Locali storici d’Italia: 150 milioni di euro per tutelarli in quanto beni culturali

Il disegno di legge è stato presentato in Senato da Gian Marco Centinaio e dà il là all’impostazione di un quadro normativo che valorizza l’operato della attività con almeno 70 di vita, di particolare interesse storico, culturale o artistico. Il finanziamento sarà gestito dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy

Uno stanziamento di 150 milioni di euro in tre anni (2023-2025) per promuovere e valorizzare i locali storici d’Italia, tutelando l’eredità culturale che portano in dote. È l’ammontare del fondo previsto nel disegno di legge presentato a Palazzo Madama dal vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, alla presenza del presidente dell’Associazione Locali storici d’Italia Enrico Magenes e della docente di Economia del turismo alla Bocconi di Milano Magda Antonioli.

Antica Locanda Mincio, Valeggio sul Mincio

Antica Locanda Mincio, Valeggio sul Mincio

IL PIANO DI SOSTEGNO PER IL LOCALI STORICI D’ITALIA

È la prima volta, spiega il firmatario della proposta, che in Italia si elabora un piano di sostegno a tutela delle realtà storiche, operazione che nasce in seno al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ma coinvolgerà anche il Ministero della Cultura e la Conferenza Stato Regioni, per sostenere le attività commerciali, gli esercizi pubblici, le imprese artigiane e gli esercizi alberghieri operativi da almeno 70 anni, che abbiano mantenuto arredi e ambienti originali, e rivestano particolare interesse storico, culturale o artistico o siano legati alle tradizioni locali. A beneficiarne saranno innanzitutto i 200 soci dell’Associazione presieduta da Magenes, ma il ddl prevede la possibilità di ampliare la rosa tramite un censimento atto a individuare le attività che rispondono ai requisiti (l’Associazione Locali Storici ne stima circa trecento in tutta la Penisola), e dunque potranno accedere alle risorse stanziate dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy perché iscritte ai rispettivi elenchi regionali dei locali storici. Di concerto con il Ministero della Cultura e previa intesa con la Conferenza Stato-Regioni, il Mimit provvederà a stabilire i criteri e le modalità di ripartizione del fondo. E saranno i Comuni, in ultima istanza, a decidere se destinare le risorse a contributi per l’affitto o per il restauro, oppure a riduzioni o esenzioni dalle imposte. Il fondo finanzierà inoltre campagne di sensibilizzazione nelle scuole per l’adozione di progetti educativi su storia, cultura e tradizioni legate ai locali storici.

Caffè Pedrocchi, Padova

Caffè Pedrocchi, Padova

I LOCALI STORICI COME BENI CULTURALI

Nel presentare il disegno di legge, Gian Marco Centinaio – già ministro del Turismo dal 2018 al 2019 – sottolinea come i locali storici, cui riconosce lo status di beni culturali, non siano “semplici fotografie del passato. Al contrario, sono vivi promotori di attività produttive, commerciali e ricettive, che rappresentano anche un importante attrattore turistico”. Considerazione ripresa e potenziata da Enrico Magenes: “I nostri locali storici hanno in media oltre 150 anni di storia ciascuno, per un totale di circa 40mila anni di storia, e rappresentano un inestimabile valore identitario. Icone del Made in Italy nel mondo, questi pionieri rimangono ancora una discriminante fondamentale nella scelta del luogo di soggiorno da parte di un turismo internazionale di alto profilo, in grado di apprezzarne non solo lo stile e la qualità dell’accoglienza ma anche la storia, gli aneddoti e l’arte. Ringraziamo il senatore Centinaio per questa iniziativa di grande civiltà”. Fin qui tutto corretto, perché l’Associazione Locali Storici, che vanta 45 anni di attività, riunisce effettivamente luoghi che sono stati centrali nella vita culturale del Paese, dall’Hotel Bernini Palace di Firenze – Hotel Parlamento quando, tra il 1865 e il 1871, Firenze divenne capitale del Regno d’Italia – all’Antica Locanda Mincio a Valeggio sul Mincio, dove sostò Napoleone nel 1796 dopo aver cacciato gli austriaci al di là del fiume. Dal Caffè Greco di Roma, famoso per il tavolino fisso di Giorgio de Chirico, al fiorentino Caffè Paszkowski, dove si tenne il primo caffè-concerto con un’orchestra interamente al femminile, al ristorante La Bersagliera di Napoli, amato da Totò per i suoi spaghetti.

LOCALI STORICI: TUTELA O PROTEZIONISMO?

Dai fasti di un tempo, le prospettive per molte di queste attività sono cambiate: “Oggi molte di loro vivono una condizione di grande difficoltà, non solo per la pandemia e per l’aumento dei costi, ma anche per la concorrenza dei grandi gruppi multinazionali che occupano i centri storici, costringendole a chiudere e trasformando l’immagine delle nostre piccole e grandi città. Con questo disegno di legge, vogliamo aiutare i locali storici a sopravvivere e a mantenere la loro specificità come identità culturale collettiva, ispirandoci alle convenzioni Unesco che tutelano il patrimonio culturale immateriale”, spiega Centinaio. E parla di svolta Magenes, a fronte di “icone dell’italianità, sempre più vessate da costi insostenibili, depresse dallo smart working e dai surplus di costi di gestione”. Ecco, in quest’ultima riflessione – pur fondata, a patto di estenderla all’intero spettro delle attività commerciali, in una congiuntura economica e sociale difficile per tutti – sembra di cogliere un protezionismo di categoria non necessario. Tanto più che proprio in virtù del loro status, alcuni locali storici hanno finito per chiudersi in una bolla, anteponendo il prestigio derivato dall’anzianità (e molto spesso dall’unicità dei luoghi che gestiscono) alla qualità dell’offerta. Sminuendo, talvolta, proprio l’identità culturale ereditata dal passato. E non dovrebbero essere certo le agevolazioni fiscali (tra le operazioni di sostegno previste dal ddl) il primo motore di tutela di queste attività, davanti a un sistema economico e burocratico che, d’altro lato, ancora si preoccupa troppo poco di incoraggiare le nuove piccole imprese, anch’esse fondamentali per riabilitare i centri (ma anche le periferie) “delle nostre piccole e grandi città”. Bene, dunque, prevedere un quadro normativo che tuteli e valorizzi l’operato dei locali storici, ma si faccia a meno della retorica del vittimismo.

Livia Montagnoli

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