arte. La storica intervista di Demetrio Paparoni

Pubblichiamo l’intervista di Demetrio Paparoni a Franco Battiato uscita sul numero 32-33 di “Tema Celeste” nell’autunno del 1991. È lo stesso autore, a pochi giorni dalla morte, a commentarla e a descrivere la loro amicizia in una lettera inviata a Massimiliano Tonelli che qui ripubblichiamo

Caro Massimiliano,

Franco e io eravamo amici, ho organizzato un suo concerto a Siracusa quando ero ventenne e siamo stati sempre in contatto. Ogni tanto andavo a trovarlo a Milo, che dista circa un’ora da Siracusa, e qualche volta ha cantato dal vivo apposta per me brani inediti, appena scritti, usando un computer per la base musicale. Non dimenticherò mai quando mi ha telefonato per dirmi che aveva scritto un pezzo nuovo e voleva che lo ascoltassi. Quel brano era Povera patria. Nella sua casa di Milo Franco aveva messo a punto una sorta di ritiro interreligioso, con immagini sacre appartenenti a diverse religioni alle pareti. Coprì gli occhi con una mano e concentrandosi cantò quell’incredibile brano. Per me e Maria, mia moglie, fu davvero emozionante. Quella volta con noi c’era anche Giusto Pio. Franco voleva che vedessi i suoi lavori, Pio era un astrattista. Ricordo che Pio mi disse: “Franco pensa di avere ancora bisogno di me, ma non è così. Non serve che trascriva per lui le sue musiche su pentagramma. Oggi con il computer queste cose le fai senza problemi”. Non sono le parole esatte che mi disse, ma il senso era quello.

Lieder, mon amour. Al di là del modernismo. Intervista di Demetrio Paparoni a Franco Battiato, Tema Celeste, n. 32 33, 1991

Lieder, mon amour. Al di là del modernismo. Intervista di Demetrio Paparoni a Franco Battiato, Tema Celeste, n. 32 33, 1991

Lieder, mon amour. Al di là del modernismo. Intervista di Demetrio Paparoni a Franco Battiato, Tema Celeste, n. 32 33, 1991

Lieder, mon amour. Al di là del modernismo. Intervista di Demetrio Paparoni a Franco Battiato, Tema Celeste, n. 32 33, 1991

LA MORTE DI FRANCO BATTIATO

Quando Franco è morto non ho voluto scrivere niente su di lui perché ho avuto la sensazione sgradevole che ci fosse una gara da parte di molti ad appuntarsi il suo nome sul petto, come fosse una medaglia. E Franco di “amici” ne aveva davvero tantissimi. Era un uomo generoso e gentilissimo con tutti. Durante una conferenza a Bologna, fatta insieme a Franco Mussida della PFM, ci tenne a dire che aveva conosciuto Anohni (della celeberrima band Antony and the Johnsons) attraverso di me. Anohni, che avevo conosciuto attraverso Lou Reed, mi aveva dato dei CD da far avere a qualche amico a Siracusa. Franco aveva una casa anche a Milano non distante da dove abitavo io allora. Gli portò il CD mio figlio Amedeo in bicicletta, con un biglietto: “Con questo cantante dovresti far qualcosa”. Poi questo è accaduto realmente. Quando Franco è morto non avevo voglia di scrivere nulla, ma chiesi a Rita Zappador di far scrivere qualcosa ad Anohni apposta per il quotidiano Domani. Cosa che Anohni fece. La sua lettera aperta è stata il ricordo più bello ed emozionante che ho letto di Franco.

Demetrio Paparoni

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