Al via a New York le aste di arte moderna e contemporanea. Tra deaccessioning e il caso Marshall

All’avvio le sessioni di novembre nella Grande Mela, e in controluce, tra le vendite, si discute di deaccessioning. Ecco i dettagli…

Giorni intensi a New York, con le vendite di novembre in piena attività. Da Phillips è in procinto di cambiare proprietà Number 16 di Jackson Pollock, del 1950, donata da Nelson Rockefeller nel 1952 al Museum of Modern Art di Rio de Janeiro che oggi la cede, sperando che incontri l’interesse dei collezionisti oltre le stime preasta intorno ai 18 milioni di dollari.

Sotheby's

Sotheby’s

DEACCESSIONING E IL CASO MARSHALL

Ma non c’è solo il Museo di arte moderna di Rio a mettere in vendita opere dalle proprie collezioni, in questa tornata di aste. Parlare di deaccessioning – forma vagamente politically-correct per l’atto di alienazione da parte di istituzioni museali, e più in generale di natura culturale, che “determina la cessione definitiva a terzi di parti del patrimonio […] a seguito di vendita o donazione” (secondo il Codice etico dell’ICOM per i Musei) – e, insieme, di aste e consignor, significa maneggiare una questione incandescente e mettere alla prova teoria e pratica (nonché etica) della gestione del patrimonio artistico. Se questo è vero nel Vecchio continente, la materia appare controversa anche nel mondo americano, notoriamente ben più elastico, tanto che la notizia della presenza in asta da Christie’s di un’opera di Kerry James Marshall ha suscitato accese polemiche oltreoceano.
Al centro del dibattito è finito Knowledge and Wonder, dipinto realizzato nel 1995 per la Chicago Public Library dall’influente e ormai ambitissimo artista americano, il più costoso tra gli artisti afro-americani viventi. Commissionata con un compenso di 10mila dollari, l’opera era stata infatti inclusa nell’Evening Sale di Post-War and Contemporary Art di Christie’s, con una stima di 10-15 milioni di dollari (e introiti da destinarsi a progetti di potenziamento delle attività della biblioteca), salvo poi – e la notizia è arrivata a pochi giorni dall’asta e mentre quest’articolo si avviava alla consegna – essere ritirata dalla città di Chicago in gran fretta, in seguito al disappunto e alle critiche dell’opinione pubblica, dal web alle colonne del Chicago Tribune, e dell’artista stesso, arrivato a dichiarare che non accetterà più di realizzare progetti di arte pubblica. (Già in precedenza la Metropolitan Pier & Exposition Authority di Chicago era stata consignor per Sotheby’s di Past Times, commissionata nel 1997 per 25mila dollari e acquistata da Sean “Diddy” Combs per la cifra record di 21.1 milioni di dollari).

GEORGIA O’KEEFFE ALL’ASTA

Di non minore interesse tre opere di Georgia O’Keeffe consegnate a Sotheby’s – due per la Contemporary Art Evening Sale (A Street, 1926 e Calla Lillies on Red, 1928) e una (Cottonwood Tree in Spring del 1943) in quello dell’American art – dal Georgia O’Keeffe Museum di Santa Fe, per finanziare il proprio fondo acquisizioni. Le tre opere sommate – e, sembrerebbe, senza presenza di garanzie – potrebbero portare alle casse del museo tra i 20 e i 30 milioni di dollari, un valore tutto sommato “contenuto”, considerando un precedente come Jimson Weed/White Flower No. 1 (1936), venduto sempre dal museo di Santa Fe e da Sotheby’s, che nel 2014 segnò il record d’asta per un’artista donna con un’aggiudicazione di 44.4 milioni di dollari.

– Cristina Masturzo

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Cristina Masturzo

Cristina Masturzo

Cristina Masturzo è storica e critica d’arte, esperta di mercato dell’arte contemporanea, art writer e docente. Dal 2017 insegna Economia e Mercato dell'Arte e Comunicazione e Valorizzazione delle Collezioni al Master in Contemporary Art Markets di NABA, Nuova Accademia di…

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