Una riflessione sul turismo in Italia. Tra valore economico e visione politica  

Per quanto numeri, dati e bilanci siano importanti nell’economia del Paese, per farlo crescere e sviluppare seriamente è necessario ragionare in un’ottica più ampia, per andare oltre le singole voci del PIL e abbracciare una visione non solo economica ma anche e soprattutto politica

Una parte del lavoro degli economisti è dare i numeri: quanto può valere un’azienda; quanto un’azione; quanto un comparto? Ci sono molti metodi scientifici per ottenere tali risultati, ma è importante ricordare che in economia il termine “scientifico” assicura la correttezza applicativa del metodo, non la correttezza del metodo in sé.

Il fatturato del turismo in Italia non una semplice questione di calcolo

Facciamo l’esempio del turismo: il fatturato si può calcolare sommando il fatturato diretto delle imprese turistiche e l’occupazione coinvolta. Indagine attraverso cui si ottiene un valore che, seppur raggiunto in modo corretto, non considera altri fattori, come il numero di magliette vendute da un negozio di abbigliamento accanto a un’attrazione turistica o il valore immobiliare dell’edificio in cui si trova tale negozio. Stime e calcoli che sembrerebbe corretto includere nel calcolo; ma che introdurrebbero nello stesso un numero di variabili davvero troppo ampio. 
Insomma, in entrambi i casi si otterrebbero dei risultati corretti in termini di metodo, ma non per questo necessariamente aderenti alla realtà.

La discordanza delle stime sul valore economico di turismo e cultura in Italia

Questa premessa è necessaria perché su turismo e cultura le stime economiche sono molto discordanti tra loro. Quindi, per comprendere quali siano i reali effetti del turismo sull’economia italiana bisogna sicuramente partire da questi dati, utilizzandoli però come strumento piuttosto che come risultato. Solo così possiamo iniziare ad affrontare realmente un tema che spesso viene licenziato con qualche cifra percentuale e che invece merita una riflessione un po’ più attenta.
In un recente articolo, il Post cita ad esempio i dati Eurostat, secondo cui il turismo vale circa il 6,2% PIL, risultato che, seppur basato su un quadro metodologico internazionalmente condiviso, comunque deriva da stime, non da dati direttamente osservabili. Assumendolo tuttavia per veritiero emerge come il turismo generi un valore aggiunto inferiore di quello creato dal settore manifatturiero; che, dunque, sarebbe molto più importante, oltre che per questa ragione, anche per il suo peso tre volte superiore a quello del turismo.
Detto questo, resta una domanda importante: e allora?

Per capire la rilevanza di un settore nel Paese non basta il dato economico

Stabilire quanto abbia pesato un comparto nel 2023, di certo non riesce a riflettere la rilevanza che quel settore può avere per il nostro Paese. Tutto dipende da: politiche, visione e strategie. Proviamo a fare chiarezza.

Turisti. Photo Mika Baumester via Unsplash
Turisti. Photo Mika Baumester via Unsplash

L’ipotesi di un Governo proiettato verso lo sviluppo del settore manifatturiero

Ipotizziamo che tra cinque anni salga al Governo un partito politico che proponga un rilancio dell’economia italiana attraverso la sola creazione di industrie manifatturiere. E che quindi l’obiettivo di tale Governo sia quello di favorire l’ingresso di ingenti investimenti diretti esteri, a fronte di altrettanto enormi politiche di assunzioni, così da trasformare i borghi con pochissimi abitanti in grandi impianti industriali, con alloggi per i dipendenti e affini.

Le conseguenze sul turismo 

Il turismo sarebbe importante per questa strategia? La risposta è no. Perché fare industria implica delle attività necessarie in contrasto con le sensibilità ambientali; quindi, d’improvviso l’Italia, che voleva fare una scelta industriale per risollevare le sorti del Paese, verrebbe additata come una sorta di “Cina d’Europa”, perdendo completamente il proprio fascino. Appeal che porta le persone a visitare il nostro Paese, a comprarne i prodotti, arrivando addirittura a generare il fenomeno dell’italian sounding, per cui soggetti stranieri nominano i loro prodotti o servizi con termini italiani sperando di vendere di più.

L’ipotesi di un Governo proiettato verso lo sviluppo di un’industria immateriale avanzata

Ora facciamo un’altra ipotesi: immaginiamo che al Governo salga un partito, che intende sviluppare un’industria immateriale avanzata che, pur mantenendo inalterato il ruolo del manifatturiero, associasse ad esso la creazione di una serie di servizi volti a ottenere enormi investimenti diretti esteri affinché il nostro Paese possa divenire una delle più grandi piattaforme legate all’economia dei servizi in Europa.  A quel punto, quanto varrebbe il turismo? Ben più di quel 6,2%, perché il turismo crea connessioni internazionali, sviluppa servizi che possono essere estesi ai nuovi cittadini, e promuove fenomeni imprenditoriali connessi, dotati di una forte dimensione contenutistica.
Per quanto numeri, dati e bilanci siano importanti nell’economia del Paese, per farlo crescere e sviluppare seriamente è necessario ragionare in un’ottica più ampia, per andare oltre le singole voci del PIL e abbracciare una visione non solo economica ma anche e soprattutto politica.
Quindi, ciò che vale la pena chiedersi non è quanto in passato il turismo abbia più o meno influenzato l’economia; ma, piuttosto, quale ruolo vogliamo attribuire al turismo per la costruzione del futuro della nostra economia; evitando di limitarci alle mere rilevazioni, dal momento che il turismo si basa su una domanda internazionale che può essere fortemente influenzata da shock esogeni.
Perché in fondo bisogna ricordare una cosa, e una cosa soltanto: per quanto l’economia sia uno strumento fondamentale per lo sviluppo di una visione politica di lungo termine, di certo non può sostituirsi ad essa.

Stefano Monti

Libri consigliati:

(Grazie all’affiliazione Amazon riconosce una piccola percentuale ad Artribune sui vostri acquisti)  

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Stefano Monti

Stefano Monti

Stefano Monti, partner Monti&Taft, è attivo in Italia e all’estero nelle attività di management, advisoring, sviluppo e posizionamento strategico, creazione di business model, consulenza economica e finanziaria, analisi di impatti economici e creazione di network di investimento. Da più di…

Scopri di più