Brexit sì o no? A Londra Museum of London apre il dibattito su un autobus

Il Museum of London lancia un’iniziativa per invitare la cittadinanza a prender parte al dibattito pubblico. Le opinioni sulla Brexit potranno anche essere registrate in un video ed entrare all’interno di un archivio collettivo.

Chi pensa che i musei siano solamente contenitori per opere e mostre è assai fuori strada. A dimostrarlo è il Museum of London che, con l’iniziativa Brexit Talks, decide di entrare attivamente all’interno della questione politica che sta mettendo in agitazione il Regno Unito e l’Europa intera. Brexit si o Brexit no? I cittadini sono stati invitati a dire la loro, nei quattro appuntamenti che si sono svolti tra il 21 e il 26 marzo in un tipico bus londinese rosso a due piani, in giro per la città. E chi non era presente, potrà comunque partecipare raccontando in che modo la questione politica abbia avuto impatto sulla sua vita, dando il via a una narrazione polifonica che rimarrà come memoria collettiva. L’iniziativa del museo inglese mira ad avvicinare l’istituzione museale alla vita della popolazione.

Il bus della Brexit

Il bus della Brexit

BREXIT TALKS, IL BUS DEL MUSEUM OF LONDON

Il progetto pensato per raccontare la Brexit attraverso una narrazione corale dei londinesi. Il fatto più curioso è che il veicolo prescelto sia stato un bus, il che fa un po’ eco alle campagne elettorali (soprattutto in stile americano), stravolgendone però gli intenti. Al posto di lanci di slogan politici, infatti, il bus rosso a due piani ha funzionato come un incubatore di idee e opinioni, veicolo di un dialogo di cui i protagonisti sono coloro che la città – compresi i suoi cambi di normativa – la vivono quotidianamente. Quattro le piazze scelte, tra cui due università, nell’intento di coinvolgere anche il parere degli studenti, per antonomasia i futuri destinatari delle ripercussioni create dall’attuazione o meno della Brexit: il Queen Elizabeth Olympic Park di Stratford, il Queen’s Yard di Hackney Wick, il Bromley College e l’Università di Brunel. Un’iniziativa che, pur non essendo legata all’arte, sottolinea il compito dei musei di promuovere il dibattito e sollecitare lo spirito critico e la consapevolezza. “La Brexit cambierà la relazione di Londra con il mondo. Vogliamo catturare l’impatto della Brexit sulla vita quotidiana dei londinesi” viene spiegato sul sito ufficiale del Museum of London.

BREXIT TALKS: L’ARCHIVIO ONLINE

E per chi non ha aderito ai vari appuntamenti disseminati per la città, potrà comunque prenderne parte virtualmente, registrando un video di due minuti, spiegando come la Brexit abbia cambiato o meno il proprio rapporto con Londra, e pubblicandolo su Twitter o Instagram con gli hashtag #CuratingLDN e #Brexit. I video considerati più validi saranno selezionati e inclusi in un archivio digitale. La procedura è spiegata dettagliatamente sul sito. L’iniziativa si inserisce nel più ampio programma del museo, intitolato Curating London, con l’obiettivo di diversificare la collezione e raccontare (attraverso elementi materiali e non, come in questo caso) la complessità del tessuto sociale londinese. La Brexit, essendo una questione che riguarda le tematiche di abitabilità, convivenza e accoglienza (valori di cui negli ultimi anni proprio Londra si era dimostrata un baluardo) ha attirato l’attenzione di diversi artisti, come la residenza anti-brexit intitolata proprio London is open, organizzata da curatori italiani, fino al padiglione del Regno Unito che ha partecipato all’ultima Biennale di Architettura di Venezia, non perdendo occasione per confrontarsi con il pubblico su questo tema.

-Giulia Ronchi

www.museumoflondon.org.uk

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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