Migranti climatici. Intervista a Stefano Boeri

Grazie alla ricerca scientifica imposta dagli effetti dei cambiamenti climatici, il futuro della specie umana su Marte non è più un’utopia. Con l’installazione da lui curata per space&interiors, Stefano Boeri ci guida alla scoperta degli ultimi scenari abitativi – certamente radicali, ma oramai anche attuabili – progettati per la nostra vita sul Pianeta Rosso.

Secondo il rapporto della Banca Mondiale sulle migrazioni climatiche, seguendo la logica adottata dal gruppo di esperti del Panel delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (IPCC), persino l’Africa subsahariana potrebbe doversi confrontare, alla fine del secolo, con uno spostamento interno di 86 milioni di persone. Mentre l’Asia meridionale e l’America latina, entro il medesimo orizzonte temporale, potrebbero registrare rispettivamente 40 e 17 milioni di migranti climatici.
Migrazioni che potrebbero sospingersi verso Marte, e che Stefano Boeri Architetti visualizzerà nell’allestimento di space&interiors, lo spazio espositivo di Made Expo al FuoriSalone 2018. Il percorso quest’anno avrà come titolo the Future of Living and the Planet of the Future e nello spazio ipogeo di The Mall porterà per cinque giorni oltre venti aziende e i loro prodotti sul Pianeta Rosso, mettendoli a confronto, grazie ai video di Davide Rapp e Giorgio Zangrandi, anche con l’immaginario fantascientifico costruito dal cinema. Artribune ha incontrato Stefano Boeri per farsi raccontare l’idea di una nuova città lontano dalla Terra.

Quali processi e metodologie terrestri potranno essere applicati a un nuovo modello di vita su Marte?
Tutto nasce da una ricerca del FCL – Future City Lab, che è stata presentata presso l’Università Tongji di Shanghai. FCL è un laboratorio di ricerca multidisciplinare diretto da me e da Xiangning Li, vicepreside e professore ordinario presso il CAUP – College of Architecture and Urban Planning della Tongji University. In questo ambito si è cominciato a ragionare sugli effetti dei cambiamenti climatici a partire dalla città di Shanghai. In particolar modo, questa ricerca nasce dalla certezza che, se non si inverte il cambiamento climatico, alcune città costiere verranno parzialmente sommerse dagli oceani. Quando ci è stato chiesto di presentare uno scenario su Shanghai nel 2117, oltre a progettare sistemi a cupola che possano salvare la città dall’immersione, si è formulata l’ipotesi – una via di mezzo tra una provocazione e un’opportunità – di una nuova migrazione verso Marte. Una New Shanghai sul Pianeta Rosso.

Stefano Boeri Architetti, Vertical seeds on Mars

Stefano Boeri Architetti, Vertical seeds on Mars

Perché abbracciare questa ipotesi per farla diventare un nuovo approdo dell’immaginario nella progettualità?
L’utopia – o la distopia – si è tradotta nel disegno di una nuova città che si costruisce attraverso una serie di insediamenti umani interposti da foreste simili a grandi semi verdi (Vertical Forest Seeds) che si depositano sulla superficie di Marte e che consentono la vita a specie provenienti dalla Terra. Per farlo, abbiamo preso contatti con le agenzie spaziali italiana, europea e cinese. Questi studi, infatti, non sono solo visioni, ma in molti casi nascono da ricerche già portate avanti da diversi centri di ricerca e studi internazionali di progettazione, come quello di Norman Foster o di BIG, che di recente hanno elaborato progetti di insediamenti urbani su Marte. A questi, noi abbiamo aggiunto la presenza diffusa di una sfera vegetale attiva, in grado di innescare processi di fotosintesi clorofilliana e di produrre ossigeno. I vegetali saranno i nostri migliori alleati, se si vorrà esportare la vita terrestre su Marte.

