Il ritorno di Hong Kong. Le vendite ad Art Basel Hong Kong

Sin dalle prime ore di apertura la scena asiatica ha risposto con entusiasmo al ritorno della grande fiera. E collezionisti e musei hanno concluso molte e solide acquisizioni dai galleristi di tutto il mondo

Hong Kong si è presentata in gran forma all’appuntamento con la decima edizione in presenza di Art Basel e con il primo ritorno dei grandi flussi del mercato dell’arte dopo quasi tre anni e le dure e prolungate limitazioni imposte dal Covid. Sin dalle prime ore di apertura della fiera collezionisti e musei hanno affollato l’Hong Kong Convention and Exhibition Centre e i galleristi hanno riportato vendite a molti, molti zeri, riuscendo ad assicurare nuove collocazioni ai propri artisti nelle collezioni asiatiche, senza risentire dunque nemmeno apparentemente della pessima congiuntura con la crisi bancaria tra America e Svizzera. “Art Basel Hong Kong 2023 è stata la nostra migliore fiera da sempre qui”, ha commentato con noi Glenn Scott Wright, direttore della Galleria Victoria Miro, “e ha dimostrato la vitalità di Hong Kong come hub del mercato dell’arte. E che tornare dopo anni è stata la decisione giusta”.

LE VENDITE DELLE GALLERIE ITALIANE A HONG KONG

Prima edizione dopo la pandemia per Alfonso Artiaco da Napoli, che ci ha confermato la presenza di un pubblico per lo più asiatico e di molti rappresentanti di istituzioni, fondazioni e musei della città. E ha commentato così i primi giorni di attività: “La fiera è partita abbastanza bene con un ottimo pubblico, anche se per consuetudine in Asia molti collezionisti prendono più tempo per pensare alle eventuali acquisizioni”. In stand il focus era su artisti italiani o attivi in Italia tra gli anni ’60 e ’70, tra cui Boetti, Paolini, Kounellis, Manzoni, Schifano, insieme ad Ann Veronica Janssens, Anri Sala, Tursic & Mille, Juan Uslè, e nuova produzione di lavori in porcellana realizzati dal giovane Diego Cibelli espressamente per l’appuntamento di Hong Kong. Molte le trattative aperte per tutti gli artisti presentati e vendite concluse presto per Cibelli (prezzi tra 10.000 e 25.000 euro) e Kounellis (100.000-200.000 euro).

Tornava a Hong Kong Massimo De Carlo, con un focus denso sull’arte italiana – Carla Accardi, Alighiero Boetti, Giorgio Griffa, Diego Perrone, Massimo Bartolini, Pietro Roccasalva – insieme agli artisti internazionali della scuderia e a un affondo su Danh Vo con Untitled del 2021 a Encounters, la sezione dedicata alle opere di grandi dimensioni. La lista delle vendite si è allungata rapidissimamente, con grande soddisfazione della galleria. Con più di venticinque lavori venduti fino a venerdì e prezzi che arrivavano ai 360.000 euro: “Siamo molto felici della fiera finora. Il nostro focus italiano è andato particolarmente bene, così come Yan Pei-Ming, di cui abbiamo venduto 5 grandi opere”.

Pollice alto anche da Umberto Di Marino, che esponeva nella sezione Discoveries un progetto speciale di grande impatto di Pedro Neves Marques, Android Loop, che ha prodotto diverse vendite per la galleria napoletana (prezzi dai 6.000 ai 15.000 euro). “I primi giorni di fiera sono stati molto produttivi e stimolanti, in particolar modo perché ci hanno dato la possibilità di incontrare numerose personalità locali interessate al progetto che proponevamo”, ci hanno detto i galleristi”. Alto interesse da parte di istituzioni e curatori, molti dei quali già conoscevano e apprezzavano il lavoro di Pedro Neves Marques, data la sua già notevole presenza in eventi e mostre sul territorio cinese. E siamo entrati in contatto con direttori e dipartimenti di ricerca di istituzioni locali, collezioni private e musei cittadini”.

