Pilotta di Parma. Intervista al superdirettore Simone Verde

Parola a uno dei superdirettori museali nominati dal ministro Dario Franceschini lo scorso febbraio. In pochi mesi Simone Verde ha dato una “sterzata” alla Pilotta di Parma. E qui illustra i dettagli di un’operazione dagli effetti a lungo termine.

È uno dei superdirettori nominati dal ministro Franceschini, è arrivato a Parma in febbraio e in pochi mesi ha innescato una rivoluzione che coinvolge tutto il Complesso monumentale della Pilotta, edificio voluto dai duchi Farnese – e poi dai Borbone – per ospitare i servizi degni di una corte europea: dalle cucine alle scuderie, dal teatro ai locali per accogliere le collezioni d’arte, di libri, di antichità, di monete. Fino alla riforma Franceschini ognuno di questi “nuclei” aveva il suo direttore, ingressi separati, un biglietto differente.
Simone Verde ha sbaragliato gli avversari del concorso con un progetto coerente, che non tralascia alcun aspetto dell’imponente struttura e di ciò che contiene, e i primi effetti sono già sotto gli occhi dei cittadini e dei visitatori. Lo abbiamo intervistato, lasciandoci letteralmente guidare in un percorso che è partito dal cortile del Guazzatoio per salire al piano nobile della Pilotta e poi ridiscendere al quasi inedito cortile della Cavallerizza.

Su quali presupposti storico-teorici si basa il progetto per la Pilotta?
Come istituzione distintiva della modernità, il museo nasce dagli esperimenti di mnemotecnica di Giulio Camillo. Siamo a metà del Cinquecento e il suo Teatro della memoria è un tentativo di ritrovare l’unità e la totalità del mondo nella mente dell’uomo in virtù della sua natura di figlio di Dio. Prima questa unità fu ricercata in maniera astratta, poi, come dimostra il primo trattato di museologia scritto nel 1565 da Samuel Quiccheberg proprio con un occhio a Giulio Camillo, si estese a collezioni di oggetti organizzati in maniera sistematica. La Pilotta si inserì in quel dibattito, tanto quanto altri edifici che contenevano uno spazio teatrale, come i Musei Vaticani o il Palazzo Farnese di Piacenza o i palazzi ducali di Sabbioneta.

Il riallestimento del salone della Galleria Nazionale a Parma

Il riallestimento del salone della Galleria Nazionale a Parma

E perché il Complesso della Pilotta è così significativo?
Perché ha mantenuto la sua forma originaria, come forse nessun altro museo al mondo. Nell’Ottocento, il suo organismo unitario ereditato è stato segmentato e diviso in singole istituzioni, il che ne ha drammaticamente menomato il senso e la storia. Per ovviare al danno, il mio progetto intende restituire dignità e importanza non solo alle aree che tutti conoscono, ma soprattutto agli spazi connettivi – lo scalone monumentale e il vestibolo del teatro –, quelli teoreticamente più importanti, cioè, oggi ridotti a mero passaggio e che invece sono essenziali per la comprensione della struttura originaria del complesso. Un progetto reso possibile soltanto dagli accorpamenti e dall’autonomia della riforma Franceschini.

Dopo qualche mese dal suo insediamento, si possono già notare alcuni cambiamenti. È una questione di decoro?
No, assolutamente! Gli interventi già attuati non sono di “decoro”, ma infrastrutturali. Ogni museo degno di questo nome deve essere capace di proporre visioni e ipotesi di futuro. Perché siano credibili, queste devono essere il più possibile coerenti e non possono portare dentro di sé il degrado cui devono invece ovviare. Quando si entra in un museo si deve poter lasciare alle spalle il caos e l’ingiustizia del mondo per poterlo immaginare diversamente. Non esiste, dunque, intervento che sia “decorativo” se questo è finalizzato alla bonifica degli spazi e al riallestimento delle collezioni. Si tratterà piuttosto di operazioni di carattere “igienico-intellettuale” per farne quel servizio pubblico così indispensabile alla democrazia.

Simone Verde

Simone Verde

Un museo così “complesso” ha sicuramente bisogno, oltre che di un direttore capace, di uno staff in grado di supportarne le azioni. Qual è la situazione?
È necessario uno staff di tecnici con competenze specifiche: ingegneri, informatici, esperti di comunicazione… Al momento non ho a disposizione il ventaglio complessivo di queste professionalità, ma ho cercato di mettere ordine nella struttura dell’organico, valorizzando le competenze esistenti. Gran parte del personale afferisce alla Soprintendenza, non al Complesso, ma sono riuscito a stipulare accordi collaborativi che hanno portato indubbi benefici in termini di efficienza.

