L’Arci contro Sangiuliano: “Nei bandi privilegia il senso di appartenenza alla Nazione”

L’Arci denuncia una modifica sostanziale nell’atto d’indirizzo con cui il MiC lancia il bando 2023 per il finanziamento di creativi under 35. Si privilegia la Nazione a scapito del dialogo interculturale. Sangiuliano rivendica: “Orgoglioso di aver dato questo indirizzo”

Con il bando Per Chi Crea, il Ministero della Cultura contribuisce alla valorizzazione dei creativi under 35 tramite la SIAE, chiamata a destinare il 10% dei compensi per “copia privata” (il compenso che si applica a supporti e apparecchi idonei alla registrazione audio/video in cambio della possibilità di effettuare copie ad uso personale di opere protette dal diritto d’autore, che SIAE riscuote e ripartisce tra autori, produttori e artisti e interpreti) a supporto della creatività e della promozione culturale dei giovani. Il programma è germinato dalla legge di stabilità 2016, diventando effettivo per la prima volta nel 2019. Sospeso per l’emergenza pandemica, nel 2022 è stato riattivato con atto di indirizzo dell’allora ministro Dario Franceschini, “al fine di rendere le nuove generazioni attori principali nella promozione della cultura italiana contemporanea, anche con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo del confronto e del dialogo interculturale”.

COME CAMBIA IL BANDO PER CHI CREA 2023

Una formula – elencata al punto 1 del testo, relativo alle finalità dell’iniziativa – che il bando 2023 riprende tal quale, dando il là a un nuovo ciclo di assegnazioni. Ma l’atto di indirizzo promulgato dal ministro Gennaro Sangiuliano il 9 febbraio scorso differisce dal precedente nell’individuare i criteri che definiscono i progetti “privilegiati”. Se tra gli obiettivi meritevoli di attenzione nel 2022 si segnalava “il dialogo interculturale, attraverso iniziative che favoriscano un processo di scambio di vedute aperto e rispettoso fra persone e gruppi di origini e tradizioni etniche, culturali, religiose e linguistiche diverse, in uno spirito di comprensione e di rispetto reciproci”, con Sangiuliano questo punto scompare, per far posto alla “promozione e diffusione degli aspetti più qualificanti della cultura italiana, nella sua dimensione artistica, letteraria e storica, per rafforzare tra i giovani il senso di appartenenza alla Nazione e il ruolo da questa svolto nello sviluppo culturale mondiale”.

IL MONITO DELL’ARCI: LA NAZIONE È PIÙ IMPORTANTE DEL DIALOGO TRA CULTURE?

Un cambio di indirizzo che non ha mancato di suscitare la preoccupazione dell’Arci, in protesta contro quella che l’associazione ricreativa e culturale di promozione sociale definisce una “modifica sostanziale”: “Si manifesta chiaramente una lettura di fondo della cultura come strumento di celebrazione di fantomatici valori identitari a scapito della possibilità di investire su percorsi di scambio e confronto tra immaginari culturali diversi, di produzione di opere che interroghino la complessità di una società trasformata rispetto probabilmente all’idea del Ministro” si legge nel comunicato diffuso da Arci “La cultura italiana nelle sue forme popolari e di ricerca si è sempre confrontata con linguaggi e avanguardie europee e mediterranee, partendo proprio dall’idea che l’arte dovesse essere il tentativo di costruire connessioni e non di celebrare sterilmente e retoricamente una Nazione”. L’associazione non manca poi di sottolineare come i finanziamenti previsti dal bando – rivolto a tutti i creativi residenti in Italia – possano interessare specialmente gli italiani senza cittadinanza, che spesso proprio dai processi migratori che hanno coinvolto le loro famiglie mutuano linguaggi e spunti ibridi, che valorizzano le loro produzioni.

LA RISPOSTA DI GENNARO SANGIULIANO

Interpellato in merito da Artribune, il ministro Sangiuliano risponde in modo conciso, ma chiaro, rivendicando la sua decisione: “Sono orgoglioso di aver dato un indirizzo di questo tipo. La Nazione è un termine enunciato nella nostra Costituzione”. Resta da capire se (e perché) questo impegno per la promozione della cultura italiana debba andare a discapito del dialogo interculturale. Fermo restando che la stessa cultura italiana è frutto delle relazioni intrattenute da secoli a questa parte in un mondo aperto agli scambi.

Livia Montagnoli

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