Pandemia e didattica museale. Parola alla GAMeC di Bergamo

La didattica in tempo di Covid compie un anno e le proposte virtuali e i laboratori a distanza sono tutt’altro che un ricordo. Siamo tornati a parlare con Giovanna Brambilla Ranise, a capo della didattica alla GAMeC di Bergamo.

Parola a Giovanna Brambilla Ranise, responsabile dei servizi educativi presso la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, che nell’ultimo anno ha dato prova di grande tenacia e inventiva nel mantenere vivo il dialogo con la comunità.

Come è nato il progetto Individually together e che variazioni ha subito per via delle chiusure imposte dalla pandemia?
Il progetto è legato all’attività che da quindici anni portiamo avanti con la Casa Circondariale di Bergamo, un luogo che per noi è “città”, e con il quale riteniamo importante mantenere un dialogo. Il Covid ha alzato l’asticella della sfida in un percorso che vede interagire detenuti, studentesse e studenti, e GAMeC, ma il supporto della Direzione del carcere ha reso possibile qualcosa di paradossale: se il progetto con la classe si è svolto interamente online, su meet, la parte in carcere si è svolta sempre in presenza. Individually together, titolo che viene da un lavoro di Dan Perjovschi esposto nella mostra Ti Bergamo una comunità, parla di noi, dello stare separati, ognuno nelle proprie celle o stanze, ma del sentirci comunità. In questo gli incontri online tra la classe e i detenuti sono stati emozionanti e coinvolgenti.

Varcare le porte, superare le sbarre, chiedere all’arte l’impossibile o quasi. Come ci siete riusciti?
Quest’anno, con il sostegno dell’Associazione HOMO, abbiamo lavorato su tre fronti: il lavoro dei detenuti su Perjovschi, con l’educatrice museale Marta Begna (supportata dalla tirocinante Camilla Rancati e da Claudio Breno, volontario del carcere), andando a creare case che fossero custodie dell’immaginario e della vita, il lavoro di ragazze e ragazzi sulla mostra, con l’educatrice museale Sabrina Tomasoni, creando un video con una loro visita, da proporre ai coetanei, per non perdere il contatto con il museo, e un laboratorio di narrazione sulle opere, teso da Maria Grazia Panigada tra la scuola e il carcere. Ne sono nate delle “storie” ora disponibili in mostra, per accompagnare la visita, e ci sarà una mostra, con un catalogo, ai primi di aprile.

Susanna Alberti, Inner Spring, 2020, stampa su carta

Susanna Alberti, Inner Spring, 2020, stampa su carta

LA LEZIONE DELLA PANDEMIA

Storie in cui la voce ha un ruolo importante. Sembra essere necessario un ritorno al racconto orale, sei d’accordo? Come ha arricchito il progetto questa produzione audio?
Il Covid ha reso ancora più marginali le persone non vedenti, private del contatto, i sordi, privati della vista delle labbra. Così per i primi la nostra tirocinante Alison D’Ercole ha registrato le narrazioni trasformandole in file audio (che inviamo su richiesta), per i secondi si è tenuta il 19 febbraio una visita gratuita in LIS. Se un museo è di tutte e tutti, è in questi momenti che deve dimostrarlo.

Come vedi il ruolo educativo dei musei nel prossimo futuro? Possiamo direi di aver già imparato alcune lezioni da questo anno?
Credo che questi mesi ci stiano insegnando molto, soprattutto ad articolare con severità le priorità, ad avere nel cuore la collettività e la qualità delle scelte espositive, e a investire, ora più che mai, sulla tenuta dei legami, usando il più possibile la presenza e la modalità “sincrona”, per continuare un dialogo con il territorio che la pandemia ha lacerato.

Annalisa Trasatti

www.gamec.it/individually-together/

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Annalisa Trasatti

Annalisa Trasatti

Sono laureata in Beni culturali con indirizzo storico artistico presso l'Università di Macerata con una tesi sul Panorama della didattica museale marchigiana. Scrivo di educazione museale e didattica dell'arte dal 2002. Dopo numerose esperienze di tirocinio presso i principali dipartimenti…

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