Quali gli interventi già ultimati?
Sono partito dallo scalone monumentale, che nelle intenzioni dei progettisti rappresentava una consacrazione del potere ducale: abbiamo pulito le pareti fino a un’altezza di 19 metri, usando anche un drone in via sperimentale; stiamo riportando nelle condizioni originali il pavimento in cotto e cominciando la pulizia della volte. L’atrio del teatro è stato sottoposto a una totale pulizia e una nuova, splendida illuminazione oggi lo rende più bello che mai. Ho inoltre cercato di rendere accessibili certe zone della Pilotta che finora erano occultate o aperte solo in occasioni eccezionali: il cortile del Guazzatoio, il cortile della Cavallerizza con la facciata del tribunale di Petitot e bonificata da decenni di incuria, la galleria dell’Incoronata della Biblioteca Palatina dove ora si può ammirare una sinopia di Correggio. Poi, abbiamo aperto il museo alla città e da qui alla fine dell’anno ospiteremo una trentina fra spettacoli, eventi e concerti.

La galleria dell’Incoronata della Biblioteca Palatina di Parma, con sinopia di Correggio

La galleria dell’Incoronata della Biblioteca Palatina di Parma, con sinopia di Correggio

Ha anche modificato alcuni allestimenti?
Sì, in Galleria Nazionale ho spostato alcuni dipinti e ho cominciato un riallestimento puntuale: ho riallestito la sala che ospita il Leonardo da Vinci, abbiamo dato maggior rilievo alla Maria Luigia di Canova, abbiamo tolto il trionfo da tavola della scuola del Valadier che, per quanto splendidamente, deturpava gli spazi di incommensurabile bellezza disegnati da Toschi e Bettoli, abbiamo cominciato il riallestimento della sala moderna. Più prosaicamente abbiamo ripulito – dopo decenni di incuria – i vetri ed eliminate delle vecchie tende. Il museo archeologico è stato totalmente sgomberato dalle suppellettili per lavorare a un percorso più logico e comprensibile, ma tante altre sono le operazioni che giorno dopo giorno vengono completate e che “raccontiamo” a chi vuole essere informato anche attraverso la pagina Facebook.

E per quanto riguarda i costi? Proprio su Facebook un post recita: “per un istituto come la Pilotta, anche quando si è costretti a risparmiare, non c’è ragione di risparmiarsi”.
Quasi tutti gli interventi sono stati completati a costo zero o comunque irrisorio, come nel caso della sostituzione dei vetri dell’archeologico, costata 160 euro perché fatta dalle équipe della Pilotta invece dei 3500 chiesti dalle ditte. I miei collaboratori e io ci rimbocchiamo le maniche fin dove è possibile operare con risorse interne. Inoltre un’attenta ricontrattazione con le ditte vincitrici dell’appalto mi ha permesso di incrementare di 12 ore i servizi di pulizia a prezzo invariato e usiamo questo tempo per i lavori straordinari.

Lo scalone monumentale della Pilotta

Lo scalone monumentale della Pilotta

I prossimi step?
Per i passaggi più impegnativi sarà necessario disporre di una persona che verrà impegnata a tempo pieno nel fundraising, nella stesura dei bandi e degli appalti. Questa figura arriverà a breve, e allora potremo cominciare a pensare alla programmazione del bookshop, alla realizzazione di una caffetteria e di un ristorante. Proseguirà intanto il riallestimento della pinacoteca, ho intenzione di creare un nuovo ingresso per la Biblioteca in modo da musealizzarne una parte, separando l’accesso riservato agli studiosi, mentre il museo Bodoniano verrà trasferito dal sesto piano – quasi irraggiungibile – al piano terra.

L’ambiziosa – ma nient’affatto utopica – rivoluzione nel Complesso monumentale della Pilotta è appena iniziata. E nelle giornate europee del Patrimonio, con i suoi cortili aperti, con i voltoni del Guazzatoio illuminati, con alcuni dei suoi angoli segreti finalmente svelati, è tornata viva grazie ai cittadini e ai curiosi che, intenzionalmente o passando di lì per caso, l’hanno trovata con i cancelli spalancati, pronta ad accoglierli per un viaggio nella storia e nell’arte di Parma.

Marta Santacatterina

http://pilotta.beniculturali.it/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

Scopri di più