L’ARTE ITALIANA DEL NOVECENTO PROTAGONISTA A HONG KONG

Come punto di riferimento del panorama artistico dal secondo dopoguerra a oggi, Cardi Gallery ha portato in fiera una selezione di grandi nomi che andava da Tàpies a Warhol, da Fontana a de Chirico, da Hartung a Manzoni. “La partecipazione ad Art Basel HK è stata un grande successo di cui siamo molto contenti ed orgogliosi”, ha dichiarato la galleria con sede a Milano e Londra. “Fin dal primo giorno abbiamo riscosso un riscontro estremamente positivo, con vendite importanti tra cui de Chirico, Warhol e Paladino, e un’affluenza molto alta di un pubblico internazionale vario ed interessato all’acquisto”. Tra le vendite di maggior peso, tra le tante realizzate a fiera ancora aperta: Giorgio de Chirico, Il dialogo misterioso (Archeologi) del 1970, in un range di $ 1.5-2 milioni; Hans Hartung, T1982-H29 del 1982, $ 650.000-700.000; un Senza titolo di Mimmo Paladino del 2020 per €250.000-300.000.

Opere cardine del Novecento italiano ed europeo protagoniste anche da Mazzoleni con una selezione di capolavori degli anni Cinquanta e Sessanta e un approfondimento dedicato a Hans Hartung nella sezione Kabinett (prezzi da 70.000 € e fino a 550.000 €). “Riscontri molto positivi in questo momento, in diretta dalla fiera”, ci raccontavano a metà settimana dalla galleria, “e vendite concluse per Carla Accardi (range di prezzo 70.000-200.000 €), Salvo e Agostino Bonalumi (tra 90.000 e 120.000 €). Siamo entusiasti di questa nuova edizione di Art Basel Hong Kong, che ci ha permesso di incontrare numerosi collezionisti della Mainland China, nonché i collezionisti provenienti dal resto dell’Asia, in modo particolare dalla Corea e dalla Malesia”.

LE MEGA GALLERIE AD ART BASEL HONG KONG

Vendite a molti zeri si sono succedute velocemente negli stand delle mega gallerie internazionali, come riportato dagli osservatori stranieri, anche oltre ogni rosea aspettativa. Mentre, per la prima volta, arrivavano in fiera anche due gallerie africane, SMAC da Cape Town e Retro Africa da Abuja, Nigeria. Più di 2 milioni di dollari sono stati pagati da un museo cinese per Truffaut, dipinto del 2005 di Elizabeth Peyton da David Zwirner. Transazioni milionarie anche da Hauser & Wirth per Mark Bradford e George Condo. Di quest’ultimo Purple Compression del 2011 è stato acquisito da una collezione privata con sede a New York e Hong Kong per $ 4.75 milioni, mentre di Bradford è stato venduto per $3.5 milioni A Straight Line. Lunghissima la lista delle vendite da White Cube, con più di 4 milioni realizzati nei primi giorni di apertura con opere di Antony Gormley, Anselm Kiefer, Damien Hirst, Park Seo-Bo e Julie Mehretu. Sold out da David Kordansky Gallery (New York-Los Angeles) per lavori su carta e dipinti di Adam Pendleton acquistati da collezionisti prevalentemente asiatici (prezzi tra $95.000 e $135.000). La galleria di New York Fergus McCaffrey ha riportato uno dei risultati più corposi, con un lavoro di Kazuo Shiraga del 1991 volato a 5 milioni di dollari. Oltre il milione anche Alice Neel da Xavier Hufkens e Lee Ufan da Mennour.

IL RITORNO DI ART BASEL HONG KONG

Hong Kong riafferma dunque con forza la propria centralità nello scacchiere internazionale dell’arte e sembra seriamente intenzionata a respingere la competizione montante di altri poli asiatici come Seoul o Singapore. Mentre si consolida la presenza delle grandi case d’aste globali Christie’s, Sotheby’s e Phillips e finalmente si può considerare aperto l’M+ Museum, Art Basel e MCH Group proseguono però, come notato dal Financial Times qualche giorno fa, nel consolidamento del proprio presidio in Asia anche oltre Hong Kong, con gli investimenti nella nuova fiera internazionale Art SG e la partnership con SEA Focus, specializzata in arte del sud-est asiatico, a Singapore, appunto, e con la collaborazione avviata dal 2021 con l’Art Week di Tokyo, che ha avuto come ricaduta, tra le altre, una maggiore presenza delle gallerie giapponesi ad Art Basel Hong Kong.

Cristina Masturzo

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Cristina Masturzo

Cristina Masturzo

Cristina Masturzo è storica e critica d’arte, esperta di mercato dell’arte contemporanea, art writer e docente. Dal 2017 insegna Economia e Mercato dell'Arte e Comunicazione e Valorizzazione delle Collezioni al Master in Contemporary Art Markets di NABA, Nuova Accademia di…

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