Lettera aperta a Dario Franceschini

Il critico bolognese Renato Barilli indirizza una lettera aperta al nuovo ministro dei beni culturali. Invitandolo a una riflessione sulla questione del Palazzo dei Diamanti di Ferrara.

Illustre Ministro, mi congratulo con lei per aver sostenuto con coerenza e lungimiranza l’opportunità che si giungesse a un governo giallo-rosso. Le assicuro che nel mio piccolo, cioè su un blog insignificante e scarsamente visitato (renatobarilli.it), da tempo avevo insistito nella stessa direzione, esprimendomi anche in tal senso in una riunione presso la sezione PD del quartiere Murri, a Bologna, mia città di residenza, incontrando a dire il vero la miscredenza perfino irritata di quasi tutti i presenti.
Ora che l’alleanza è fatta, la prego di prendere subito alcune misure che mi sembrano esserle consentite. Come sa bene, nel periodo della sua forzata assenza una destra oltracotante, guidata da Vittorio Sgarbi, mio ex-allievo senza dubbio non privo di talento, ma rivolto più che altro a uscite effettistiche, e forte di un immancabile consenso berlusconiano e leghista, aveva bocciato un progetto del tutto legittimo e funzionale relativo al Palazzo dei Diamanti, mirabile monumento rinascimentale, nella facciata e nei due lati, mentre il retro, come avveniva di regola in tutti i palazzi nobiliari, essendo escluso alla vista, veniva risolto in modi rozzi ed economici. Si sa bene che, per completare la visita delle mostre che si tengono in quel luogo eletto, esiste un misero corridoio, con porticine che si aprono e si chiudono al passaggio dei visitatori. Ebbene, il Comune estense, con provvedimento intelligente e funzionale, aveva previsto di sostituire quell’angusto e scomodo passaggio con una soluzione funzionale, di nessun impatto con il davanti dei Diamanti, ma lo schiamazzo degli oppositori aveva indotto il suo predecessore, del loro stesso colore, a vietare quella soluzione pur così ragionevole. Se possibile, lei si affretti a rilanciarla, mentre temo che nulla potrà fare per togliere allo stesso Sgarbi i titoli spropositati e a lui del tutto incongrui che le regioni destrorse si sono affrettate a concedergli, quale per esempio la presidenza del MART a Rovereto. Sgarbi, ripeto, ha senza dubbio del talento, ma ben poco rivolto alla causa del contemporaneo, come ha dimostrato organizzando la peggiore partecipazione italiana a una scorsa Biennale di Venezia, cui era stato chiamato al solito sempre godendo dell’appoggio di Berlusconi, tramite un compiacente ministro da lui piazzato al posto che lei ora occupa di nuovo.

Il Comune estense aveva previsto di sostituire quell’angusto passaggio con una soluzione funzionale, di nessun impatto con il davanti dei Diamanti, ma lo schiamazzo degli oppositori aveva indotto il suo predecessore a vietare quella soluzione. Se possibile, lei si affretti a rilanciarla”.

Volendoci sollevare da queste faccende, in definitiva meschine e di poca rilevanza, vorrei anche invitarla a rivedere la sua iniziativa di mettere alla testa dei nostri maggiori musei dei curatori per lo più stranieri. Qualche volta la sostituzione con i nostri dirigenti ha funzionato, altre volte no ed è rimasto un gesto, me lo lasci dire, velleitario e inoltre di inutile sconfessione delle competenze di cui, bene o male, sono portatori proprio i suoi funzionari, che vanno incentivati sulla buona strada, magari con prepensionamenti e cambiamenti ai vertici. Ma il suo compito principale sarà di aprire le porte a concorsi per far affluire alla nobile causa dei beni culturali quanti più giovani sia possibile, forzando in tal senso le casse del governo. Vorrei anche aggiungere che forse, oltre a un copioso reclutamento di forze fresche per i beni culturali, lei si potrebbe fare carico, in nome della fondamentale causa della cultura in generale e del turismo, di un massiccio reclutamento anche nelle istituzioni di tale natura presso gli enti locali, Comuni, Regioni, naturalmente in accordo con gli enti locali preposti a compiti del genere, stabilendo con loro il famoso “concerto”, come si dice con ineffabile termine burocratico. Sarebbe una delle vie principali per diminuire la disoccupazione giovanile ed evitare la relativa fuga dei cervelli all’estero.
In ogni caso, buon lavoro, signor Ministro, e intervenga a risanare i guai causati dalla precedente amministrazione.

Renato Barilli

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #51

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Renato Barilli

Renato Barilli

Renato Barilli, nato nel 1935, professore emerito presso l’Università di Bologna, ha svolto una lunga carriera insegnando Fenomenologia degli stili al corso DAMS. I suoi interessi, muovendo dall’estetica, sono andati sia alla critica letteraria che alla critica d’arte. È autore…

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