Che cos’è diventato il futuro oggi?
Io utilizzo spesso il concetto di futuro istantaneo, cioè di un futuro che ci permetta di elaborare i criteri per l’azione contemporanea. Ma oggi questo tipo di futuro si è come allungato, opera in una nuova e più ampia prospettiva: dobbiamo agire oggi ma in funzione di un domani che è molto più distante di un tempo. Quando infatti si ragiona in previsione di un cambiamento climatico, si comincia con il preconizzare effetti che avranno luogo entro quaranta o cinquant’anni. E dunque bisogna anticipare le mosse di un futuro che una volta non riuscivamo a vedere così nettamente e che invece, grazie alla ricerca scientifica e tecnologica, nonché grazie a una diversa percezione del tempo, dobbiamo capire come prevenire. Anche perché il nostro futuro – penso ai rischi del cambiamento climatico – può essere modificato solo grazie a un radicale cortocircuito con il presente. Dobbiamo agire subito per invertire trend che saranno pienamente visibili nei loro effetti drammatici tra molti anni.

È proprio vero che da lontano, dall’alto, si distingue tutto meglio?
Durante il Fuorisalone proporremo a The Mall un fitto scenario per l’architettura e l’edilizia, portando ironicamente su Marte prodotti e progetti di oggi. È infatti utile provare a confrontare le proposte contemporanee delle aziende con le suggestioni di una possibile residenza su un altro pianeta.

Stefano Boeri Architetti, Vertical seeds on Mars

Stefano Boeri Architetti, Vertical seeds on Mars

Come si trasformerà, di riflesso, il sotterraneo The Mall?
Lo spazio di The Mall diventerà un luogo di alterità, rispetto al sistema di showroom, negozi, spazi pubblici e piazze che Milano mette in scena durante la settimana del Salone del Mobile. Enfatizzare questa differenza, facendo scendere ed entrare le persone in un altro mondo, significa consolidare la metafora di una migrazione su Marte come propulsione e ricerca verso il futuro. Alle aziende è stato chiesto di proporre i loro prodotti più avanzati, all’interno di un’ambientazione che mostrerà continui richiami con la fantascienza. La fantascienza ci aiuta ad anticipare molte questioni urbane e abitative, come il tema della mobilità automatica o semiautomatica delle città, attraverso lo scenario di vettori per la mobilità privata che si raccolgono in grandi contenitori e che arrivano a domicilio adattandosi alle nostre esigenze e desideri, pur rimanendo un sistema di trasporto sostanzialmente pubblico. Un sistema di vettori che potrebbe aiutarci a eliminare i parcheggi in superficie sulle strade urbane, aumentando così le aree verdi in città. Un’altra idea è quella che alcune stanze della nostra casa possano trasformarsi in vettori della mobilità grazie a un sistema di ascensori a movimento sia verticale che orizzontale che diagonale.

Aziende come Simes e Oikos, seppur attraverso prodotti differenti, quali caratteristiche, quali urgenze valorizzeranno?
Simes penso lavorerà sulla luce, sulla possibilità di utilizzare, anche negli spazi pubblici, una maggiore interazione con l’individuo e i diversi tipi di comportamenti umani. Una luce che si attiva secondo gli usi. Oikos credo proporrà l’utilizzo di alcune vernici che saranno in grado di assorbire i veleni che accompagnano le polveri sottili.

Potrebbe esprimere un pensiero, o un augurio, che accompagni chi attraverserà the Future of Living and the Planet of the Future?  
Stiamo giocando sul paradosso e vorremmo che il visitatore si armasse di ironia. Infatti ci confronteremo con aziende che producono per il mercato, essendo realtà commerciali, ma che hanno accettato con coraggio il confronto con una fantascienza distopica che oggi è diventata uno dei futuri più probabili per la nostra specie.

Ginevra Bria

Milano // fino al 21 aprile
Piazza Lina Bo Bardi 1
http://space-interiors.it/
https://stefanoboeriarchitetti.net/

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #42 ‒ Speciale Design

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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