Sospensione attività culturali, gli assessori chiedono al Governo garanzie per i lavoratori

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta che gli assessori alla Cultura delle principali città italiane hanno inviato al Governo e ai presidenti delle Regioni, per chiedere di sostenere i lavoratori del settore culturale e turistico, tra i più minati a causa del Coronavirus

Con il Decreto emanato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 11 marzo per arginare il contagio da Coronavirus, tutta Italia è diventata “zona rossa”, con la chiusura di numerosi esercizi commerciali, scuole, università, cinema, teatri e istituzioni culturali, tra cui i musei. Si parla ogni giorno dell’impatto che questi provvedimenti – assolutamente necessari per superare la crisi sanitaria in corso – stanno avendo sull’economia del Paese, toccando tutti i settori produttivi. Se molti posti di lavoro sono a rischio – tanti sono stati purtroppo i licenziamenti che hanno colpito non pochi lavoratori italiani, soprattutto nelle aree più colpite dal virus influenzale – la stessa situazione si registra anche nel settore culturale, ambito fortemente legato al turismo – e quindi ai flussi di persone provenienti soprattutto dall’estero – e che vede i professionisti coinvolti lavorare spesso come freelance, con partita IVA, prestazione occasionale e contratti a tempo determinato. A tutti loro è rivolta la lettera che molti assessori alla Cultura delle principali città italiane hanno rivolto al Governo e ai presidenti delle Regioni, chiedendo di “dichiarare lo stato di crisi per l’intero settore culturale pubblico e privato” e di concedere agevolazioni fiscali e sussidi ai tanti lavoratori che in questo periodo non possono svolgere le loro attività. Ecco la lettera firmata dagli assessori alla Cultura.

LA LETTERA DEGLI ASSESSORI ALLA CULTURA

Al Governo della Repubblica Italiana, ai Presidenti delle Regioni

Arginare la diffusione di COVID-19 richiede sacrifici a tutti. E tutti dobbiamo rigorosamente seguire le regole e ridurre al minimo i contatti: SI, #iorestoacasa.

La sospensione totale delle attività culturali è stata la prima delle misure di riduzione della socialità, prima nelle regioni settentrionali e poi in tutta Italia. Ora sono indispensabili e non rinviabili misure che ne assorbano gli impatti.

La produzione e i servizi legati allo spettacolo dal vivo, alle arti visive, al cinema, all’editoria, ai musei, alle biblioteche e agli archivi, all’offerta di esperienze culturali in generale, si regge largamente su lavoratori con poche garanzie e che, in un momento come quello che stiamo vivendo, rischiano tutto. Sono donne e uomini che vivono spesso di un’economia fatta di passione ma con piccolissimi margini di sopravvivenza, di rischio costante. Artisti e operatori con contratti atipici, partite IVA, freelance, prestazione occasionale o a giornata, e così via. Talvolta riuniti in associazioni, cooperative, piccole imprese, reti e anche naturalmente lavoratori dipendenti, spesso a termine.

L’intero mondo della cultura poggia anche sulle loro spalle e senza interventi rapidi di sostegno non sarà in grado di riprendersi dalla crisi, con conseguenze gravissime che ricadono sul paese intero.

La vita culturale è un tratto distintivo dell’Italia e una risorsa fondamentale del Paese: è il nostro miglior biglietto da visita nel mondo, dà lavoro qualificato a milioni di persone, è un fattore determinante per il benessere e per la qualità della vita, per la democrazia e per la coesione sociale.

GLI INTERVENTI RICHIESTI PER GLI OPERATORI CULTURALI

Chiediamo dunque nell’immediato di:
• dichiarare lo stato di crisi per l’intero settore culturale pubblico e privato
• estendere tutti gli strumenti disponibili di tutela dell’occupazione previsti nello stato di crisi a tutte le categorie di lavoratori, a prescindere dalle tipologie di contratto di lavoro
• estendere, anche temporaneamente per i prossimi mesi, l’accesso al reddito di cittadinanza ad operatori – con o senza partita IVA – del settore culturale
• introdurre strumenti di tutela nei confronti dei lavoratori di un settore dove il precariato è strutturale
• intervenire sul sistema bancario per la sospensione temporanea dei pagamenti del credito a breve e medio termine ed estensione dei termini di scadenza per una durata pari a quella della sospensione
• ampliare la platea di beneficiari del FUS e considerare il periodo di interruzione dell’attività dovuta alle disposizioni dello Stato con criteri che non generino una riduzione dei contributi assegnati, nonché destinare risorse straordinarie per compensare la caduta delle entrate proprie di enti, istituzioni e organizzazioni
• emanare norme specifiche per autorizzare gli enti locali ad operare in deroga a norme generali e specifiche concernenti l’erogazione di contributi alle attività culturali e la riscossione di oneri e imposte locali.
La cultura ha da sempre una grande capacità di generare fiducia, senso di comunità, speranza, di immaginare scenari inediti pur nella più difficile delle situazioni storiche. Sono già tante le iniziative prese da chi vi lavora per essere vicini ai nostri concittadini nelle loro case. E tante altre lo saranno.
È urgente che la Repubblica Italiana faccia la sua parte per sostenere questo mondo.

PRIMI FIRMATARI
Luca Bergamo, Vicesindaco con delega alla Crescita Culturale – Roma
Adham Darawsha, Assessore alle Culture e alla Partecipazione Democratica – Palermo
Filippo Del Corno, Assessore alla Cultura – Milano
Eleonora De Majo, Assessora alla Cultura e al Turismo – Napoli
Barbara Grosso, Assessora alle Politiche Culturali, dell’Istruzione, per i Giovani – Genova
Francesca Leon, Assessora alla Cultura – Torino
Matteo Lepore, Assessore alla Cultura e al Turismo – Bologna
Paola Mar, Assessore al Turismo, Toponomastica, Decentramento e Municipalità – Venezia
Ines Pierucci, Assessora alle Politiche Culturali e Turistiche – Bari
Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura – Firenze

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Redazione

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