La risposta di Venezia alla marea. L’editoriale di Arianna Testino

A pochi giorni dal secondo picco di marea più alto e disastroso di sempre, Venezia combatte per riconquistare i suoi ritmi quotidiani. Grazie a una serie di iniziative spontanee, che spogliano dalla retorica l’idea di solidarietà.

Venezia è nata sull’acqua. I veneziani lo sanno e portano nel loro DNA, fra sangue e tratti somatici, la memoria di un tempo lontano, quando costruire una città sul mare aveva un senso, destinato a incidere la storia. Venezia segue il ritmo delle maree. Sei ore sale, sei ore scende. È la prima cosa imparata da un “foresto” appena sfiora i masegni della città sospesa. Venezia ha sancito il suo legame con l’acqua salata gettando un anello tra le onde, lanciato da dogi ogni volta diversi, ma convinti del valore di uno sposalizio. Eppure oggi le cronache parlano una lingua diversa, fatta di maree eccezionali e di litigate furiose con lo scirocco, scagliato a tutta velocità contro canali dragati dalle chiglie di navi multipiano, che solcano, placide e inesorabili, flutti troppo fragili per sostenerle. Le cronache hanno sillabato centimetri e record sfiorati per un soffio, in queste giornate di pioggia trasversale, dal basso e dall’alto, raccontando di case sommerse, attività divelte, vaporetti incagliati su rive abitualmente sovraffollate e taxi incastrati in calli annegate. Eppure, tra il fango e la rabbia, la marea eccezionale ha fatto emergere gesti inattesi, figli di una solidarietà che, in un Paese dominato dall’odio da tastiera e da una classe politica incapace di reagire alle catastrofi, suona più forte delle sirene e delle polemiche da quattro soldi, all’indomani della tragedia. Dopo i 187 centimetri salmastri che hanno invaso le sue arterie, Venezia ha sputato detriti – elettrodomestici inceppati, pagine squarciate dalle onde, materassi bucati dai marosi, cimeli di famiglia incrinati dalle raffiche di vento. Quegli stessi detriti che ingolfavano calli e campielli, rischiando di finire al largo durante il picco di marea successivo. Tra il disastro e l’indifferenza di una nazione che non sa più distinguere il dolore vivo dagli effetti manovrati delle fake news, ha preso forma una trama di interventi spontanei, nati “dal basso”, come andava di moda dire qualche tempo fa, e dall’urgenza di fare qualcosa senza ricevere alcunché in cambio.

I volontari del liceo Foscarini alla Fondazione Querini Stampalia, Venezia 2019, courtesy la Fondazione

I volontari del liceo Foscarini alla Fondazione Querini Stampalia, Venezia 2019, courtesy la Fondazione

PAROLA AI PIÙ GIOVANI

All’indomani di una notte senza fine, Venice Calls – “progetto nato nel 2018 dalla volontà di un gruppo di ragazzi veneziani […] per salvaguardare la società veneziana e ripristinare la cura e la tutela della Città e della sua Laguna”, si legge sul sito internet – ha usato Telegram e WhatsApp per far fronte all’emergenza, riunendo giovani volontari non solo dalla città martoriata ma anche da Mestre, Padova, Treviso e oltre.
Una “chiamata alle armi” che ha prodotto l’effetto desiderato, portando a Venezia centinaia di ragazzi – studenti universitari e delle scuole secondarie – intenzionati a mettere le proprie forze, fisiche e psicologiche, al servizio di un’urgenza collettiva. Divisi in squadre, gli “angeli dell’acqua alta” ‒ così sono stati battezzati da chi ha ricevuto il loro aiuto ‒ si sono spartiti i sestieri e le conseguenze di una città sommersa, spazzando fanghiglia, trasportando sacchi di immondizia, coordinandosi con i barconi dei rifiuti, sfoderando guanti, stivali di gomma e parole di conforto. Giovani e giovanissimi che credono nella “città che affonda”, nella “Disneyland del nord est”, in una Venezia che, fortunatamente, non è solo uno scenario da cartolina o un luogo dove sperimentare l’ebbrezza dell’acqua alta da parte dei turisti della domenica, entusiasti di emozioni così “surreali”. Più o meno organizzati in gruppi, i volontari si sono fatti sentire in questa settimana di ondate fuori misura, che scolpiscono con il sale l’ineluttabilità di cambiamenti climatici non più ignorabili. Se i ragazzi di Fridays for Future hanno alzato la voce contro amministrazioni miopi, sollevando la spinosa questione del Mose – eterno convitato di pietra – e rimboccandosi le maniche per dare un aiuto concreto alla città, individui di qualsiasi età – ma ancora una volta giovani in primis – hanno regalato il proprio tempo e le proprie energie alla salvaguardia del patrimonio cardine di Venezia, quello culturale.

A SOSTEGNO DELLA CULTURA

Frotte di volontari hanno prestato soccorso alla Fondazione Querini Stampalia nel recupero del materiale librario inondato dall’acqua, così come avvenuto al Conservatorio Benedetto Marcello, i cui archivi sono stati messi a dura prova dalla marea, o alla Fondazione Bevilacqua La Masa. Iniziative autonome, che fanno notizia proprio perché non sono il frutto di trattative governate dalla burocrazia o di vertici che rispondono ai comandamenti elettorali. Gesti indipendenti, che centrano il cuore del problema. Come la tangibile solidarietà dimostrata alla Libreria Acqua Alta – uno dei luoghi più amati da veneziani e non solo, il cui nome, oggi, risuona ancora più forte –, quasi affondata, insieme ai suoi volumi, ma “ancora operativa”, come dichiarato dai titolari attraverso la pagina Facebook, grazie anche alla volontà di associazioni, librai e privati, intenzionati a donare nuovi volumi che rimpiazzino quelli distrutti.

Acqua alta a Venezia, novembre 2019, photo Giovanni Leone

Acqua alta a Venezia, novembre 2019, photo Giovanni Leone

ISTITUZIONI E FUTURO

E se dal Piemonte arriva l’aiuto di Artists for Venice – progetto voluto dall’artista torinese Manuela Maroli, che invita i colleghi a mettere all’asta le proprie opere per devolvere gli incassi alla città di Venezia ‒, sul fronte istituzionale il MiBACT è al lavoro per estendere l’Art bonus al patrimonio ecclesiastico lagunare, in seguito al sopralluogo del ministro Franceschini a Palazzo Ducale e nell’area marciana, mentre è attivo, per trenta giorni, il servizio di donazioni via sms per il recupero del patrimonio culturale della città. Ovviamente la conta dei danni è a stento iniziata – complice il susseguirsi di maree ben al di sopra del livello di guardia –, ma la risposta di interlocutori oltreconfine non ha esitato a giungere, con l’Associazione Comitati privati internazionali per la salvaguardia di Venezia che ha ribadito il suo impegno a favore della Laguna. Tuttavia, al di là delle risposte “dall’alto”, che nei prossimi giorni dovranno trasformarsi in realtà, a lasciare il segno sono le iniziative spontanee. Quelle che scardinano la retorica, gli slogan e i luoghi comuni. E che dimostrano la tenacia di Venezia nell’essere viva. Marea, Mose, overtourism o meno.

Arianna Testino

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Arianna Testino

Arianna Testino

Nata a Genova nel 1983, Arianna Testino si è formata tra Bologna e Venezia, laureandosi al DAMS in Storia dell’arte medievale-moderna e specializzandosi allo IUAV in Progettazione e produzione delle arti visive. Dal 2015 a giugno 2023 ha lavorato nella…

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