Dopo la recente presentazione del nuovo rivoluzionario piano tariffario che a partire dal prossimo autunno interesserà le Gallerie degli Uffizi di Firenze, a distanza di pochi giorni il direttore Eike Schmidt torna a pronunciarsi toccando argomenti delicati quali tutela e conservazione dei beni storico-artistici. Protagonista della recenti riflessioni dello storico dell’arte tedesco è infatti la statua in marmo del Ratto delle Sabine realizzata dallo scultore Giambologna tra il 1574 e il 1580, collocata sotto la Loggia dei Lanzi di Firenze e della quale, da molti anni a questa parte, si è spesso parlato per le preoccupanti condizioni in cui versa.
LO STATO CONSERVATIVO DELLA STATUA E LA PROPOSTA DI SCHIMDT
In un’intervista rilasciata all’Ansa, Schimdt sottolinea l’urgenza di un tempestivo intervento per salvare il capolavoro del Giambologna dalle intemperie e dall’incuria a cui è sottoposto ormai da troppo tempo, specificando che le condizioni della statua sono “peggiorate rispetto ad anni fa”. In effetti, non è la prima volta che il Rattosusciti tali preoccupazioni per il suo stato conservativo, già agli inizi degli anni 2000 il sovrintendente di allora, Antonio Paolucci, aveva mosso il problema e tentato di sottrarre l’opera dal deterioramento atmosferico e dalla pressante esposizione turistica. Nel corso degli anni, sulla statua sono stati effettuati anche interventi di restauro, ma il marmo di cui è fatta la statua continua a non rispondere positivamente agli agenti atmosferici. Per porre un veloce rimedio a tale problematica, Schimdt ha avanzato la proposta di collocare sotto la Loggia dei Lanzi una copia della statua, e di spostare l’originale dentro gli Uffizi: “Realizzare una copia, e trasportare l’originale all’interno del museo è un’ipotesi oggi molto più economica e praticabile che in passato. Una soluzione per questa scultura sarebbe opportuna, perché negli ultimi 15 anni le sue condizioni sono inevitabilmente peggiorate, nonostante il continuo monitoraggio e le cure dei restauratori dell’Opificio delle pietre dure”. Una soluzione, questa, fattibile sulla carta, ma che “dovrebbe essere valutata coinvolgendo i livelli più alti della politica e della conservazione pubblica”, continua Schimdt. “Proprio il tentativo che fu fatto in questo senso dal sovrintendente Antonio Paolucci all’inizio degli anni 2000 non andò a buon fine anche perché mancò questa volontà. Se oggi si formasse, tutto sarebbe più facile”.

LA RIVOLUZIONE DEGLI UFFIZI: LE MOSTRE IN PROGRAMMA E L’AMPLIAMENTO DEGLI SPAZI
Prosegue così la linea di intervento dello storico dell’arte tedesco nella gestione e promozione del museo e del patrimonio storico-artistico fiorentino, confermandosi un’eccellenza nell’ambito del management museale, a partire dalla volontà di aprire gli storici spazi degli Uffizi all’arte contemporanea. Schmidt ha già annunciato che nell’estate del 2018 la galleria ospiterà una grande retrospettiva a Fritz Koenig, artista tedesco scomparso lo scorso febbraio e autore della grande sfera metallica miracolosamente sopravvissuta al crollo delle Twin Towers di New York nell’attentato terroristico del 2001. In mostra circa 200 opere, esposte tra Uffizi e giardino mediceo di Boboli, oltre a diverse riproduzioni della celebre Sphere e lavori risalenti agli anni Cinquanta e Sessanta sulla Shoah. Intanto, ha aggiunto Schimdt, la galleria si rifarà anche il look: presto sarà realizzato l’auditorium della Galleria, che verrà intitolato a Giorgio Vasari e costruito secondo il modello voluto dal grande architetto per questo spazio. L’auditorium accoglierà incontri, conferenze ed anche concerti.
– Desirée Maida